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martedì 26 novembre 2013

Una domenica sul Canale Ramo

L'arrivo dell'inverno è ormai alle porte, i sintomi ci sono tutti: tempo spesso uggioso, temperature in calo e montagne imbiancate. La voglia di andare da qualche parte ad appoggiare le canne però c'è sempre e se non piove perché non andare a provare qualche posto nuovo? Noi pescadoret della domenica andiamo anche bene, perché per noi quasi ovunque è un  posto nuovo. Come di regola, in questo periodo selezioniamo la nostra meta sfruttando Google maps e Google Street wiew, in modo da poter verificare, perlomeno in linea di massima, l'accessibilità della location, la possibilità di parcheggiare il mezzo senza rischiare che finisca in un fosso o che infastidisca qualcuno e quanta vegetazione c'è (se c'è) ad ostacolare la nostra pescata. Dopo qualche riflessione abbiamo deciso di provare a pescare nel canale Ramo, nei pressi di San Donà di Piave (VE). Ci siamo fatti la nostra bella dormita, seguita dalla colazione e con calma abbiamo caricato il furgone e siamo partiti. In circa cinquanta minuti, sosta gasolio inclusa, eravamo sul posto. Il canale nel tratto prescelto si presentava come avevamo visto in anteprima: largo, con sponde accessibilissime ed acqua ferma.



 Ci siamo messi sulla sponda sinistra con tutte le nostre cosette e abbiamo cominciato a preparare le canne. Ho dovuto lasciare a casa la mia vecchia Browning di 3 metri a causa del cimino rotto (rotto stupidamente a canna chiusa nel trasporto), per cui non avendo nessun'altra canna decente per la pesca a galleggiante, ho dovuto convertire la fidata DAM da spinning per la pesca all'inglese. Per la Sbriffa invece la consueta Daiwa da trota laghetto reduce dalle pescate sulla Bidoggia. La terza canna in uso a entrambi era la DAM Devil Stick della Sbriffa pronta per la pesca a spinning.
Caliamo le canne pensando a chissà quali profondità e ci accorgiamo che l'acqua è profonda poco più di un metro anche al centro del canale! Adeguiamo la profondità di pesca e mentre la Sbriffa sfrutta la gittata della propria canna posizionando il galleggiante verso fuori, io  non riesco a lanciare molto lungo e faccio sostare il galleggiante verso la riva. Il vento si fa sentire e increspa l'acqua. La situazione sembra piuttosto calma e dopo una mezz'oretta lascio la canna a galleggiante in supervisione alla Sbriffa e prendo in mano la canna da spinning. Comincio con un cucchiaino Ilba del 4 giallo fluo/pois neri. Comincio a fare qualche lancio per sondare il terreno. A volte il cucchiaino risale con l'ancoretta infarcita di alghe, ma è roba che non provoca incagli indesiderati. Insisto col cucchiaino e la Sbriffa mi dice: "Ho preso!" Nonostante il galleggiante fosse fermo un carassio si era mangiato il paio di bigattini che stavano sull'amo. La Sbriffa non vedendo movimenti voleva controllare che terminale ed esca fossero a posto e si era trovata il pesce in canna!


E' sempre bello quando un posto nuovo si rivela produttivo! Siamo già soddisfatti della nostra scelta e continuiamo a pescare, con la speranza di poter aumentare il numero di catture. Io insisto col cucchiaino, lancio oltre metà canale e lo lascio cadere prima di recuperarlo. Nel recupero avverto una resistenza. Penso ad un pezzo di alga più grossa o ad un pezzo di canna palustre. Alzo la canna a fine recupero e vedo un ammasso scuro attorno al cucchiaino. Lo appoggio per terra per capire se posso toglierlo con le mani o mi servono le forbici e... sorpresa, l'ammasso scuro appoggiato in mezzo all'erba si muove! Ho quasi preso paura...il mio primo pensiero è stato di aver catturato un rospo. Invece non era un rospo ma questo:




 Dovrebbe trattarsi di un gambero della Louisiana, il gambero killer di cui ho letto da qualche parte. A quanto pare sta colonizzando diversi corsi d'acqua nella provincia di Venezia, a scapito dei pesci, di cui mangia voracemente le uova. Pare anche che scavi la propria tana lungo le sponde dei canali, danneggiandole. Oltretutto resiste anche in acque fortemente inquinate. In pratica sono riuscito a tirare su un probabile flagello delle nostre acque con un cucchiaino...

Lasciato perdere il gamberone ho provato a pescare momentaneamente con un bel vermozzo in gomma per riprendere in mano il galleggiante dopo diversi lanci senza esito. Il clima è clemente, al sole non si sta neanche male. Ci spostiamo di qualche metro e questo si rivela una buona scelta perché la Sbriffa ferra una scardola, che non ha resistito al vermetto di terra preso dal composter di casa:




Poco dopo vedo il mio galleggiante fare movimenti sospetti e mentre recupero sento appena qualche sussulto. L'autore è un piccolissimo persico sole, che come spesso succede ha ingoiato l'amo fino allo stomaco:


Lo do per spacciato, ma la Sbriffa riesce abilmente a slamarlo restituendogli la libertà. Proseguiamo nella pesca, nonostante la situazione sia parecchio calma. Nel frattempo sono arrivati altri due pescatori, che come noi rimangono ad osservare l'acqua immobile senza catturare niente. Il vento è calato progressivamente fino a smettere e la superficie dell'acqua è liscia come una lastra.
Il sole comincia a scendere e la luce cambia. Penso che se ci sono predatori in giro per il canale si possano mettere in caccia di cibo, favoriti dal cambio di luce. Prendo la canna a spinning e provo con un bell'ondulante arancione. Lancio a destra ed a sinistra di alcuni grossi pilastroni in cemento. Niente. Poi decido di provare un paio di rapala, ma nonostante non siano affondanti riemergono troppo spesso guarniti di alghe. Ritorno quindi ai miei amati rotanti, attaccando un Martin 12 vespa giallo. Lancio insistentemente vicino ai pilastri e lungo la linea delle canne a bordo canale. Incaglio un paio di volte, ma sono cose da poco, si tratta di un rametto ed una cannella affondata. Rallento leggermente la velocità di recupero. Continuo a sondare la solita direttrice avvicinandomi una volta al pilastro e quella seguente alle canne, quando incaglio, questa volta male. La canna si piega mentre tiro per provare a liberare l'artificiale, e sento con sollievo che all'altro capo del filo qualunque cosa su cui mi sono impigliato inizia a cedere. Ho come la sensazione di aver preso un grosso ramo o qualcosa di simile. Poi osservo il filo nel punto in cui si immerge sotto il pelo dell'acqua e... si muove lateralmente. Ah. Realizzo che deve essersi agganciato qualcosa di grossetto. La Sbriffa mi guarda e dice: "Ma hai preso?" Rispondo: "Credo di si". Tengo la canna alta e vedo il filo spostarsi. Il tiro è uniforme, non avverto pompate o pinnate, ma la forza con cui la bestia oppone resistenza è piuttosto poderosa. La frizione non cede e mi preoccupo per la rottura del filo, senza considerare che come aggravante non ho nemmeno il cavo d'acciaio. Mentre armeggio con la frizione, che comunque non cede filo, qualunque cosa ci sia sott'acqua punta verso il canneto vicino alla riva. Sento odore di guai e cerco di tirare il pesce dalla parte opposta con la punta della canna quando vedo un riflesso giallo verdastro sotto riva; contemporaneamente non sento più il pesce in canna ed il Martin vola sopra la mia testa cadendo nel prato sul retro. Qualunque cosa ci fosse sott'acqua mi ha fregato e l'adrenalina della cattura e del combattimento se ne va per lasciare il posto alla delusione che qualunque pescatore che abbia perso un pesce di taglia conosce bene. Mi faccio già il processo da solo: ho perso troppo tempo a tocchignare la frizione (bisognerebbe regolarla ancor prima del primo lancio), ma soprattutto quando ho sentito di avere un pesce non l'ho ferrato, limitandomi a recuperarlo a canna alta. Pur nella delusione qualcosa di positivo c'era: la presenza confermata di qualche specie di predatore. Che fosse un probabile luccio? Sono quasi più dispiaciuto di non essere riuscito a vederlo prima che si staccasse del fatto di averlo perso. Spronato da questo attacco predatorio, anche se non coronato dal lieto fine, non perdo tempo e riprendo a lanciare. Qualche minuto dopo però incaglio veramente, in prossimità della base del pilastro più vicino a riva. Tiro, mollo, insisto da diverse angolature, ma alla fine non resta che chiudere la frizione al mulinello e prepararsi alla frustata del filo che si spezza, cosa che puntualmente accade. Riprovo con un ondulante, per poi tornare ad un rotante e incaglio di nuovo, più o meno nello stesso posto. Accidenti! Poi notiamo che mi sono attaccato ad uno spezzone di filo, probabilmente la parte di lenza che ho lasciato in acqua qualche minuto prima. La Sbriffa, vedendomi nervoso e un po' demoralizzato prende in mano la situazione e la canna e con un paio di manovre decise fa volare il cucchiaino sul prato. Esaminando il piccolo groviglio di filo attaccato all'ancoretta del cucchiaino ho la conferma che mi ero...incagliato su me stesso. Ormai il sole è calato di molto e si va a nascondere dietro una casa nei paraggi, lasciandoci nell'ombra. Cedo la canna da spinning alla Sbriffa e tengo d'occhio le canne a galleggiante. Quando ormai stiamo per fare i bagagli e tornare a casa la Sbriffa fa l'ultima "cattura", che purtroppo non possiamo rilasciare:


Si tratta della classica "peseta", infilzatasi durante il recupero del cucchiaino. Osservando la livrea argentata della peseta la collego al fatto che quel predatore che non sono riuscito a tirare a riva ha attaccato un rotante argentato. Considererò quindi il cucchiaino argentato una valida esca artificiale in queste acque. Sono quasi le cinque, quando carichiamo le nostre cose ormai fredde e inumidite in furgone e ci scaldiamo tornando verso casa. Tutto sommato è stata una bella giornata, abbiamo appurato che ci sono diverse specie di pesci e sono sicuro che torneremo, anche perché il sottoscritto ha un conto in sospeso con qualcosa dai riflessi giallo verdi...

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