Powered By Blogger

martedì 4 marzo 2014

Per oggi ho riempito lo stecco...

E' lunedì mattina. Alle 7 e mezza suona la sveglia. La sera prima ci siamo addormentati come due pere cotte, stanchi per la fortunata ma lunga pesca della domenica di apertura della pesca ai salmonidi. Facciamo colazione e prima che la Sbriffa parta le chiedo il favore di dare un occhio all'acqua del fiume Monticano, che abitualmente attraversa lungo la strada per andare a lavoro. Ho una mezza idea di andare a farci un giro nel pomeriggio, sempre che l'acqua sia almeno decente. Mentre andavamo al Negrisiola la domenica verso mezzogiorno, eravamo passati sopra ad uno dei ponti tra Conegliano e Mareno di Piave e l'acqua era altina e color caffelatte. In poche parole impescabile. Dopo una decina di minuti ricevo un messaggio dalla Sbriffa. Dice che l'acqua non è brutta, ma nemmeno bella. Ne prendo atto e decido che dopo pranzo andrò a fare comunque qualche lancio e anche se l'acqua non è bella, vada come deve andare. Sarà l'apertura della mia stagione di pesca in acque libere, la prima dopo la pausa piscatoria post-adolescenziale. Non so perché, ma il Monticano non mi ispira tanta fiducia, quantomeno a livello di presenza di salmonidi. Non so da dove arrivi questa sensazione, ma ce l'ho. Forse sarà perché quando siamo andati a camminare lungo gli argini ho visto solo tanti cavedani e qualche piccolo barbo.  Ricordo di aver visto una fario a pelo d'acqua nella zona esche artificiali no kill a Conegliano, ma al di là di quella sporadica trota niente altro. Ero così convinto di questa mia idea, che ho cercato di documentarmi sulla pesca al cavedano a spinning, pensando che se avessi preso qualche pesce sarebbe stato quello e nulla più.
A l'una e mezza, dopo aver pranzato con la Sbriffa, la saluto e parto verso il fiume. Il posto dove intendo andare lo abbiamo visto insieme un sabato e quel giorno sembrava davvero invitante. Mentre guido il furghino rifletto sul fatto che fare 10 km scarsi anziché una quarantina per andare a pescare è un lusso da signori. Arrivo sul posto e scopro un po' a sorpresa che ci sono già due macchine. Pensandoci bene ci può stare, dal momento che la domenica con l'acqua marrone non avrà pescato nessuno e molti avranno senz'altro rimandato tutto a lunedì. Faccio due passi e arrivo in cima all'argine e i miei sospetti si rivelano fondati: sul posto che a me pareva il migliore ci sono già due pescatori. L'acqua si presenta meglio di quello che pensavo. Vabbè, andrò più in su, penso. Prendo la Dam Devil Stick della Sbriffa per fare spinning e anche la sua canna feeder se mi venisse quella di pescare a fondo. Prendo la cassettina con gli attrezzi e la scatolina con gli artificiali. Mi infilo la scatola dei vermi in una tasca dei pantaloni della tuta. Non mi va di portare altro, per cui non prendo il guadino né altre cose. "Se ho proprio necessità di prendere qualcosa tanto sono qui vicino" dico a me stesso, sapendo che difficilmente lo farò. Ho i giubbottini da pesca, ma finchè li lascio nell'armadio ci sarà sempre il problema di avere molte cose da portare avendo due mani sole, almeno quando sono a pesca senza la Sbriffa. Decido di pescare sulla riva destra. Lanciare sarà quindi un po' più problematico, ma anche più istruttivo.  Mi allontano lungo l'argine, scelgo un punto in cui scendere e vado verso la riva. Appoggio le cose sul prato, segno l'uscita a libretto scegliendo l'opzione kill, pensando che avrò ben poco da killare. Poi apro la scatolina degli artificiali e per cominciare scelgo un Martin 9 grammi paletta argento e corpo rosso. Inizio a pescare. Lancio verso valle e recupero ad una velocità che reputo adeguata. L'acqua non è limpida, ma è sicuramente pescabile. Dopo una decina di minuti vedo un pesce fare un salto sull'acqua, poco più a monte di dove si trovano gli altri pescatori. Qualcosa in acqua c'è. Mi sposto di una ventina di metri più su. Ricomincio a lanciare. Ad un certo punto il recupero ha un intoppo ed io un sussulto. Niente, era solo un incaglio. Riprendo a pescare, lanciando sempre verso valle. Il mio recupero si intoppa nuovamente, ma stavolta è un pesce! Sono colto di sorpresa, ma inizio a recuperare e a contrastare la fuga del pesce. Guardo in giù per cercare dove si trova il pesce dal momento che non è ancora emerso ed il mio sguardo non può fare a meno di notare che uno dei pescatori arrivati prima di me ha preso a sua volta qualcosa. Mentre il suo si dibatte saltando sull'acqua il mio non si fa vedere, fino a quando finalmente mette fuori la schiena e con un paio di scodate si libera del cucchiaino, lasciandomi inebetito. E' un dejà vu, al canale Ramo a novembre mi era successa la stessa cosa. Ho fatto solo a tempo a vedere che era una trota, probabilmente fario. Ho fatto in tempo anche a vedere che il pescatore più a valle è stato più abile di me, riuscendo a portare a riva la propria preda. Che amarezza, sono convinto di aver perso l'occasione del giorno, probabilmente l'unica. Il pesce però c'è e devo ammettere che avevo un'idea sbagliata del Monticano. Vista la perdita della trota decido di cambiare artificiale e monto un grosso Martin da 15 grammi, paletta argento e corpo color vespa. Dopo alcuni lanci succede l'impensabile. Sarà durato 10 secondi, ma mi sembrava che tutto andasse al rallentatore. Mancano cinque metri al recupero del cucchiaino e sono ormai sottoriva, quando vedo una trota inseguirlo. Rallento la velocità di recupero e la trota con due pinnate si avventa di cattiveria sul martin. Tempo cinque giri di mulinello e la trota è sull'erba della riva. Pazzesco. Non mi ricordo di aver mai assistito ad un attacco di un pesce in diretta. La trota è lunga 32 centimetri, è una fario e la pinna dorsale brutta e un po' rattrappita mi fa pensare che sia di semina, ma poco importa, ho scappottato sul Monticano e non ci credo nemmeno io.
Erano vent'anni che non annotavo una cattura su un libretto di pesca. Improvvisamente mi rendo conto che non ho un sacchetto in cui mettere il pesce. Ne avevo uno nella tasca di un pile, che però ho messo in lavatrice e in quello pulito che indosso ho solo fazzoletti di carta e nient'altro. In qualche modo farò, una trota non è un problema. Mi sposto un'altra ventina di metri più in su. Sull'altra riva intanto scendono un paio di ragazzetti armati di canne da pesca, che hanno più l'aria di volersi fumare qualche sigarettina lontano da occhi indiscreti che quella di far sul serio. Io invece perdo il martin incagliando malamente. Rimetto il martin rosso con cui avevo cominciato. Dopo alcuni lanci quasi si ripete la scena di prima: vedo la trota seguire il cucchiaino, rallento più che posso, ma questa al contrario della precedente desiste dall'attacco. Rifletto un attimo e prendo una decisione: tolgo il martin e lo cambio con un piccolo vibrax dell'uno, che emetterà più vibrazioni e che potrò permettermi di recuperare ancora più lentamente. Lancio nella zona del mancato attacco e mi sforzo di recuperare molto lentamente, anche più di quanto mi sembra corretto. Osservo il comportamento del piccolo vibrax negli ultimi metri di recupero per tararmi al meglio lancio dopo lancio. Mentre recupero un lancio trasversale arriva una gran botta. Il pesce è in canna e non è piccolo. Tira verso riva e quando cerco di portarlo verso di me salta e si dibatte in modo forsennato. Mi rendo conto che senza guadino non ce la farò mai a tirarlo a riva. Tirandolo su di peso rischio di fare una porcata e spaccare il filo, lasciando il pesce col vibrax in bocca, proprio come il giorno prima al Negrisiola. Devo arrangiarmi con quello che ho, quindi con le mani. Scendo lungo una stretta scarpatina, che mi permette di arrivare a pelo d'acqua...


A vederla in foto la scarpata sembra perfino più brutta di quello che in realtà è, ma la verità è che non ho scelta. Devo scendere e cercare di stancare la trota e portarla verso di me per prenderla con la mano libera dalla canna. Non l'ho mai fatto prima d'ora e sarebbe il caso che non sbagliassi la manovra, visto che iniziando ad esser stanca e stando più ferma si mostra per quello che è: un vero mostro, perlomeno per i miei standard di pescadoret. E' sicuramente la più grossa che abbia mai preso, su questo non ci sono dubbi. Mentre i due ragazzetti sigarettanti mi osservano dall'altra parte del fiume (e chissà che cosa penseranno) io ormai son riuscito a portarla verso di me. Da vicino mi sembra ancora più enorme. Ho lasciato molto filo fuori dalla canna per cercare di minimizzare le possibilità di rottura nel caso la trota si dibattesse. Questo accorgimento però non mi facilita nell'operazione di salpaggio. Provo ad afferrarla ma mentre mi avvicino con la mano la fariona da uno sgorlone che mi fa tremare e mi annaffia i pantaloni d'acqua. Spero che non si stacchi, se succedesse andrei diretto in furghino per prendere il guadino e darmelo in testa fino a spaccarlo. Al secondo tentativo la riesco a prendere e la porto a riva. Accidenti, quanto è grossa. Ha una livrea bellissima, minimale. Non vuole saperne di farsi fotografare, ma alla fine sta ferma un momento:



Misura 49 centimetri, 10 in più di quella che ho pescato al lago di Zoccolo a ottobre 2013. Mando un mms alla Sbriffa, per renderla partecipe che l'impensabile a volte succede. E' davvero un peccato che non ci sia anche lei.
Segno la cattura sul libretto e riprendo a pescare. Ad un certo punto vedo una schiena brunastra sott'acqua, leggermente a monte della famosa scarpatina. Decido di provare a lanciare trasversalmente verso quella zona, cercando di fare una passata sfruttando la corrente. Tempo qualche lancio e la canna si inarca nuovamente. A scanso di equivoci ridiscendo la scarpatina, mentre assecondo la fuga del pesce. Anche questa trota non è piccola ed è decisa a non concedersi facilmente.
Dopo averla stancata la avvicino a riva. Non ci credo, è grossa quanto l'altra e la bocca ha perfino un accenno di "becco", come le grosse trote nelle foto di siti e riviste. La manovra di salpaggio manuale mi riesce ancora una volta e risalgo velocemente la scarpata per slamarla. Non ci credo, non ci credo, non ci credo...



E' un altro bel mostro di 47 centimetri, bellissimo. Il giorno prima mi ero un po' dispiaciuto del fatto che non eravamo riusciti a prendere una fario ma solo iridee. Bene, eccomi accontentato! Aggiorno la Sbriffa sull'esito del pomeriggio di pesca, che sta assumendo contorni sempre più irreali. Sono passate le quattro di pomeriggio, mentre rifaccio il nodo all'artificiale, giusto per precauzione, arriva un pescatore. Avrà circa la mia età e come spesso succede non è italiano. In questi mesi ho constatato che sulla riva di fiumi e canali sembra di stare all'estero e i pochi locali che si vedono hanno quasi tutti una certa età. Facciamo due parole. Anche lui pesca a spinning e ha quasi fatto quota. Va più a monte di dove mi trovo, mentre io resto in prossimità della scarpatina. Il piccolo vibrax colpisce ancora, e dall'altra parte c'è una trota nervosetta. Scendo di nuovo a riva, solo che questa volta la manovra di salpaggio manuale non mi riesce e la trota si slama, rimane ferma un attimo in tre dita d'acqua e poi parte a razzo verso la corrente. Non sono nemmeno dispiaciuto. Anzi, sono contento così, la giornata è andata talmente oltre le aspettative che decido di scendere verso il furghino un po' alla volta, intervallando il trasferimento con alcuni lanci. Ritorno a lanciare nelle stesse zone in cui mi trovavo all'inizio, solo che il piccolo vibrax mi consente un recupero lentissimo, che porta i suoi frutti. Prima ho un netto attacco ma ferro a vuoto. Poi vedo un pesce sicuramente sottomisura rincorrere il vibrax, ma do una accelerata per evitare una spiacevole cattura. Poi arriva un altro attacco, questa volta buono, e recupero un'altra trota over 30:


Manca un pesce alla quota, per cui proseguo l'avvicinamento al furghino. Ritorno nella zona da cui ero partito. Nel giro di qualche lancio arriva un'altra mangiata. E' un'altra fario, sempre sui 35 centimetri:



La mia giornata di pesca si conclude così, avendo raggiunto la quota. Sono le cinque di pomeriggio. Ora ho un problema. Non ho un sacchetto, né nient'altro con cui trasportare le catture. Di solito lungo fiumi e canali c 'è ogni genere d'immondizia e materiale, e stavolta non fa eccezione, ma non c'è niente che mi possa essere d'aiuto. Mi vengono in mente vecchie foto di pescatori che reggono in mano dei bastoni a forcella su cui sono attaccati i pesci catturati. Forse può essere la mia unica soluzione. Recupero un grosso stecco con tre forcelle. Era rimasto impigliato ad un albero con le piene delle scorse settimane. Attacco le trote per la bocca sulle forcelle dello stecco, riempiendolo completamente e mi incammino verso il furghino. Lì sicuramente troverò una borsa, ne sono certo. Trovo una borsa, carico tutto, poi risalgo sull'argine. Sul posto che reputavo buono sono andati via tutti. Credo che visti i risultati forse il posto buono l'ho trovato io. Se non era il posto buono è stata sicuramente la mia giornata fortunata. E pensare che il Monticano non mi ispirava nessuna fiducia. E' come quando vedi una persona e di primo acchito ti pare sia peggio della feccia, mentre poi conoscendola si rivela piacevolissima. Prima di andarmene aiuto il ragazzo con cui avevo parlato a spingere la macchina che era rimasta senza batteria. Se ne va salutandomi con un colpo di clacson. Monto in furghino e guido verso casa stordito da questo pomeriggio di emozioni. Quando a casa la Sbriffa mi chiederà com'è andata le risponderò: "Per oggi ho riempito lo stecco..."

Nessun commento:

Posta un commento