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lunedì 28 ottobre 2013

Pesca al lago di Zoccolo - Santa Valburga (BZ)

Quest'anno la mia Sbriffa ed io siamo dovuti arrivare a ottobre per renderci conto di aver pescato al mare, in qualche canale, al lago, ma mai in cerca di trote su per i monti. A dire il vero non siamo mai andati nemmeno in qualche laghetto di pesca sportiva a tirar su un paio di iridee da mettere in forno, neppure nei mesi freddi quando la pesca ai salmonidi è chiusa e per sentire l'emozione di un'abboccata troticola non resta altro dove poter andare. Durante l'estate il progetto di andare a buttare la canna in un lago montano è rimasto tale a causa di un periodo (...direi anche un anno) pieno di problemi lavorativi, spese forzate, impegni e fastidi vari. A fine settembre ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che se aspettavamo ancora un po' si finiva per saltare direttamente al 2014. Abbiamo deciso quindi di prendere e partire, senza se e senza ma. La nostra scelta è ricaduta sul weekend del 5/6 ottobre. Per quanto riguarda la meta abbiamo deciso per il sempre bellissimo Alto Adige e precisamente il lago di Zoccolo a Santa Valburga (BZ) in Val d'Ultimo. Il venerdì antecedente alla partenza le previsioni meteo erano abbastanza impietose: sia sabato che domenica grosse probabilità di pioggia anche se con temperature accettabili, ma ormai avevamo trovato una camera e la voglia di pescare era troppa per qualsiasi tardivo ripensamento.
SABATO
Il programma per la giornata di sabato era di andare a spasso da qualche parte, fare i permessi di pesca per domenica, comprare le esche ed eventuale altro materiale ad un negozio che avevamo preventivamente individuato in rete nei giorni precedenti; poi a cena presto e via verso la camera da letto.
Dopo un viaggio tranquillo ed una visita ai bellissimi giardini Trautmannsdorf a Merano, per fortuna sotto un cielo grigio tristezza ma senza pioggia, a metà pomeriggio ci siamo diretti al negozio di pesca, per metterci a posto con permessi ed attrezzatura. Con amara sorpresa appena arrivati di fronte alla vetrina abbiamo scoperto che il sabato pomeriggio era chiuso! Meno male che con a mente il pensiero del "non si sa mai" avevo prelevato dal nostro composter un paio di scatoline di vermi di terra, che però erano parecchio smilzi. Rimaneva il fatto di avere le bombarde abbastanza contate e pure di avere preclusa la possibilità di pescare con le camole, oltre alla più importante questione permessi di pesca. Il tutto senza tener in considerazione che avremmo potuto chiedere al negoziante qualche dritta sul lago e su come pescarci, cosa che per un pescadoret è uno dei pochi (se non l'unico) punto fermo su cui basarsi. Dal momento che altri negozi di pesca nelle vicinanze non ce n'erano e che probabilmente erano chiusi, bisognava almeno trovare un altro punto vendita per i permessi Abbiamo fatto in tempo ad arrivare a Lana, all'imbocco della Val d'Ultimo, un minuto prima che l'ufficio turistico chiudesse e quando siamo usciti con i permessi in mano (22,- € l'uno inclusi 5,- € di cauzione) eravamo sollevati per aver sistemato almeno questa incombenza. Dopo aver cenato ottimamente a Lana abbiamo imboccato la strada della Val d'Ultimo, che 31 km dopo ci avrebbe portato a Santa Gertrude, l'ultimo paese della valle, dove avevamo la nostra camera ad attenderci.
DOMENICA
 
Il letto comodo e la stanchezza avevano favorito un ottimo riposo. Altrettanto ottimo non era però il meteo, ma date le previsioni negative il fatto che potesse piovere era già stato messo in conto. Davanti alle tipiche colazioni altoatesine è un peccato grave non aver fame, ma per quanto mi riguarda mangiare al mattino è sempre stato un problema.
Dopo aver lasciato la pensione ci siamo accorti di non avere con noi il regolamento per la pesca. L'avevamo letto più volte a casa ma senza stamparlo e non ce ne avevano data una copia quando abbiamo fatto i permessi. Il problema non stava nel fatto di non sapere che esche e tipi di pesca erano o meno consentiti (quello me lo ricordavo), ma nelle misure minime delle varie specie, soprattutto alla luce del fatto che a memoria mi ricordavo che da regolamento era obbligatorio trattenere il pesce di misura quanto ovviamente rilasciare con le dovute cautele quello sottomisura.  Abbiamo rimediato chiedendo al bar del paese, che era uno dei punti vendita dei permessi e gentilmente ce ne hanno fornito uno.
Dopo cinque minuti di macchina abbiamo iniziato a prendere pioggia e contemporaneamente a vedere la coda del lago.
Ci siamo posizionati in sponda sinistra (quella in cui corre la strada), nei pressi di un immissario, dopo aver verificato la comodità del posto. Si poteva addirittura scendere in macchina fino alla riva del lago, dove c'era parcheggiato un altro pescatore locale. Buon segno. La pioggia continuava, non forte ma insistente, anche se il cielo non era brutto e addirittura a fondovalle si vedeva un po' di chiaro. Dopo una decina di minuti chiusi in macchina ad attendere che la pioggia smettesse o almeno calasse un po', abbiamo deciso di far finta che fosse bel tempo e con la giacca impermeabile addosso abbiamo iniziato ad armare le canne.
All'improvviso ecco il nostro vicino che tiene forte la canna.. una bella sguazzata e a riva giunge un bel pezzo di lacustre da minimo 6/7 etti.. ah però.. allora ci sono speranze!
E giù...giù le canne, la cassettina, le esche e la super poltroncina pieghevole per la Sbriffa rosta. L'unica pescatrice che in piedi non resiste più di dieci minuti senza crollare sul primo sasso disponibile..! Le canne ed i mulinelli sono stati ripuliti accuratamente dal salso croato di un mese prima.. Ci guardiamo e la Sbriffa spinnofila parte di slancio e senza indugio con un bel cucchiaino..io pian piano, come di regola, penso, con calma faccio su la mia DAM con il mulinellone grosso caricato a 0.23, metto una bombarda da 10 G4 stimando il pesce da mezza altezza in su (vista la temperatura autunnale), aggancio il terminale lunghetto (1.80m circa) e rimugino sul piccolo vermino di casa che proverò a far risalire in qualche modo sul mio amo di un centimetro di apertura.. una cosa pseudo drammatica.. i più grossi vermi del composter erano comunque troppo piccoli per essere efficaci, ma ci provo ugualmente. Dopo questa esperienza imparerò che nel dubbio è meglio partire da casa con almeno il minimo di quel che serve in fatto di attrezzatura ed esche piuttosto che far affidamento su un negozio che può giustamente anche essere chiuso. Primo lancio..si spera sempre nel primo pesce al primo lancio, ma il nulla. La Sbriffa ne avrà fatti almeno 20 nel frattempo, ma niente. Guardiamo dalla parte del pescatore locale e pensiamo che chi primo arriva meglio alloggia. Si era piazzato giusto all'uscita del torrentello che si immette nel lago e che da casa avevo stimato come ottimo posto per metterci la canna.
Intanto la pioggia cala di intensità fino a smettere, il che non è niente male e la temperatura sembra salire un po'.
Insisto una mezz'ora, cercando nelle scatoline i vermi più grossi e ad un certo punto usandone addirittura due innestati a mò di camole, ma il risultato è sempre lo stesso. L'esca sembra ruotare anche bene in acqua, ma i vermi sono davvero troppo magri. Ripenso alle nostre uscite in altri laghi di montagna altoatesini (Neves, 2 volte Braies) col misero bottino di una lacustre a Braies e due cappottoni terrificanti. Le cose non sembrano andare in maniera diversa. Ma è ancora presto e stavolta sono più determinato e deciso a far saltar fuori una fario, la trota della mia gioventù, che da quando ho ricominciato a pescare mi ha sempre voltato le spalle. Eppoi il nostro vicino una l'ha catturata, questo giro non possiamo cappottare. Decido che pescare senza essere convinto dell'esca che ho sull'amo non va bene. Tolgo il terminale dalla girella tripla, lascio la bombarda al suo posto e faccio un terminale di circa un metro e mezzo di 0.14 alla cui estremità aggancio una girella ed un bel Martin 9 livrea vespa con la paletta dorata. Non so se bombarda più cucchiaino sia una cosa ortodossa, ma nella mia testa l'accoppiata mi permetterà di lanciare verso il largo facilmente sondando più acqua. Penso che a pesca non esistono tecniche ortodosse o meno, ma cose che funzionano o non funzionano. Vedremo se sta abbinata funzionerà o meno.
Mi sposto un po' in là verso la diga. Cammino su un terreno che sembra un residuato bellico, ovvero quanto lasciato dalle ruspe che avevano cercato di sistemare del materiale di scavo (sassi rocce ghiaia) sulla sponda del lago in maniera un po' andante. Mi fermo su una puntina di non più di un metro calpestabile e inizio una serie di lanci. La Sbriffa comincia già ad avvilirsi a causa di qualche incaglio. Lancio sempre verso il largo, inizio il recupero dopo aver lasciato affondare per qualche secondo il mio complesso bombarda/Martin e subito sento qualcosa all'inizio del recupero. Non sembrava una mangiata.. mah.. che abbia preso qualcosa? Sembra di tirar su un ramo, un peso morto. Seguo con gli occhi il filo dalla punta della canna piegata fino al pelo dell'acqua ma non vedo nulla. Poi recuperando intravedo una schiena argentata. "Sbriffaaaaa!" Qualcosa c'era.. Sottoriva la trota tira un paio di salti e scodate dopo una prima parte di combattimento fiacca. Una bellissima iridea da 35 cm che la mia Sbriffa provvede a retinare e tirare fuori dall'acqua. Mamma mia che emozione! Evvai che non si fa cappotto! Però tirava poco o niente..! Sembrava quasi un calamaro croato...Ma intanto si inaugura il permesso e dopo la misurazione della lunghezza la Sbriffa va a segnare la prima cattura! Foto di rito :-) Puliamo subito la sua pancetta e la riponiamo nel sacchetto.
 
 
Esca che pesca non si cambia e così lascio su il Martin corpo vespa giallo con paletta dorata:
 

Poco dopo il pescatore locale ripone le proprie canne, carica tutto in macchina e se ne va. A questo punto il campo di pesca è tutto per noi e proviamo subito a testare la zona  antistante la foce dell'immissario. Al sottoscritto non va molto bene poiché perde il Martin dopo appena un paio di lanci incagliandolo sul fondale a non molti metri dalla riva. Anche la Sbriffa ci rimette una bombarda completa di terminale. Rifaccio la montatura sostituendo il finale con uno un poco più grosso (0.18) e monto un altro Martin pari peso, ma in livrea vespa a corpo rosso. Dopo diversi lanci infruttuosi provo a mirare un po' più verso il largo, ma non salta fuori niente. Avvisto un bel pescione ad occhio e provo a lanciare un poco più in là di dove staziona per fargli passare il cucchiaino davanti al muso, ma non accenna nemmeno ad inseguirlo e il lancio dopo è già andato. Faccio qualche lancio con un piccolo ondulante, che scodinzola in modo molto invitante, ma non produttivo. Ritorno quindi verso la zona in cui si era agganciata la prima trota. Camminando a bordo riva vedo incastrato tra i sassi un cucchiaino tandem. Pensavo che i tandem si usassero solo per i lucci ma a se era lì un motivo doveva esserci. Peccato che l'ancoretta era in pessime condizioni, altrimenti la mia curiosità mi avrebbe spinto a provarlo subito. Cerco nella scatolina dei cucchiaini qualcosa che sia di colore giallo oppure oro, visto che il rosso non aveva avuto risultati. Trovo un bel Mepps Black Fury del 3 che penso di aver usato l'ultima volta almeno una quindicina di anni prima. E' ancora perfetto, non è nemmeno ossidato. Dopo alcuni lanci verso il largo arriva il secondo attacco! Si tratta di un'altra iridea, appena più grande della prima. Speravo nella tanto desiderata fario, ma penso che con questa seconda cattura abbiamo fatto meglio che in tutte e tre le nostre uscite in lago di montagna messe assieme e quindi c'è da stare più che contenti. Il tempo passa e mentre io sono in piena trance alieutica la Sbriffa mette (giustamente) qualcosa sotto ai denti. Io quando pesco cado in uno stato mentale in cui non sento la fame e a malapena percepisco la sete, per cui mi dimentico anche di bere; mi fermo solo per pisciare, che bevendo poco o niente è cosa rara. A volte penso che potrei stare dall'alba al tramonto con la canna in mano ininterrottamente senza grossi problemi.
Mi sposto ancora una cinquantina di metri più a valle verso la diga per provare un altra zona e inizio a lanciare e lasciar appoggiare sul fondo il "treno" di bombarda e cucchiaino e poi iniziare il recupero, per andare in cerca del salmerino alpino. Ho letto un po' dappertutto che il salmerino staziona sul fondo e l'idea di catturare una specie che non ho mai preso né visto prendere mi stuzzica assai. Nel frattempo la Sbriffa, che è un po' avvilita per non aver preso nulla, aggancia finalmente una trota, ma a un paio di metri dalla riva, quando ormai sembra cosa fatta, questa si slama. Sembra che per lei non sia giornata, purtroppo. Il fondo del lago nel punto in cui mi trovo non deve essere molto accidentato perché nonostante i lanci ripetuti e lasciati cadere sul fondo non incaglio nemmeno una volta. Lancio un po' a raggiera, partendo da monte per finire verso valle. In uno di questi lanci a metà recupero sento una bella botta, la canna si piega e inizia la battaglia! Il pesce ha mangiato abbastanza in profondità e nonostante continui a recuperare ancora non si fa vedere, ed anzi, punta deciso a guadagnare il fondo anziché saltare sull'acqua come le iridee precedenti. Finalmente dopo la sfuriata iniziale cede un po', inizio con calma a tirarlo verso la riva e dovrà farsi vedere. Salmerino? Iridea? Fario?
Comincio a intravedere la sagoma e dal colore riflesso in acqua non è certo una iridea, ed anzi, mi pare proprio un salmerino! Grido come uno scemo alla Sbriffa che è 50 metri distante: Salmerino, salmerino!!! E invece quando esce dall'acqua a un metro dalla riva scopro con sorpresa che è una fario! Alzo le braccia al cielo e salto come una cavalletta... dopo un sacco di anni ritorno a pescare la trota della mia gioventù! Ed è anche più grande delle precedenti, con i suoi 39 cm.

 
 Verso le 16:00 ci fa visita il guardiapesca, a cui la Sbriffa esibisce i permessi e fa vedere il pescato. Siamo a posto con tutto, ma qualcuno che nel frattempo ha parcheggiato poco distante da noi e che stava per scaricare gli attrezzi del mestiere forse non lo era. Dopo un breve conciliabolo col guardiapesca risale in macchina e se ne va, seguito da quest'ultimo e ci ritroviamo di nuovo soli o quasi. C'è solo un'altra persona che passeggia lungo il lago, ma nel giro di un quarto d'ora rimaniamo soli per davvero. Alle 17:00, considerando il viaggio di oltre 3 ore che ci attende per ritornare a casa riponiamo a malincuore le canne e tutto il resto. Lasciare l'Alto Adige ci mette sempre un po' di tristezza, ma partiamo pensando che il prossimo anno torneremo sicuramente un'altra volta... giusto per verificare se io ho avuto la classica giornata fortunata (e la Sbriffa quella sfortunata) o se queste del lago di Zoccolo sono acque adatte a noi pescadoret della domenica...
...finiamo con i nostri:
Consigli per dormire: Garni Villa Elisabeth a Santa Gertrude (BZ), bello ed economico, a 5 minuti di macchina dal lago di Zoccolo e a poco di più dagli altri laghi della Val d'Ultimo. In alternativa per stare più vicini a Merano o Bolzano vi consigliamo Haus Winkler a Vilpiano (BZ) a circa 35 km dal lago di Zoccolo, posto incredibilmente tranquillo in mezzo ad un meleto; la camera dove abbiamo dormito era bellissima (ma ci sono anche appartamenti coi fiocchi), d'estate c'è il giardino con la piscina, i padroni di casa sono cordialissimi e per chi ha fame la mattina la colazione è il top!
Consigli per mangiare: Osteria Pfefferlechner a Lana (BZ) : è anche un birrificio artigianale, ha ottima birra e i migliori schlutzkrapfen che abbiamo mai mangiato in Alto Adige! Al di là del mangiare e bere l'ambiente ed il biergarten esterno sono davvero particolari e meritano una visita.
 Info per pescare: www.fischerei-braunsberg-ulten.it/it/

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