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lunedì 20 gennaio 2014

A pesca sul Malgher

Spesso d'estate attraversiamo il paese di Santo Stino di Livenza. I motivi sono due: o ci passiamo per andare verso la Brussa a prendere il sole al mare, oppure per andare a Sette Sorelle dove c'è una pista da motocross in cui posso sfogare quest'altra mia passione. Santo Stino è bagnato da due corsi d'acqua: la Livenza, ed un altro canale, il Malgher. Da quando abbiamo ripreso a pescare circa tre anni fa, ogni volta che si passava per Santo Stino costeggiavamo sempre 'sto canale Malgher e osservando le sue sponde erbose ben curate e accessibili vaneggiavamo sul fatto che sarebbe stato bello, un giorno più o meno lontano e indefinito, andarci a pescare. Spesso sulle rive vedevamo diversi pescatori e se c'erano un motivo doveva pur esserci. Il fatto è che fino all'estate scorsa eravamo dei pescadoret di bassa lega, roba da laghetti di pesca sportiva e poco altro, per cui l'andare in un canale come il Malgher in fondo ci pareva una cosa più grande di noi. Poi dopo un bel lucciotto a luglio e le ferie agostane in Croazia le cose sono un po' cambiate. Al mare pescavamo di mattina, di pomeriggio, di sera e di notte, tirando su un po' di tutto, polipi e calamari inclusi. Dopo tutte quelle catture croate il virus della pesca è deflagrato di brutto in noi, e nell'ultima parte di 2013 e in questo inizio 2014 stiamo pescando tanto, in tanti posti diversi e con buoni risultati considerate le nostre capacità e la scarsa esperienza. E con il tesseramento fipsas 2014 in mano abbiamo la possibilità di calcare le rive di canali come il Grassaga e anche il Malgher. Così domenica 12 gennaio 2014, dopo una passeggiata mattutina per Treviso alle 12:00 siamo a Santo Stino. Pigliamo un po' di roba da mangiare al supermercato, parcheggiamo sulla sponda del canale e calmiamo la fame. Ci facciamo un caffè ed un gratta e vinci (gratta e perdi, in realtà..) al bar dall'altra parte della strada e siamo pronti. Basta cambiarsi di vestiti, inforcare gli stivali e scendere la sponda con canne e tutto il resto. Non è neanche l'una che siamo pronti. L'acqua corre forte, veloce come in nessun altro posto in cui siamo stati, eccetto forse il Sile un paio d'anni fa.
Lanciamo le canne feeder e il cimino delle canne si piega bene e ondeggia per il probabile spostamento del pasturatore, che è troppo leggero (30 gr) e non tiene subito la corrente. Anche lanciandolo di fronte a noi il feeder rotola a valle. Lo intuiamo osservando il filo scendere lungo la corrente e il cimino della canna scuotersi e pompare leggermente fino a trovare un assetto stabile solo dopo diversi secondi. Finchè il pasturatore scarroccia spinto dalla corrente è praticamente impossibile capire se la cima della canna si muove solo per questo motivo o se c'è qualche pesce che mangia in corsa.
Un po' alla volta impariamo a distinguere i movimenti lenti dovuti alla corrente da quelli sussultori, segno di magnaria in atto. La Sbriffa monta un pasturatore da 50 grammi per contrastare meglio la forte corrente, io appesantisco in modo casereccio il mio infilandoci un piombo sonda all'interno. Le mangiatine iniziano a vedersi e speriamo si concretizzino in pesci allamati. Passa poco tempo e la Sbriffa ferra su una bella beccata. Forse a causa della corrente a cui non siamo abituati non è convinta di avere attaccato un pesce, ma alla fine il primo pesce c'è e come abitudine ormai consolidata lo allama lei:


E con una scardolotta scappottiamo anche al Malgher! Quando si va a pescare in un posto che si ritiene difficile e si scappotta, la giornata è già in discesa. E che discesa! La Sbriffa  praticamente ad ogni lancio tira su qualcosa. Anche se sono piccole lasche va bene lo stesso, l'importante per un pescadoret è il divertimento di vedere qualcosa attaccato all'amo. Quando la Sbriffa è arrivata a 5 pesci io sono ancora a zero. Finalmente sento qualcosina in canna. E' una piccola lasca, che per quanto piccola cancella lo zero nella casella delle catture. Arriva anche il primo pesce di una certa taglia, che impegna la Sbriffa fuggendo nervosamente:


E' il primo cavedano per lei e passa i 30 centimetri. E' sicuramente la cattura più divertente della giornata. Per quanto mi riguarda, dopo aver allamato una scardola accantono la canna feeder e provo a fare un po' di spinning, con un esca siliconica montata su una testina piombata. L'obiettivo è il persico reale, la cui presenza in queste acque è certa. Il nostro negoziante di fiducia infatti pesca abitualmente in queste acque e ne cattura diversi, per cui perché non provarci?
Dopo alcuni lanci intuisco che il problema principale sono le alghe. Sono parecchie, soprattutto ai lati del canale e provocano fastidiosi impigli. Considerando la velocità della corrente mi sforzo di recuperare l'esca più lentamente di quello che vorrei fare, facendola sobbalzare sul fondo con movimenti della canna. Dopo innumerevoli tentativi avverto un qualcosa che non sembra un impiglio e dopo qualche secondo ne ho la conferma. Dalla forza che ha non deve essere certo grosso, ma il fatto che ci sia ha un grande significato. Mi sono sempre considerato incapace di usare esche siliconiche con successo, ma pur avendo risultati nulli non mi sono mai arreso. Ora non sono certo diventato bravo tutto in un colpo, ma almeno la mia testardaggine è stata premiata:


Fa 25 centimetri. E' una preda di poco peso effettivo, ma di grande peso morale. Ovviamente tento di raddoppiare, ma dopo diversi lanci senza catture e qualche impiglio di troppo, causato anche dall'abbassamento notevole del livello dell'acqua, riprendo a pescare a feeder. La Sbriffa nel frattempo ha continuato a incrementare il numero dei pesci allamati, tanto da perderne il conto. Anche lei presto si concede una cattura particolare:

 
E' una savetta di buona taglia, una nuova specie per noi pescadoret. Visto lo status di pesce protetto in queste acque, facciamo giusto un paio di foto e lo rimettiamo in acqua senza perdere altro tempo. In un paio d'ore abbiamo già preso cinque specie diverse di pesce, cosa mai successa prima. Un canale in cui temevamo lo spettro di un bel cappotto si sta rivelando una specie di cuccagna, in cui quasi ogni lancio porta un pesce. Certo, diverse catture sono piccole lasche, ma piuttosto di una di quelle giornate in cui non si vede nemmeno una mangiata va benissimo così. L'ultima emozione me la da un cavedanello di 35 centimetri, che non ha nessuna intenzione di farsi tirare a riva, tanto che fuggendo va ad incastrarsi in mezzo alle alghe, facendomi tribolare un po'. I cavedani sono sempre dei bei combattenti ed è sempre bello averne uno in canna. Chissà che sensazioni può dare averne uno di taglia... La Sbriffa lo slama e gli spara una foto ravvicinata.



Con l'abbassamento del livello dell'acqua le catture sono via via meno frequenti e ormai si sta facendo tardi. La fine della nostra pescata la sancisce un muro di nebbia, che in qualche minuto copre tutto. Vista la quarantina di km che ci separa da casa carichiamo tutto e iniziamo un lento viaggio di ritorno, comunque molto soddisfatti della fruttuosa giornata.

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