Sbriffa: pescare è sempre stata una fissa.. probabilmente perché da bambina mi pareva una cosa straforte vedere mio papà conciato dalla testa ai piedi con tante e strane cose che passavano dal verde marcio al verde sbiadito. Sigaretta appoggiata tra le labbra (tutto il fumo negli occhi..di regola) scarponi o stivaloni fino alle anche.. dipendeva dove si sarebbe svolta la battuta.. ore 7 suonava il campanello e arrivava il solito amico della domenica mattina per l'uscita.. poi sparivano e nessuna notizia fino a mezzogiorno.. quando era ora di mangiare non mancavano mai di tornare.. Meschio, Livenza, Torre per le scorribande dal nonno.. arrivavano sempre con qualcosa in saccoccia che mia mamma si rifiutava perentoriamente di pulire.. tu lo hai preso tu lo pulisci e se possibile te lo cucini pure.. eh beh...
Sono diventata grande, perché prima ero troppo piccola per poter andare con loro.. ma anche da grande non c'era mai spazio, luogo o tipologia di uscita che mi contemplasse...
Alla fine sono stata premiata con l'essere prescelta quale intestataria di posto alla gara di pesca annuale dell'associazione di mio papà...che emozione... Eravamo in 4... mio papà, Gigi, Paolo e la "morosa" di mio papà (simpatico veronese di passaggio).
Laghetto riempito al colmo da quintali di trotine da 2 etti, pronte per essere allamate con qualsiasi esca a disposizione da una massa di super pescatori ben attenti poi a riempire di piombini la pancia delle loro prede.. pur di portare a casa la bottiglia..!
Insomma a farla breve le mie speranze vane sono state ancor più demolite dall'azione combinata di Walter, il veronese che inseriva il verme, Paolo che lanciava e Gigi che, quando qualche sparuta trotina osava allamarsi, tirava su, slamava e seccava l'ospite..
Però lo speck l'ho anche portato a casa... eh beh..!
Così di anno in anno pensavo e non concludevo mai niente. Qualche anno fa dico a Pino (il mio Pino..): e se andassimo a pescare? Lui da bravo ometto lo aveva fatto in gioventù, quindi la canna la sapeva usare e magari con un tentativo di rispolvero poteva tornare a piacergli.. Così è stata!! Pino è anche parecchio bravo (tanto che la Sbriffa può andare a nascondersi spesso e volentieri).. E' curioso, cerca legge e trova laghetti sperduti nel nulla dove passare qualche bella ora in silenzio a respirare aria buona e ad imparare in fondo a diventare più furbi delle nostre amiche trotine...! :-) Quest'anno abbiamo pure pescato i calamari al mare...! Da non crederci..!
Mio papà, al racconto del ritorno dalle varie uscite ci ha etichettato:
"Che pescadoret dea domenega...!" D'altronde siamo veneti....!!!! E così nasce il blog :-)
Pino: le mie origini di pescatore si perdono nella fanciullezza, più o meno quando l'età sale in doppia cifra e hanno uno stop verso la maggior età. Bei tempi, quando la domenica mattina si usciva da casa alle 6/7 di mattina stivali ai piedi con un coetaneo o anche in solitaria a battere le briglie del torrente che passava dietro casa, con piccole cannette di due metri, qualche cucchiaino, i vermi presi il giorno prima nel letamaio di qualche nonnetto buonanima o le larve dei portasassi recuperate direttamente sotto ai ciottoli del torrente. I genitori fiduciosi ci lasciavano andare soli senza problemi, ci si allontanava lungo il corso del torrente anche di qualche chilometro, ma era sufficiente (e consigliabile a meno di non voler esser sgridati, che alla nostra generazione i genitori facevano ancora un certo timore) ritornare per l'ora di pranzo.
Ricordo di aver sempre preferito la pesca a galleggiante, cosa che prediligo anche oggi. Trovavo più bello ed emozionante vedere il pesce mangiare visivamente piuttosto che sentirlo attraverso la punta della canna o sul filo teso dal dito. Nonostante la tecnica approssimativa, una certa quantità di ami, piombi e ferraglia persa tra i rami degli alberi e i sassi e l'ingenuità della giovane età, spesso e volentieri tornavo a casa con un paio di Fario nel cestino che orgogliosamente consegnavo alla mamma, la cuoca di casa. Ricordo anche più di qualche gita a pesca al lago di Revine con mio padre, in cui un Rapala Floating snodato livrea persico (che possiedo ancora oggi) mi ha regalato un boccalone di circa 1,3 kg, che allora era il pesce più grosso che avessi mai avuto la fortuna di allamare.
Poi nella mia "carriera" di pescadoret c'è stata una pausa lunga suppergiù una quindicina d'anni o forse anche di più. In questo lasso di tempo l'attrezzatura è rimasta a prendere polvere e stagionare a casa dei miei, fino a quando la Sbriffa, (la mia Sbriffa) qualche anno fa un bel giorno mi manifesta la sua volontà di pescare. L'idea non mi dispiaceva e mi incuriosiva vedere se sarei stato ancora capace di fare qualcosa. Così sono andato in cerca nel garage a casa dei miei e ho trovato più o meno tutto com'era rimasto. Mi ricordo benissimo il giorno prescelto per il ritorno a pesca. Era un sabato pomeriggio molto caldo dei primi di settembre di 3 o 4 anni fa, in un laghetto di pesca sportiva a mezz'ora da casa. Non c'era tantissima gente, avevamo preparato e armato le canne e mi apprestavo a lanciare... e come ogni cosa che si riprende a fare dopo un lungo periodo di pausa mi chiedevo se sarei stato in grado o se la lenza sarebbe finita a un metro dalla riva o se avrei imparruccato. E invece lanciavo discretamente, recuperavo, infilzavo le esche, mi ricordavo perfino come legarmi gli ami... ma non tiravo su una trota che fosse una! Nemmeno gli altri catturavano un granchè, ma ogni tanto qualche trota allamata che saltava la si vedeva. Noi niente, ed il pomeriggio diventava sera. Morale della fiaba... incredibile ma vero: doppio cappotto in laghetto! Era una débâcle che avrebbe potuto essere la pietra tombale alla carriera di pescadoret, quantomeno alla mia. E' una semplice reazione psicologica: provi a rifare qualcosa in cui te la cavavi dopo anni di oblio, il risultato è penoso e decidi di tornare a mettere tutto nel dimenticatoio e accontentarti dei ricordi dei bei tempi andati. Ma noi siamo teste dure e dopo quel primo ceffone al morale non ci siamo arresi e abbiamo insistito...
E dopo quel doppio cappottone di quel sabato pomeriggio siamo arrivati ad oggi con alterne fortune, tra cocenti zeri e qualche cattura di quelle che hai preso giornata e ti si stampa il sorriso sulla faccia...
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