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lunedì 27 gennaio 2014

Sul Sile

Dopo un weekend senza buttare un amo in acqua causa maltempo, ho fatto un'uscita infrasettimanale solitaria sul Grassaga, che non ha portato molti frutti. Quattro pescetti, di cui il più grande non era lungo neanche quanto la forbice.
Per fortuna il weekend del 25/26 gennaio il tempo era previsto buono e così abbiamo programmato una uscita sul Sile. Non so perché, ma questo fiume mi ha sempre affascinato. Forse è per il suo aspetto apparentemente placido, ma che nasconde una corrente potente e veloce. Le sue acque profonde sembrano sempre pulite e anche dopo tanta pioggia non si tingono di marrone. In più ospitano tanti tipi di pesce per tutti i gusti. Per noi il Sile è sempre un esame importante e riuscire a non cappottare è già una discreta soddisfazione. Sabato nel primo pomeriggio eravamo in pesca, sulle rive passava qualche persona a passeggio e un centinaio di metri più a valle c'era un altro pescatore. Già dai primi lanci abbiamo intuito che non sarebbe stato facile come in altre acque. Il pasturatore veniva trascinato a valle in un batter d'occhio e teneva il fondo con difficoltà facendo muovere i vettini delle nostre canne.  Per questo dovevamo interpretare i loro movimenti per cercare di distinguere lo spostamento dei pasturatori da eventuali abboccate. La prima ora abbondante non ha portato frutti. Poi, mentre recupero filo per ricaricare il pasturatore e rilanciare mi trovo attaccato un piccolo ciprinide, che non aveva nemmeno la forza per farsi sentire attraverso la canna. Non è una grande soddisfazione ma lo spettro del cappotto è andato!


Ora non rimane che riprovarci e cercare di portare a casa qualche altro pesce prima di sera. Qualche lancio dopo si attacca il fac simile del primo pescetto. Passa una famiglia cinese, lui, lei e due bambini. I bambini parlano ad alta voce e i genitori fanno qualche parola ovviamente incomprensibile seguita da un "SHHHHHHH!" ed i bambini stanno in silenzio.
Io e la Sbriffa ci guardiamo sbalorditi e facciamo il paragone istantaneo con la famiglia di "OTTO CULOR" che abita sopra di noi, che nonostante le ripetute lamentele per il baccano che riescono a fare, sembrano non aver capito che il pavimento sotto i loro piedi non è il suolo di un parco giochi in cui il loro piccolo mostro può scatenarsi a far quello che gli pare. Chissà se non ci arrivano o se non gliene importa un accidenti, ma tant'è... evidentemente siamo arrivati al punto che anche i cinesi ci danno lezioni di buon senso e buona educazione.
I minuti passano e mi piacerebbe sapere se il pescatore giù a valle ha preso qualcosina di più della nostra coppietta di ciprinidi. La verità è che siamo troppo impegnati a legare qualche amo di troppo perso nelle fitte alghe e cercare di prendere qualcos'altro per capirlo. Ad una mangiata ferro e questa volta dalle testate intuisco che ho in canna qualcosa di più grosso dei precedenti. E' una brema che arriva a 35 cm, non male...



Appena qualche lancio dopo rispondo ad un'altra mangiata e sbamm, un altro pesce fugge dall'altra parte. Sembra addirittura più grosso del precedente e la riva umida scoscesa e disseminata di massi viscidi in prossimità dell'acqua mi crea qualche fastidio nel gestire assieme canna e mulinello in sicurezza. Alla fine in qualche modo faccio e salpo un carassiotto della stessa misura della brema.


Io ho di che star contento, ma purtroppo la Sbriffa  non è ancora riuscita a portare a casa niente. La perdita sul fondo del pasturatore della Sbriffa e la sera incombente decreta la fine della nostra giornata in riva al fiume. Ci proponiamo di ritornare sulle rive del Sile armati di feeder più pesanti, per vedere se questo accorgimento potrà migliorare le nostre performances di pescadoret della domenica.

lunedì 20 gennaio 2014

A pesca sul Malgher

Spesso d'estate attraversiamo il paese di Santo Stino di Livenza. I motivi sono due: o ci passiamo per andare verso la Brussa a prendere il sole al mare, oppure per andare a Sette Sorelle dove c'è una pista da motocross in cui posso sfogare quest'altra mia passione. Santo Stino è bagnato da due corsi d'acqua: la Livenza, ed un altro canale, il Malgher. Da quando abbiamo ripreso a pescare circa tre anni fa, ogni volta che si passava per Santo Stino costeggiavamo sempre 'sto canale Malgher e osservando le sue sponde erbose ben curate e accessibili vaneggiavamo sul fatto che sarebbe stato bello, un giorno più o meno lontano e indefinito, andarci a pescare. Spesso sulle rive vedevamo diversi pescatori e se c'erano un motivo doveva pur esserci. Il fatto è che fino all'estate scorsa eravamo dei pescadoret di bassa lega, roba da laghetti di pesca sportiva e poco altro, per cui l'andare in un canale come il Malgher in fondo ci pareva una cosa più grande di noi. Poi dopo un bel lucciotto a luglio e le ferie agostane in Croazia le cose sono un po' cambiate. Al mare pescavamo di mattina, di pomeriggio, di sera e di notte, tirando su un po' di tutto, polipi e calamari inclusi. Dopo tutte quelle catture croate il virus della pesca è deflagrato di brutto in noi, e nell'ultima parte di 2013 e in questo inizio 2014 stiamo pescando tanto, in tanti posti diversi e con buoni risultati considerate le nostre capacità e la scarsa esperienza. E con il tesseramento fipsas 2014 in mano abbiamo la possibilità di calcare le rive di canali come il Grassaga e anche il Malgher. Così domenica 12 gennaio 2014, dopo una passeggiata mattutina per Treviso alle 12:00 siamo a Santo Stino. Pigliamo un po' di roba da mangiare al supermercato, parcheggiamo sulla sponda del canale e calmiamo la fame. Ci facciamo un caffè ed un gratta e vinci (gratta e perdi, in realtà..) al bar dall'altra parte della strada e siamo pronti. Basta cambiarsi di vestiti, inforcare gli stivali e scendere la sponda con canne e tutto il resto. Non è neanche l'una che siamo pronti. L'acqua corre forte, veloce come in nessun altro posto in cui siamo stati, eccetto forse il Sile un paio d'anni fa.
Lanciamo le canne feeder e il cimino delle canne si piega bene e ondeggia per il probabile spostamento del pasturatore, che è troppo leggero (30 gr) e non tiene subito la corrente. Anche lanciandolo di fronte a noi il feeder rotola a valle. Lo intuiamo osservando il filo scendere lungo la corrente e il cimino della canna scuotersi e pompare leggermente fino a trovare un assetto stabile solo dopo diversi secondi. Finchè il pasturatore scarroccia spinto dalla corrente è praticamente impossibile capire se la cima della canna si muove solo per questo motivo o se c'è qualche pesce che mangia in corsa.
Un po' alla volta impariamo a distinguere i movimenti lenti dovuti alla corrente da quelli sussultori, segno di magnaria in atto. La Sbriffa monta un pasturatore da 50 grammi per contrastare meglio la forte corrente, io appesantisco in modo casereccio il mio infilandoci un piombo sonda all'interno. Le mangiatine iniziano a vedersi e speriamo si concretizzino in pesci allamati. Passa poco tempo e la Sbriffa ferra su una bella beccata. Forse a causa della corrente a cui non siamo abituati non è convinta di avere attaccato un pesce, ma alla fine il primo pesce c'è e come abitudine ormai consolidata lo allama lei:


E con una scardolotta scappottiamo anche al Malgher! Quando si va a pescare in un posto che si ritiene difficile e si scappotta, la giornata è già in discesa. E che discesa! La Sbriffa  praticamente ad ogni lancio tira su qualcosa. Anche se sono piccole lasche va bene lo stesso, l'importante per un pescadoret è il divertimento di vedere qualcosa attaccato all'amo. Quando la Sbriffa è arrivata a 5 pesci io sono ancora a zero. Finalmente sento qualcosina in canna. E' una piccola lasca, che per quanto piccola cancella lo zero nella casella delle catture. Arriva anche il primo pesce di una certa taglia, che impegna la Sbriffa fuggendo nervosamente:


E' il primo cavedano per lei e passa i 30 centimetri. E' sicuramente la cattura più divertente della giornata. Per quanto mi riguarda, dopo aver allamato una scardola accantono la canna feeder e provo a fare un po' di spinning, con un esca siliconica montata su una testina piombata. L'obiettivo è il persico reale, la cui presenza in queste acque è certa. Il nostro negoziante di fiducia infatti pesca abitualmente in queste acque e ne cattura diversi, per cui perché non provarci?
Dopo alcuni lanci intuisco che il problema principale sono le alghe. Sono parecchie, soprattutto ai lati del canale e provocano fastidiosi impigli. Considerando la velocità della corrente mi sforzo di recuperare l'esca più lentamente di quello che vorrei fare, facendola sobbalzare sul fondo con movimenti della canna. Dopo innumerevoli tentativi avverto un qualcosa che non sembra un impiglio e dopo qualche secondo ne ho la conferma. Dalla forza che ha non deve essere certo grosso, ma il fatto che ci sia ha un grande significato. Mi sono sempre considerato incapace di usare esche siliconiche con successo, ma pur avendo risultati nulli non mi sono mai arreso. Ora non sono certo diventato bravo tutto in un colpo, ma almeno la mia testardaggine è stata premiata:


Fa 25 centimetri. E' una preda di poco peso effettivo, ma di grande peso morale. Ovviamente tento di raddoppiare, ma dopo diversi lanci senza catture e qualche impiglio di troppo, causato anche dall'abbassamento notevole del livello dell'acqua, riprendo a pescare a feeder. La Sbriffa nel frattempo ha continuato a incrementare il numero dei pesci allamati, tanto da perderne il conto. Anche lei presto si concede una cattura particolare:

 
E' una savetta di buona taglia, una nuova specie per noi pescadoret. Visto lo status di pesce protetto in queste acque, facciamo giusto un paio di foto e lo rimettiamo in acqua senza perdere altro tempo. In un paio d'ore abbiamo già preso cinque specie diverse di pesce, cosa mai successa prima. Un canale in cui temevamo lo spettro di un bel cappotto si sta rivelando una specie di cuccagna, in cui quasi ogni lancio porta un pesce. Certo, diverse catture sono piccole lasche, ma piuttosto di una di quelle giornate in cui non si vede nemmeno una mangiata va benissimo così. L'ultima emozione me la da un cavedanello di 35 centimetri, che non ha nessuna intenzione di farsi tirare a riva, tanto che fuggendo va ad incastrarsi in mezzo alle alghe, facendomi tribolare un po'. I cavedani sono sempre dei bei combattenti ed è sempre bello averne uno in canna. Chissà che sensazioni può dare averne uno di taglia... La Sbriffa lo slama e gli spara una foto ravvicinata.



Con l'abbassamento del livello dell'acqua le catture sono via via meno frequenti e ormai si sta facendo tardi. La fine della nostra pescata la sancisce un muro di nebbia, che in qualche minuto copre tutto. Vista la quarantina di km che ci separa da casa carichiamo tutto e iniziamo un lento viaggio di ritorno, comunque molto soddisfatti della fruttuosa giornata.

lunedì 13 gennaio 2014

I ciprinidi del canale Grassaga

Sabato 11 gennaio, ore 14 e 30 circa. Siamo nuovamente sul canale Grassaga, ma più a monte di dove siamo stati l'ultima volta. Dopo aver tentennato sul da farsi abbiamo deciso di ritornare sullo stesso canale, per vedere se in un altro punto la pescata sarebbe stata comunque fruttuosa. Stavamo quasi per puntare al Sile, ma la mattinata ero in un pesante stato di rintronamento figlio di due sere consecutive a cena fuori e non me la sono sentita di andare a calare le lenze in un'acqua che reputo non facile, nonostante un settembre di paio di anni fa fossimo riusciti a catturare un cavedano e un persico reale a spinning.
Il meteo è una costante di questo finto inverno: grigio e temperature da stare in pile e aver quasi caldo. Buono per pescare. La riva in cui ci mettiamo è fangosissima e si fa fatica a stare in piedi, ma qualche metro più in su c'è un po' d'erba su cui possiamo stare senza aver paura di scivolare e fare il bagno. Il Grassaga è largo anche in questa zona; io decido di lanciare il feeder a centro canale verso valle mentre la Sbriffa lo lancia un po' più frontalmente. La prima mezz'ora non succede praticamente nulla. Qualche timida mangiata senza ulteriore seguito. Iniziamo a pensare che non sarà la pacchia dell'uscita precedente. La Sbriffa recupera, fa il pieno al pasturatore e sbaglia il lancio, che con una breve parabola dritta atterra in prossimità del primo terzo del canale. "Ho sbagliato a tirare" dice. Io preso da un raptus filosofico scaturito non si sa come le rispondo: "i lanci sbagliati sono quelli che non portano pesce, non quelli troppo corti o troppo lunghi o troppo storti". La Sbriffa non pare molto convinta di quello che ho detto, ma passa poco tempo e la sua canna sussulta. Che sia stato profetico? Profetico o no la canna è piegata bene, quindi il pesce c'è! Come al solito è lei a fare la prima cattura, ed è un bel carassio, che si fa tirare a fatica verso il guadino. Sembra il più grosso che abbiamo mai preso e infatti misura 35 centimetri: è un altro nuovo record per la Sbriffa, che supera il vecchio da me detenuto di 6 centimetri!


Memori dell'ultima uscita ci concentriamo entrambi sulla stessa zona di cattura. Lanciamo tra un terzo e la prima metà del canale. Mentre prima potevamo svagarci con qualche lancio a spinning visto che le mangiate erano quasi nulle, ora ci tocca stare all'erta e pronti a reagire alle abboccate. Ecco che arriva anche il mio turno. Una bella ferrata ed il pesce è in canna. La pinnata è notevole, il modo di pompare che ha mi costringe a impegnarmi e ricorda molto la carpa di qualche giorno prima... e infatti è un'altra baffona, che finisce nel guadino manovrato dalla Sbriffa! E stavolta c'è anche la macchina fotografica per fargli due scatti. E' appena più corta dell'altra con i suoi 39 centimetri.



 Se mi avessero detto a inizio anno che avremmo preso tre carpe in tre uscite consecutive non ci avrei scommesso un centesimo e invece eccola lì davanti ai nostri occhi, la terza in tre pomeriggi diversi e tra l'altro in due canali differenti. La liberiamo dall'amo e la rimettiamo rapidamente in acqua. Prima di sera facciamo a tempo a prendere ancora qualche altro carassio e una brema. Una di queste, probabilmente di dimensioni vicine al record, purtroppo si slama dalla canna della Sbriffa, quando ormai era ben visibile a pelo d'acqua a un metro dalla riva.
L'ultimo botto lo da alla canna della Sbriffa un carassio di una trentina di centimetri, ma dalle "spalle larghe". E' più alto che lungo, vedere per credere:


Mentre rientriamo a casa contenti della nostra fruttuosa uscita ci imbattiamo in una coda, creata da una fila incredibile di macchine incolonnate alla rotonda presso l'entrata dell'outlet village di Noventa di Piave. I poveri nevrotici alla guida hanno paura che noi si voglia fare i furbetti. Credono che vogliamo saltare la lunga fila per rubargli un posto e scattano nervosamente chiudendo gli spazi tra loro e l'auto che li precede, mentre l'unica cosa che ci interessa è superare lentamente la colonna per prendere l'uscita verso casa (verso cui non va nessuno) e finire la giornata di relax con un bel bagno caldo. Non possono immaginare che dentro in furghino siamo vestiti in pantaloni da ginnastica, sporchi di fango e che in mezzo a quel casino non ci andremmo per nessun motivo. Ci lasciamo alle spalle la bolgia e ridiamo di quei poveretti tutti isteria e shopping. D'altronde che altro di meglio c'è da fare per riempire le proprie esistenze se non infilarsi in un bordello senza fine in cui solo entrare in macchina è un bel problema e parcheggiarla lo è ancora di più? Meno male che c'è tanta gente che investe il proprio tempo libero così: le sponde dei canali saranno più libere per pescatori e pescadoret...

Come un pescadoret festeggia il proprio compleanno...

07/01/2014: La Sbriffa compie gli anni! E come si festeggia il compleanno di un pescadoret? Si va a cena fuori? Nooo... Si organizza una festa? Macchè! Si carica il furghino e si va a pescare in qualche canale!
Già da qualche anno la Sbriffa ha l'abitudine di chiedere (e grazie al cielo di ottenere) un giorno di ferie per il proprio compleanno. E così, dopo un pranzetto per festeggiare, siamo in viaggio per riprovare ad andare sul Grassaga, più precisamente in quella bella ansa dove il giorno prima c'erano troppi pescatori. In una quarantina di minuti siamo sul posto. Nonostante sia una giornata infrasettimanale c'è comunque un pescatore, che però è defilato ed ha lasciato libera tutta la zona dove avremmo voluto metterci il giorno precedente. Scarichiamo l'attrezzatura e visto l'orario abbastanza tardo ci incamminiamo svelti verso la sponda. Il cielo è grigio piombo, ma non fa freddo. Il prato è stonfo e fangoso. Speriamo non lo sia anche la posta dove andremo a piazzarci. Arriviamo sulla riva, ed è quanto di meglio un pescadoret possa desiderare: l'acqua è di poco più bassa del livello del prato, che è comunque umido ma non fradicio. E' tutto comodissimo, sia per lanciare che per appoggiare le nostre cose. Si può dire che in accessibilità è meglio di un laghetto di pesca sportiva. Ora non rimane che darsi da fare e vedere cosa ci porterà la prima uscita sul Grassaga. Le canne feeder sono presto allestite, io lancio lungo verso il canneto sulla sponda opposta, la Sbriffa sta più al centro. Non passa molto tempo che la Sbriffa allama un pesce! Come in quasi tutte le ultime uscite è lei a scappottare per prima. Si tratta di un carassio, nemmeno tanto piccolo. Presto arriva la replica e ancora un altro pesce, una brema. Io sono sempre a 2/3 di canale, ma non ho nemmeno una mangiata, per cui arrendendomi all'evidenza imposto un lancio più sul primo terzo di acqua. I risultati arrivano anche per me. La canna si scuote di brutto e ferro senza indugiare. Dall'altra parte risponde una serie di pinnate poderose. Non saprei che cosa possa essere, ma quello che è certo è che la mole del pesce non è trascurabile. Un'altra certezza è che il pesce non ha intenzione di farsi tirare a riva, quindi con lo 0.14 sul terminale regolo la frizione sul morbido e assecondo le sue intenzioni. La Sbriffa nel frattempo intuendo la cattura di qualcosa di grossetto ha mollato tutto e aspetta il pesce col guadino in mano. Non so quanto tempo possa essere passato, ma il pesce non s'è fatto ancora vedere, seppure sia più vicino alla riva. Mi sembra siano passati parecchi minuti quando finalmente la verve del fuggitivo si spegne e si inizia a vederne la sagoma all'orizzonte. Un ultimo sforzo e lo faccio scivolare nel guadino, che la Sbriffa alza verso riva. Incredibile, si tratta di una carpa selvatica, la seconda in due giorni! Questa per i nostri standard è anche molto grossa, ed al metro misura 41 cm! E ancora una volta a causa della nostra idiozia non possiamo fotografarla, perché la macchina fotografica è rimasta a casa sul divano... e quando ricapiterà di prenderne un'altra uguale? Non rimane che fare una foto col cellulare e rimettere in acqua la baffona. Prima che la super Sbriffa la rimetta in acqua le do un buffetto sulla testa, sperando di rincontrarla più grande. Rimango un po' stordito dalla emozionante cattura, ci abbracciamo e ridiamo, pensando a come sta andando questo nostro inizio anno di pescadoret. Le emozioni però non sono finite. La Sbriffa aveva dichiarato che come regalo di compleanno avremmo dovuto prendere 10 pesci. Sul risultato di 5 a 4 per lei (nel frattempo sono arrivati altri carassi e breme), con l'oscurità delle 5 di pomeriggio arriva la seconda bella cattura della giornata. La canna della Sbriffa da un bello sgorlone, ma lei è impegnata con la cannetta da spinning. Gliela ferro io e al volo ci scambiamo le canne. "Non sembra grosso" le dico, ma o il pesce m'ha sentito e s'è offeso oppure voleva ingaggiare il combattimento solo con la proprietaria della canna. La frizione cede filo e la canna è bella inarcata, ma la pescatrice sa il fatto suo e recupera imperterrita. Stavolta i ruoli si invertono. Io aspetto col guadino in mano e la Sbriffa porta sotto il pesce che alla fine si arrende. Si tratta di una bremona bella grossa, che misura 39 centimetri, che è il nostro nuovo record per questa specie. E' il decimo pesce, che realizza il regalo di compleanno della Sbriffa, con la ciliegina sulla torta del nuovo record. Ormai sono le cinque e venti e non ci si vede un accidenti. Anche l'altro pescatore sta smobilitando e mentre carichiamo tutto in furghino lo vediamo arrivare. Anche per lui è stata una giornata fruttuosa, con una bella sandra all'attivo. La nostra prima uscita sul canale Grassaga è stata un successo e un ottimo modo per festeggiare gli anni della Sbriffa.  

mercoledì 8 gennaio 2014

I regali della befana al Ramo...

Che cosa fare il giorno della Befana, con il sole fuori e la temperatura incredibilmente vicina ai 15 gradi? Se uno è un po' invasato come noi pescadoret, si va a svagarsi in riva a qualche fosso provando a tirar su qualche pesciotto.
Freschi di tesseramento fipsas avevamo messo gli occhi su un argine del canale Grassaga, ma evidentemente il posto doveva essere appetibile dal momento che era occupato da un paio di pescatori invasati come noi, con tanto di reggicanne con almeno un paio di canne ciascuno. Il posto per starci tutti ci sarebbe anche stato, ma data la nostra scarsa esperienza e un po' di ritrosia ad andare al probabile disturbo della altrui pescata abbiamo ripiegato sul canale Ramo, visto che non era distante. Non potevamo saperlo, ma la nostra involontaria deviazione sul tema sarebbe comunque stata premiata.
Al nostro arrivo l'acqua marroncina per le insistenti piogge dei giorni precedenti correva debolmente, in quanto l'idrovora all'estremità del canale era in funzione. Poco dopo l'idrovora s'è spenta e la corrente s'è fermata. Abbiamo messo in acqua le nostre canne feeder e ci siamo portati dietro due canne da spinning e anche una armata per la pesca a galleggiante.
Prima di partire mi ero messo in tasca il mio primo tentativo di costruzione di un simil-rapala con lo scopo di testarne il movimento in acqua prima di pensare a metterci un'ancoretta e provare ad utilizzarlo. Con le canne feeder giù e pochi, timidi segnali di mangiata, ho deciso di defilarmi a qualche metro e provare a vedere il comportamento del mio artificiale. Purtroppo per me, il movimento scodinzolante era buono, ma c'era una marcata tendenza ad andarsene verso destra durante il recupero. Ho imputato il difetto alla paletta, sicuramente migliorabile in quanto fatta a occhio. Mi sono riproposto di dargli una limata a casa per riprovarlo alla prima occasione, giusto per vedere se il difetto permane.
Mentre sto valutando l'operato del rapalino a diverse velocità di recupero, la mia Sbriffa mi chiama ad alta voce. Il motivo del richiamo era ben visibile. La mia canna sussultava con veemenza, tanto da rischiare di cadere dalla forcella su cui poggiava. Vista la decina di metri che mi separava dalla canna, ci pensa la Sbriffa a prendere in mano la situazione e ferrare (meno male!), mentre io finisco di recuperare in velocità il mio pesciolino finto sbandante a destra e corro a prendere in mano il guadino. Il pesce c'è e non sembra tanto piccolo. Dopo un po' di lotta la Sbriffa lo porta sottoriva, io piazzo il guadino sotto un bel pesciotto con le pinne giallo/arancioni e lo salpo. Visto il colore acceso delle pinne pensavo ad un grosso gardon, ma ad un esame attento...il gardon non ha i baffi! E' una piccola carpa selvatica! La prima carpa che abbocca ad un nostro amo!
"Prendi la macchina fotografica!" mi dice la Sbriffa che è matta di gioia. Ma la macchina fotografica è rimasta stupidamente in furgone e così non possiamo immortalare la nostra prima carpa. Scattiamo un paio di foto col telefonino, maledicendo la nostra sbadataggine, la slamiamo e la rimettiamo in acqua. Pensiamo che è bello sapere che anche nei canali secondari o comunque considerati minori ci sono delle carpe selvatiche, oltre ai predatori (vedi la bestia che non sono riuscito a prendere a novembre 2013) e a tutti gli altri ciprinidi. La nostra prima carpetta ci mette comunque di buonumore e vista la cattura vado in furgone a recuperare la macchina fotografica, sperando in un'altra botta di culo. La Sbriffa tira su tre alborelle col galleggiante e sulla mia canna si attacca un bel carassiotto.



Un po' alla volta il sole scende e uno stormo di uccelli in formazione volteggia partendo dal tetto di una casa abbandonata.



Nonostante le giornate si stiano lentamente allungando, per noi l'ora di tornare a casa arriva sempre troppo presto. Ormai il buio sta prendendo decisamente il sopravvento e rischiamo sempre più di calpestare le nostre cose e di perderle, senza contare eventuali difficoltà nello slamare una eventuale cattura. Cosa che puntualmente avviene! Nella semi oscurità la Sbriffa slama con perizia un piccolo carassio:


Quando carichiamo l'attrezzatura in furghino ormai non ci si vede più...



C'è comunque da star contenti, nel giro di pochi giorni abbiamo avuto la fortuna di prendere tre nuove specie di pesci... e visto che l'anno nuovo è iniziato bene, speriamo continui così...

01/01/2014


Iniziare il nuovo anno pescando già il primo di gennaio, tra l'altro senza cappottare (Sbriffa 3 - Pino 1), è una bella cosa...

...per chiudere il 2013 di pesca in bellezza!

Gli ultimi giorni del 2013 sono stati parecchio favorevoli per andare a pescare, complice il clima piuttosto temperato per il periodo. Con le temperature massime sempre abbondantemente sopra i 10 gradi e diverse giornate di sole era un peccato non approfittare per starsene fuori lungo un canale a cercare di catturare qualche pesce.
Dopo aver visitato la fiera degli artificiali e carp show a Ferrara a metà dicembre, ci siamo fatti ingolosire dalla pesca con il feeder. A dire il vero abbiamo sbavato su praticamente ogni attrezzatura, canna, esca e accessorio su cui abbiamo messo gli occhi! Ad avere un budget illimitato c'era da riempire la macchina di roba. Approfittando di questa fiera abbiamo cominciato a crearci l'attrezzatura necessaria alla pesca con il feeder, acquistando una coppia di pasturatori chiusi da 35 grammi, che abbiamo considerato adatti alla dimensione dei canali che stiamo iniziando spesso a frequentare.
In seguito abbiamo fatto lo sforzo di procurarci anche un paio di canne adatte, pensando anche al loro più che probabile utilizzo in mare in Croazia. La prima uscita di pesca a feeder l'abbiamo fatta sul Bidoggia il 27 dicembre, utilizzando una pastura fatta in casa con pane vecchio grattato, farina di mais, qualche biscotto e alcuni corn flakes tritati, ed è fruttata la cattura di un paio di carassi. La seconda uscita a feeder l'abbiamo fatta il giorno seguente al canale Navigabile. Appena arrivati abbiamo notato dei movimenti a pelo d'acqua. L'autore era questo pesciolino:


Questo simpatico cefalo pascolava lentamente a pelo d'acqua poco distante da riva, e non era neanche l'unico. Ad un certo punto abbiamo visto addirittura una tartaruga emergere al centro del canale! L'uscita però non è stata per nulla fruttuosa, abbiamo allamato un solo pesce che si è staccato a un metro dal guadino.
Il 30 dicembre sono tornato al Navigabile, purtroppo da solo, in quanto la super pescadoretta Sbriffa era nel solito malsano ufficio a lavorare. Ho deciso di scaricare dal furgone solo la canna feeder e una per provare a galleggiante.
Scendo dall'argine verso la riva e chi mi ritrovo? Si, sempre lui, il principe dei cefali...



Se non era proprio lo stesso pesce era almeno grosso uguale. Carico il feeder con la solita pastura fatta in casa farcita con alcuni bigattini e lancio. Avrei voluto lanciare in prossimità del centro del canale ma a causa della poca pratica con l'attrezzatura il lancio atterra a metà tra la sponda ed il centro. Poco male, lascio tutto lì e inizio ad allestire con calma la canna col galleggiante. Comincio col togliere la montatura precedente, vado in cerca di un galleggiante e di un terminale. Poco dopo aver montato il galleggiantino e la girella il vettino della canna feeder ha uno scossone e mentre mollo il lavoro che stavo facendo la lenza da tesa che era si è già lascata e continua a farlo. Credo che il pesce si sia auto agganciato, ma dopo aver recuperato il filo in eccesso ferro comunque. Il pesce dall'altra parte c'è, ed è sempre una bella soddisfazione avere successo già al primo lancio. Mentre tiro il pesce verso riva inizio a vederne la forma e sulle prime credo si tratti di un cefalo, visto la forma allungata ed i riflessi argentati sott'acqua. Poi una volta guadinato e tirato su scopro con sorpresa che si tratta di questo:




Un lucioperca di una misura di circa 25/30 centimetri, che come si vede dalla foto per essere piccolo ha già dei bei dentini. Per il sottoscritto si tratta di una new entry nella lista delle specie che ho avuto modo di allamare e come è naturale che sia sono estremamente felice, tanto che potrei anche far su tutto e tornare a casa. Però visto l'ottimo inizio dell'uscita e dato che l'appetito vien mangiando, ricarico il pasturatore e rilancio il tutto, questa volta verso il centro come avrei voluto all'inizio. Tendo il filo e prima di riprendere la preparazione della canna a galleggiante mi autoglorifico un po' rendendo partecipe la Sbriffa della mia cattura con un mms. Sto armeggiando con i pallini del terminale a galleggiante ed il cimino della canna si scuote di nuovo. Mollo ancora una volta quel che stavo facendo e ferro. Ancora una volta dall'altra parte sento un pesce. Lo porto verso il guadino e stavolta non si tratta di un pesce di forma allungata, ma di qualcosa che ricorda un carassio o una scardola. Anche lui arriva sull'erba della sponda e non è né un carassio né una scardola:


è un abramide (o brema che mi piace di più) col suo bel bernoccolo in testa. Non pensavo fosse presente nelle acque delle nostre zone e non ne avevo mai visto uno dal vivo. In due lanci sono saltati fuori due pesci per me nuovi. Molto bene dunque, per un pescadoret è tanta roba! Poco dopo prendo un altra bremetta e qualche altro lo sbaglio, ma all'imbrunire con tre pesci all'attivo faccio su l'attrezzatura e me ne torno a casa felice.
La povera Sbriffa al rientro a casa dalla solita patetica giornata lavorativa in ufficio sente il resoconto della mia uscita, mette da parte il rammarico per non esser potuta venire e ovviamente ha ancora più voglia di metter giù le canne. L'ultimo giorno dell'anno almeno il pomeriggio è dispensata dal presentarsi in ufficio e quindi progettiamo l'ultima uscita del 2013 l'ultimo giorno dell'anno. La mattina del 31 preparo un po' della nostra simil pastura, a pranzo la Sbriffa arriva, ci cambiamo, mangiamo frettolosamente qualcosa e siamo in furgone. Poco dopo le due siamo in pesca al canale Navigabile. La pescata inizia alla grande e in poco tempo la Sbriffa si porta velocemente a 4 breme a una! 

 
Le catture si susseguono fino all'imbrunire. E' ormai quasi buio e stiamo preparandoci per metter via tutto quando ho in canna un altro pesce che mi fa combattere più degli altri. Si tratta di un altra brema, che una volta finita nel guadino abilmente manovrato dalla Sbriffa si rivela ben più grossa rispetto alle altre:
 

Prendo il metro per misurarla e fa 35 centimetri; ad occhio è una volta e mezza più grande di quelle prese nella giornata e va a sommarsi alle altre nove catture. Finiamo quindi la nostra uscita con 10 breme all'attivo e la cicciottella alla fine.
Un bel modo per chiudere con soddisfazione il nostro 2013 di pescadoret della domenica!