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lunedì 10 febbraio 2014

Fango, fango, quanto fango!

In queste ultime settimane non ha fatto altro che piovere, tanto e di continuo. I risultati si sono visti, sottoforma di allagamenti e disastri pesanti, che tv e giornali hanno documentato. Le canne e l'attrezzatura sono rimaste appoggiate in furgone in attesa che il tempo desse un momentino di tregua e l'acqua dei fiumi e canali scendesse a livelli pescabili.
Sabato 8 febbraio le previsioni erano discrete e noi pescadoret siamo rimasti in dubbio se andare alla fiera di Vicenza a sbavare di fronte agli stand pieni di attrezzatura canne e quant'altro oppure avventurarci a gettare i nostri ami da qualche parte, col rischio di trovare condizioni impescabili. Alla fine abbiamo optato per correre questo rischio e ci siamo diretti al canale Grassaga. Era un mese che mancavamo da questo spot e quell'ultima uscita era stata anche generosa. Una volta arrivati sul posto già da lontano si vedeva che le rive del canale non erano in condizioni ottimali, anche se il livello dell'acqua non era alto. Per raggiungere la riva occorrono due tre minuti a piedi e avvicinandoci abbiamo subito capito che da vicino era molto peggio di quello che sembrava da distante. Quanto fango! Dieci centimetri di palta collosa coprivano il prato, da cui ogni tanto spuntava un ciuffo d'erba un po' più alto degli altri. Ben presto gli stivali hanno iniziato a pesare a causa della melma attaccata ed era necessario fare attenzione a non scivolare. Perfino appoggiare la roba per terra diventava un grosso problema e abbiamo dovuto andare in cerca di una zona leggermente più sopraelevata dove i ciuffi d'erba erano a pari merito col fango. Abbiamo allestito le canne e via con la pesca. Oltre alla melma onnipresente c'era anche da far i conti con un bel vento fastidioso, più per la nostra faccia che per la pesca in sé.
Qualcosa abbiamo anche combinato in termini di catture. In tre ore abbiamo fatto otto pesci tra carassi, breme e triotti. La prima cattura, che superava i 30 cm è stata anche la più grossa. Poi da lì in avanti le misure dei pesci sono andate sempre più a calare.




La cattura più "particolare" è stata quella di un povero carassio che si dev'esser preso una morsicata da qualche predatore e che oltre a quella s'è beccato anche il nostro amo in bocca.



Dalla grandezza della lesione ci siamo chiesti come questo sfortunato pesce potesse essere ancora vivo. In queste acque dovrebbero esserci lucci, sandre e da quello che compare sulla scheda fipsas anche siluri. Chissà chi sarà stato a lasciare il segno...

 

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