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lunedì 13 gennaio 2014

I ciprinidi del canale Grassaga

Sabato 11 gennaio, ore 14 e 30 circa. Siamo nuovamente sul canale Grassaga, ma più a monte di dove siamo stati l'ultima volta. Dopo aver tentennato sul da farsi abbiamo deciso di ritornare sullo stesso canale, per vedere se in un altro punto la pescata sarebbe stata comunque fruttuosa. Stavamo quasi per puntare al Sile, ma la mattinata ero in un pesante stato di rintronamento figlio di due sere consecutive a cena fuori e non me la sono sentita di andare a calare le lenze in un'acqua che reputo non facile, nonostante un settembre di paio di anni fa fossimo riusciti a catturare un cavedano e un persico reale a spinning.
Il meteo è una costante di questo finto inverno: grigio e temperature da stare in pile e aver quasi caldo. Buono per pescare. La riva in cui ci mettiamo è fangosissima e si fa fatica a stare in piedi, ma qualche metro più in su c'è un po' d'erba su cui possiamo stare senza aver paura di scivolare e fare il bagno. Il Grassaga è largo anche in questa zona; io decido di lanciare il feeder a centro canale verso valle mentre la Sbriffa lo lancia un po' più frontalmente. La prima mezz'ora non succede praticamente nulla. Qualche timida mangiata senza ulteriore seguito. Iniziamo a pensare che non sarà la pacchia dell'uscita precedente. La Sbriffa recupera, fa il pieno al pasturatore e sbaglia il lancio, che con una breve parabola dritta atterra in prossimità del primo terzo del canale. "Ho sbagliato a tirare" dice. Io preso da un raptus filosofico scaturito non si sa come le rispondo: "i lanci sbagliati sono quelli che non portano pesce, non quelli troppo corti o troppo lunghi o troppo storti". La Sbriffa non pare molto convinta di quello che ho detto, ma passa poco tempo e la sua canna sussulta. Che sia stato profetico? Profetico o no la canna è piegata bene, quindi il pesce c'è! Come al solito è lei a fare la prima cattura, ed è un bel carassio, che si fa tirare a fatica verso il guadino. Sembra il più grosso che abbiamo mai preso e infatti misura 35 centimetri: è un altro nuovo record per la Sbriffa, che supera il vecchio da me detenuto di 6 centimetri!


Memori dell'ultima uscita ci concentriamo entrambi sulla stessa zona di cattura. Lanciamo tra un terzo e la prima metà del canale. Mentre prima potevamo svagarci con qualche lancio a spinning visto che le mangiate erano quasi nulle, ora ci tocca stare all'erta e pronti a reagire alle abboccate. Ecco che arriva anche il mio turno. Una bella ferrata ed il pesce è in canna. La pinnata è notevole, il modo di pompare che ha mi costringe a impegnarmi e ricorda molto la carpa di qualche giorno prima... e infatti è un'altra baffona, che finisce nel guadino manovrato dalla Sbriffa! E stavolta c'è anche la macchina fotografica per fargli due scatti. E' appena più corta dell'altra con i suoi 39 centimetri.



 Se mi avessero detto a inizio anno che avremmo preso tre carpe in tre uscite consecutive non ci avrei scommesso un centesimo e invece eccola lì davanti ai nostri occhi, la terza in tre pomeriggi diversi e tra l'altro in due canali differenti. La liberiamo dall'amo e la rimettiamo rapidamente in acqua. Prima di sera facciamo a tempo a prendere ancora qualche altro carassio e una brema. Una di queste, probabilmente di dimensioni vicine al record, purtroppo si slama dalla canna della Sbriffa, quando ormai era ben visibile a pelo d'acqua a un metro dalla riva.
L'ultimo botto lo da alla canna della Sbriffa un carassio di una trentina di centimetri, ma dalle "spalle larghe". E' più alto che lungo, vedere per credere:


Mentre rientriamo a casa contenti della nostra fruttuosa uscita ci imbattiamo in una coda, creata da una fila incredibile di macchine incolonnate alla rotonda presso l'entrata dell'outlet village di Noventa di Piave. I poveri nevrotici alla guida hanno paura che noi si voglia fare i furbetti. Credono che vogliamo saltare la lunga fila per rubargli un posto e scattano nervosamente chiudendo gli spazi tra loro e l'auto che li precede, mentre l'unica cosa che ci interessa è superare lentamente la colonna per prendere l'uscita verso casa (verso cui non va nessuno) e finire la giornata di relax con un bel bagno caldo. Non possono immaginare che dentro in furghino siamo vestiti in pantaloni da ginnastica, sporchi di fango e che in mezzo a quel casino non ci andremmo per nessun motivo. Ci lasciamo alle spalle la bolgia e ridiamo di quei poveretti tutti isteria e shopping. D'altronde che altro di meglio c'è da fare per riempire le proprie esistenze se non infilarsi in un bordello senza fine in cui solo entrare in macchina è un bel problema e parcheggiarla lo è ancora di più? Meno male che c'è tanta gente che investe il proprio tempo libero così: le sponde dei canali saranno più libere per pescatori e pescadoret...

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