Dopo un weekend senza buttare un amo in acqua causa maltempo, ho fatto un'uscita infrasettimanale solitaria sul Grassaga, che non ha portato molti frutti. Quattro pescetti, di cui il più grande non era lungo neanche quanto la forbice.
Per fortuna il weekend del 25/26 gennaio il tempo era previsto buono e così abbiamo programmato una uscita sul Sile. Non so perché, ma questo fiume mi ha sempre affascinato. Forse è per il suo aspetto apparentemente placido, ma che nasconde una corrente potente e veloce. Le sue acque profonde sembrano sempre pulite e anche dopo tanta pioggia non si tingono di marrone. In più ospitano tanti tipi di pesce per tutti i gusti. Per noi il Sile è sempre un esame importante e riuscire a non cappottare è già una discreta soddisfazione. Sabato nel primo pomeriggio eravamo in pesca, sulle rive passava qualche persona a passeggio e un centinaio di metri più a valle c'era un altro pescatore. Già dai primi lanci abbiamo intuito che non sarebbe stato facile come in altre acque. Il pasturatore veniva trascinato a valle in un batter d'occhio e teneva il fondo con difficoltà facendo muovere i vettini delle nostre canne. Per questo dovevamo interpretare i loro movimenti per cercare di distinguere lo spostamento dei pasturatori da eventuali abboccate. La prima ora abbondante non ha portato frutti. Poi, mentre recupero filo per ricaricare il pasturatore e rilanciare mi trovo attaccato un piccolo ciprinide, che non aveva nemmeno la forza per farsi sentire attraverso la canna. Non è una grande soddisfazione ma lo spettro del cappotto è andato!
Ora non rimane che riprovarci e cercare di portare a casa qualche altro pesce prima di sera. Qualche lancio dopo si attacca il fac simile del primo pescetto. Passa una famiglia cinese, lui, lei e due bambini. I bambini parlano ad alta voce e i genitori fanno qualche parola ovviamente incomprensibile seguita da un "SHHHHHHH!" ed i bambini stanno in silenzio.
Io e la Sbriffa ci guardiamo sbalorditi e facciamo il paragone istantaneo con la famiglia di "OTTO CULOR" che abita sopra di noi, che nonostante le ripetute lamentele per il baccano che riescono a fare, sembrano non aver capito che il pavimento sotto i loro piedi non è il suolo di un parco giochi in cui il loro piccolo mostro può scatenarsi a far quello che gli pare. Chissà se non ci arrivano o se non gliene importa un accidenti, ma tant'è... evidentemente siamo arrivati al punto che anche i cinesi ci danno lezioni di buon senso e buona educazione.
I minuti passano e mi piacerebbe sapere se il pescatore giù a valle ha preso qualcosina di più della nostra coppietta di ciprinidi. La verità è che siamo troppo impegnati a legare qualche amo di troppo perso nelle fitte alghe e cercare di prendere qualcos'altro per capirlo. Ad una mangiata ferro e questa volta dalle testate intuisco che ho in canna qualcosa di più grosso dei precedenti. E' una brema che arriva a 35 cm, non male...
Appena qualche lancio dopo rispondo ad un'altra mangiata e sbamm, un altro pesce fugge dall'altra parte. Sembra addirittura più grosso del precedente e la riva umida scoscesa e disseminata di massi viscidi in prossimità dell'acqua mi crea qualche fastidio nel gestire assieme canna e mulinello in sicurezza. Alla fine in qualche modo faccio e salpo un carassiotto della stessa misura della brema.
Io ho di che star contento, ma purtroppo la Sbriffa non è ancora riuscita a portare a casa niente. La perdita sul fondo del pasturatore della Sbriffa e la sera incombente decreta la fine della nostra giornata in riva al fiume. Ci proponiamo di ritornare sulle rive del Sile armati di feeder più pesanti, per vedere se questo accorgimento potrà migliorare le nostre performances di pescadoret della domenica.
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