Incoraggiati da queste condizioni abbiamo dedicato quasi tutta la mattinata allo spinning, alla ricerca di black bass ed eventuali altri predatori. Questi si sono fatti vedere e sentire, con numerosi scrosci in superficie e movimenti vicino a banchi di ninfee ormai sfatte. Abbiamo provato inizialmente coi rotanti, ma il fondo è parecchio inerbato e un lancio senza agganciare qualche alga è cosa rara. Poi siamo passati ai vermoni siliconici innestati su amo anti-alga o sulle testine piombate, facendoli passare nei pressi dei banchi di ninfee sottoriva, ma senza risultati. I pesci nel frattempo ci spernacchiavano continuando il loro show di frequenti salti e mangiate a pelo d'acqua a pochi metri da noi. Abbiamo provato anche le ranette di gomma. Lanciandone una sempre nei pressi delle ninfee rovinate ho avuto finalmente un attacco, ma essendo qualcosa di inaspettato ho preso paura come un fesso e devo aver ferrato un po' troppo presto, così il furbone l'ha fatta franca. Verso le undici e mezza i pesci hanno iniziato a esibirsi sempre meno fino a non farlo per niente, lasciando il canale in uno stato di calma piatta. La morale della fiaba era: i pesci c'erano, eccome se c'erano, ma abbiamo sbagliato qualcosa (forse anche più di qualcosa) nella nostra tecnica di pesca o nel tipo di esche adatte in quelle condizioni di acqua. Per quanto riguarda la pesca al boccalone con le esche siliconiche ne abbiamo ancora un bel po' da imparare e ci serve fare esperienza.
La Sbriffa però da quando avevamo parcheggiato la mattina continuava a dire: oggi non si fa cappotto, vedrai. I fatti sembravano darle torto, ma finchè non si mette via tutto per tornare a casa senza aver preso niente non è mai detta l'ultima parola. A mezzogiorno meno un quarto abbiamo deciso di riporre in furgone le canne da spinning e abbiamo cambiato decisamente programma. Abbiamo tirato fuori il sacchettino da un euro di bigattini ed un paio di mie vecchie canne telescopiche rabberciate, roba di quando ero ancora un bocia. La mia attrezzatura era full vintage e composta da canna Browning Ryder 30 Carbon di tre metri con mulinello sempre Browning dello stesso periodo (presumibilmente fine '80 - primi '90) caricato con monofilo ignoto e non certo recente. La Sbriffa invece era un passo più avanti: canna telescopica da trota lago Daiwa Champion Trout 3.7 metri di circa 20 anni (mi pare fosse una canna di discreta qualità all'epoca, che ricordo di aver preso perché aveva un miliardo di anelli come le canne da pesca all'inglese) e mulinello DAM moderno di circa un paio d'anni imbobinato con filo 0.20.
Ora bisognava preparare le montature. Ho sempre amato la pesca a galleggiante, e in particolare con galleggiante all'inglese. Ho sempre pensato che chi se l'è inventata è stato folgorato da un colpo di genio. Ormai per me pescare a galleggiante significa pescare all'inglese e non so come mai mi ostino a non togliere dalla "cassettina degli attrezzi" i galleggianti tradizionali, dato che in questa mia fase di pescadoret non c'è quasi nessuna speranza che li usi. Ligio alla mia fede ho perciò allestito le canne con la mia tipica montatura all'inglese maccheronico. Maccheronico nel senso che uso quasi esclusivamente i galleggianti scorrevoli che mi auto costruisco e per quanto riguarda la distribuzione dei pallini sulla lenza faccio a naso, ovvero come mi sembra meglio in base a dove mi trovo a pescare. Alla Sbriffa monto un galleggiante a stelo da 5 grammi che porta 2.5 grammi fissato in modo scorrevole al filo tramite una piccola girella, fermato da nodo di lana e perlina stopper, per una altezza di pesca di circa 2 metri. Per me sempre un galleggiante a stelo ma da 7.1 grammi che porta 4 grammi di piombatura. Uso sempre il nodo col filo di lana e la perlina come stopper anche se l'altezza dell'acqua non lo renderebbe necessario e si potrebbe pescare col galleggiante in posizione fissa. Fisso un pallino da 1 grammo sopra la girella e altri 3 da un grammo sul terminale distanziati di una decina di cm con l'ultimo a circa 50/60 cm dall'amo. Proverò a pescare ad un'altezza di poco più bassa di quella della Sbriffa. Inneschiamo sull'amo qualche bigattino a bandiera e iniziamo la seconda fase della nostra pescata. La Sbriffa lancia al centro di un'ansa molto ampia, io un po' più su. Provo a capire la profondità effettiva del canale alzando in modo esagerato lungo il filo il nodo di stop e osservando il comportamento del galleggiante. Dopo alcune prove stabiliamo che nella zona centrale del canale si può pescare tra il metro e mezzo ed i due metri e che verso la riva opposta a quella dove ci troviamo dove la corrente è più lenta, l'acqua è presumibilmente alta un metro o anche meno. Mi sposto ancora un poco più a monte e lancio tra la metà ed i due terzi della larghezza del canale. I nostri galleggianti prendono leggermente la corrente facendo una lenta passata. Ogni tanto il galleggiante si inclina nel senso della corrente, segno che l'amo si è impigliato nella vegetazione di fondo, ma il più delle volte un colpetto di canna è sufficiente a fargli riprendere la passata. Rinnoviamo i bigattini ogni 2/3 lanci, montandone uno a calza per coprire il gambo dell'amo e altri 3/4 a bandiera. Dopo una ventina di minuti abbasso l'altezza del terminale a un metro e mezzo circa. Ad un certo punto perdo di vista il galleggiante mentre chiacchiero con la Sbriffa. Quando torno a guardare verso l'acqua non riesco più a trovarlo. Penso che magari la corrente l'abbia spostato più a valle verso di lei, ma non c'è nemmeno in quella direzione. Le opzioni rimaste sono che o mi sono incagliato male oppure ho agganciato un pesce. Inizio ad alzare lentamente e progressivamente la punta della canna verso l'alto e il galleggiante dopo una piccola resistenza riappare sorprendentemente più o meno dove l'avevo lasciato, per poi ripartire in modo inequivocabile verso il fondo. Stavolta ferro e provo la solita eterna emozione di quando all'altro capo del filo c'è un pesce. Che sia microscopico o grande per me ha poca importanza, è ogni volta la stessa piacevole sensazione. Dico alla Sbriffa: "Ho preso qualcosa!" ed inizio il recupero. Che sia una scardola o che altro? Poco dopo arriva a galla un bel pescetto, che tiriamo a riva.
Si tratta di un carassio, che slamiamo e liberiamo subito. La Sbriffa aveva ragione, oggi niente cappotto! Non ne avevamo mai catturato uno e sembrano decisamente più cicciottelli delle scardole che ci è capitato di agganciare al lago di Revine.
Dopo un abbraccio ed un goccio d'acqua riprendiamo a pescare, decisi a catturarne qualcun altro. Passano una decina di minuti e finalmente anche la Sbriffa rompe il ghiaccio e aggancia un altro carassio!
Riprendiamo a pescare ridendo e chiacchierando, pensando che la giornata è stata buona, almeno per dei pescadoret come noi. Peccato per non aver catturato nemmeno un black bass, ma tutto sommato qualche cosa nel nostro piccolo abbiamo pur combinato. Ormai tra una cosa e l'altra è passata l'una e mezza, ma ci abbiamo preso gusto con 'sti carassi. Ad un certo momento il mio galleggiante ha un piccolo sussulto e subito dopo parte veloce verso il fondo. Ferro immediatamente e sento che il pesce deve essere decisamente più grosso di quello che ho preso in precedenza. La conferma me la da la frizione del mulinello, che cede filo al tentativo di fuga del pesce. Chiedo aiuto alla Sbriffa, che subito molla la canna e arriva col guadino, così possiamo portare a riva con sicurezza il quarto carassio senza il rischio che strappi il filo e sia costretto ad andare in giro con un amo in gola. In effetti è più lungo e panciuto dell'altro e misura una trentina di centimetri scarsi:
Anche lui dopo la foto e la slamatura torna velocemente in acqua. Dopo qualche altro lancio la Sbriffa purtroppo si impiglia e rompe il terminale. Con l'occasione e visto che son le 2 di pomeriggio passate decidiamo di mettere via le canne e terminare la giornata di pesca per andare a mettere qualcosa sotto i denti. Anche oggi abbiamo fatto esperienza e abbiamo conosciuto una nuova specie di pesce, che a quanto pare non è per niente amato dalla maggioranza dei pescatori, ma che a noi sta decisamente simpatico.
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