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martedì 1 aprile 2014

Quanti cappotti in zona A...


Dopo le belle e fruttuose uscite sul Negrisiola, sul Monticano e sul Meolo, sembrava che tutto fosse facile e che ogni uscita ci riservasse soddisfazioni. Beh, ci sbagliavamo. Tra uscite in solitaria e in coppia abbiamo inanellato una serie infinita di cappotti! Siamo andati sul Lago Morto (foto sopra) per ben due volte, e in due pomeriggi spesi a insidiare trote abbiamo preso un persico reale di dieci centimetri e nient'altro.
Sono andato con mio padre al fiume Resteggia, un piccolo corso d'acqua di risorgiva, per provare a catturare qualche trota. Il posto, in località Vallonto (TV) è bellissimo:



Ci sono tratti di acqua lenta alternati a rapide e correntoni. Abbiamo provato a spinning, a fondo, a galleggiante... senza alcun risultato! Nemmeno una mangiata.

Sono andato da solo un pomeriggio sul Piave:


Sono partito sapendo che l'impresa di pescare qualcosa era ben al di sopra delle mie possibilità, ed in effetti così è stata.
Almeno ho testato i waders in neoprene nuovi...

La sequenza di cappotti in acque salmonicole è continuata al Negrisiola, ma in un'altra zona rispetto all'uscita di pesca all'apertura. Tra mio padre, io ed altri 5 o forse più pescatori che affollavano la riva, nessuno è stato capace di beccare un pesce che fosse uno! Una intera mattina senza vedere una mangiata...

Ci ho riprovato sul fiume Lia. Si tratta di un altro corso d'acqua di risorgiva, con una buona portata ed un'acqua che a vederla fa venir voglia di berla da tanto è limpida e pulita.




Alle otto e mezzo del mattino sono sulla riva. Un pescatore sta battendo la zona a monte di dove mi trovo. Va a spinning, come ho intenzione di fare anch'io. Parto col piccolo vibrax dell'uno e dopo alcuni lanci arriva la mangiata. Tempo di vedere il fianco del pesce che si dibatte in acqua e si è già staccato. Insisto in quella zona e dopo altri tre quattro lanci arriva di nuovo il botto! Stavolta il pesce è agganciato, ma dopo un paio di salti sull'acqua il cucchiaino vola schivando di poco la mia faccia e cade sull'erba. Dopo una punturata del genere quella trota non avrebbe più mangiato per un po'. Ho provato a risalire il fiume, ho anche visto un paio di pesci muoversi sott'acqua, ma come aveva detto l'altro pescatore "nemmeno un attacco". Morale della fiaba: cappotto con una mangiata, ma sempre cappotto!

La sequenza di cappotti in zona A finisce sabato 29 marzo, anche se non per me. La Sbriffa ed io siamo sul Resteggia, nello stesso tratto dove ho cappottato un paio di settimane prima con mio papà. La prima parte del pomeriggio trascorre in calma piatta. Imparrucco addirittura due volte, intuendo che per me non sarebbe stata giornata. Ci spostiamo a valle camminando nell'erba alta sopra l'argine. Poi verso le cinque ricominciamo a risalire. La Sbriffa va a fondo usando uno dei prototipi di temolino che ho costruito. Finalmente si leva una voce: "Ce l'ho!" La Sbriffa recupera un bello scardolone di circa 30 centimetri!




 
Poco più tardi a darmi conferma della mia poca fortuna in questo pomeriggio di pesca ci pensano alcune trote "allergiche" al ferro. Una mangia su un correntone e si sgancia. Un'altra, piuttosto piccola, mangia nei pressi di una buca poco distante dalla zona dello scardolone e dopo un salto sull'acqua si slama e la vedo andare a rifugiarsi tra le alghe sotto ai miei piedi. Un terzo pesce, che sembrava un cavedano o comunque un ciprinide (ma non ci giurerei) azzanna il cucchiaino per risputarlo immediatamente, il tutto appena sotto il pelo dell'acqua così che potessi gustarmi la scena. Per finire un trotone di almeno 8 etti mi sguazza sotto gli stivali e scompare nell'acqua più profonda, insensibile alle nostre esche. Facciamo a tempo a goderci lo spettacolo di due scoiattoli che saltano da un albero all'altro contro il cielo al tramonto e ci incamminiamo stanchi verso casa. Nonostante un po' di sfortuna son contento lo stesso. A forza di perderne arriverà il momento che qualcosa rimarrà attaccato, è una questione statistica...




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