Venerdì 25 aprile 2014. Finalmente, dopo quattro mesi dall'inizio dell'anno sono colto dalla giusta ispirazione e decido che è il momento di fare la prima uscita con la moto da cross. Che cosa c'entra il motocross con la pesca? C'entra, in questo caso c'entra...
La pista prescelta per fare i miei primi quattro salti del 2014 è quella che frequento più assiduamente e che si trova in località Sette Sorelle, poco a sud di Santo Stino di Livenza (VE). La zona tra Santo Stino e la costa adriatica era un tempo una grande area paludosa, che è stata bonificata più di cent'anni fa con la costruzione di una rete di canali, scoli e idrovore, principalmente allo scopo di poter coltivare la terra. Questa zona è conosciuta come bonifica delle Sette Sorelle. La pista di motocross si trova lungo una diramazione laterale dello stradone che porta a Caorle, che è costeggiata da uno dei tanti canaletti di scolo della bonifica. L'aspetto di questo piccolo canale non è certamente un invito alla pesca, vista la scarsa larghezza e l'acqua stagnante di colore marroncino.
Gli anni scorsi, mentre percorrevamo la diramazione sterrata per arrivare alla pista buttavamo sempre un occhio al canaletto. Spesso notavamo alcuni pesci pascolare sotto il pelo dell'acqua e nei mesi più caldi li vedevamo boccheggiare in cerca di ossigeno. Stavolta, così per ridere, abbiamo deciso di non scaricare le canne da pesca dal furghino per avere la possibilità di buttare in acqua i nostri ami nel canaletto, sfruttando le pause tra un turno di allenamento in pista e un altro. Ho fatto il mio ingresso in pista verso le undici del mattino ed un secondo turno per mezzogiorno, poi abbiamo pranzato ed è arrivato il momento di mettere da parte la moto e pigliare in mano canna e mulinello. Ci siamo incamminati dal parcheggio della pista lungo la stradina sterrata per qualche centinaio di metri, fino a che non abbiamo trovato un punto comodo in cui la fila delle cannette lungo la riva s'interrompeva e lì ci siamo fermati. Abbiamo aperto le canne per la pesca a feeder e ci siamo subito accorti di aver lasciato in furgone la scatola coi bigattini. Abbiamo quindi usato i vermi del nostro composter. Dopo diverso tempo una delle nostre canne ha un sussulto, la Sbriffa ferra, ma a vuoto e addirittura la lenza col pasturatore vola fuori dall'acqua. E' un chiaro segnale che l'acqua è tutt'altro che profonda. Sarà tra il mezzo metro ed il metro a farla grande. Un conto è ferrare con forza in presenza dei cinque e più metri d'acqua corrente del Sile, ma in questo piccolo canaletto marroncino la forza non serve affatto. La forza non serve nemmeno per lanciare, ed il fatto di dover appena appoggiare i nostri finali in acqua ci mette addirittura in difficoltà. Siamo troppo abituati a fare lanci di potenza in lago e in fiumi come il Sile alla ricerca delle lunghe distanze e dosare al minimo il movimento del lancio risulta quasi più difficile. Nel frattempo un pesce grufolatore gratta il fondo presso la riva del canale alla nostra destra, creando delle nuvolette di fango nell'acqua. Mi avvicino per guardare meglio ma l'unica cosa chiara che riesco a distinguere è una bella pinna caudale che sporge leggermente sopra l'acqua. Dalla grandezza e dal colore della pinna si direbbe un bel pesciotto, forse un carassio, ma non si può dire con certezza. Lancio in quella zona e aspetto. Poi la Sbriffa, accompagnata dalla ragazza di un altro crossista che sta passando il tempo con noi decide di andare in furgone in cerca dei bigattini, per provare a vedere di smuovere il monte catture, sempre fermo a zero. Io, visto che ho ancora addosso gli stivali da motocross rimango lungo il fosso a far da guardia alle canne. Alla mia sinistra vedo un movimento sull'acqua. Tiro su la canna della Sbriffa e la lancio in quel punto. Bevo un sorso d'acqua. Il caldo è estivo ed il sole batte forte. Dopo qualche minuto in cui niente si muove decido di spostare la posizione della canna della Sbriffa e appena prendo in mano la canna sento un pesce dall'altra parte. Recupero brevemente e lo faccio salire verso la superficie: è un bel carassietto, niente di che, ma intanto un pesce c'è. Le donne ritornano con i bigattini, e scoprono la simpatica sorpresa.
Da lì in avanti, con gli ami armati di bigattini le catture si susseguono abbastanza regolarmente. Son tutti pesci molto piccoli, carassi e scardoline, che non fanno nemmeno muovere i sensibili cimini delle nostre canne. Facciamo anche a tempo a vedere una tartaruga nuotare a circa una ventina di metri da noi.
Ormai non manca molto alle cinque, sette otto pesci li abbiamo presi e così inizio a fare su la canna per tornare in pista a fare qualche altro giretto. La Sbriffa, vista l'assenza di qualsiasi movimento sul vettino della canna fa lo stesso, ma al contrario di me che ho tirato fuori dall'acqua un amo spoglio dice: "Ce l'ho!" E dopo qualche secondo: "Pino, è grosso..." Il combattimento ha inizio e poco dopo il pesce fa vedere un fianco sulla superficie dell'acqua. "E' una carpa!" dico io vedendo l'arancio delle pinne, e non sembra per niente piccola. La baffuta punta decisa il canneto a sinistra della nostra postazione e per evitare guai suggerisco alla Sbriffa di cercare per quanto possibile di tirarla verso destra sotto di noi, dove le canne non ci sono. La carpa si rifà vedere ed è davvero grossa, di certo più di quelle che abbiamo avuto la fortuna di prendere in inverno. Ora è sotto di noi e ci rendiamo conto di avere un grave problema: il guadino è in furgone. Chi avrebbe mai pensato di prendere una carpa del genere in un fosso? Tirarla su di peso per la canna sarebbe un'idea idiota e romperebbe come minimo il terminale lasciando la baffona con amo e terminale in bocca. Scendere la scarpata fino al pelo dell'acqua è praticamente impossibile: lo scalino tra la riva e l'acqua è troppo alto e melmoso per potercela fare. Occorre il guadino, punto e basta. Io con gli stivali da motocross avrei delle difficoltà a raggiungere il furgone velocemente, così ricevo dalla Sbriffa in consegna canna e carpa allegata mentre lei corre velocemente al furgone. Io spero con tutto me stesso che la baffona se ne stia buona e non faccia colpi di testa. Se per qualche motivo dovessi perderla sarebbe qualcosa di imperdonabile. All'inizio la carpona è un po' fastidiosetta e tenta di fuggire di nuovo verso il canneto a sinistra, ma un po' alla volta si calma. Forse inizia ad essere stanca e comincio ad essere io che la guido con la canna un po' a destra e un po' a sinistra. Dopo un tempo che mi è parso interminabile arriva all'orizzonte Denis, un ragazzo con cui ci vediamo spesso in pista da motocross e che ho scoperto essere pescatore proprio in questa occasione. In mano ha il guadino aperto. Anche lui si meraviglia della mole della regina, soprattutto considerato il contesto in cui è stata allamata.
Poco dopo arriva la Sbriffa, che con la sua caviglia malconcia non può permettersi di correre più di tanto. Denis allunga in acqua il guadino, che nonostante la buona lunghezza arriva giusto giusto, io muovo la carpa dentro la rete e lui la tira su. Il manico del guadino flette per il peso, ma per fortuna tutto fila liscio ed è tempo di estrarre la macchina fotografica:
La signora carpa misura 51 centimetri, ben 10 in più di quella più grossa che avevo preso sul Grassaga. La Sbriffa abbatte così un nuovo record dei pescadoret della domenica, allungando la lista dei suoi primati personali, che in pratica comprendono tutte le specie di ciprinidi. Tra l'altro è il pesce più grosso in assoluto che abbia mai preso nella sua carriera di pescatrice, ed è a dir poco raggiante, come è giusto che sia! Dopo le foto di rito adagiamo la baffona dentro al guadino e la caliamo giù. Dopo qualche secondo di fermo per riprendersi dall'avventura fuori dall'acqua, con qualche pinnata se ne ritorna sul fondo del fosso.
Mentre torniamo al parcheggio della pista siamo stupefatti di quanto è successo e da come in un piccolo canale di scolo si possa pescare una carpa regina di oltre mezzo metro. A ben vedere però in un canaletto come questo è forse più facile avere buoni risultati per chi è poco esperto come noi, dal momento che un posto così non è certamente sottoposto a forti pressioni di pesca e quindi i pesci sono probabilmente meno diffidenti e selettivi rispetto a quelli presenti in fiumi frequentati e nei campi gara fissi. Ad ogni modo per oggi abbiamo di che stare contenti!
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