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mercoledì 4 dicembre 2013

Strana cattura al canale Ramo

Sono tornato al canale Ramo, per provare a dare la caccia al predatore che nell'uscita precedente dopo aver fatto il piacere di attaccare il mio cucchiaino ha deciso di ripensarci e di toglierselo dalle fauci, lasciandomi l'amaro in bocca.
Beh, l'uscita di pesca si è conclusa con un sano cappottone ed una discreta infreddolita ai piedi. Però una cosa l'ho presa: mentre recuperavo lentamente il cucchiaino a centro canale mi sono impigliato sul fondo. Ho fatto forza e l'artificiale s'è disincagliato dal fondale, mantenendo però qualcosa di attaccato. Mentre recuperavo il qualcosa s'è fatto vedere in superficie. Da distante sembrava un coperchio di un barattolo di vernice o qualcosa di simile. Una volta giunto a riva ho scoperto con sorpresa che si trattava di una grossa conchiglia di bivalve. Chissà che roba è... certo che è davvero grossa!


martedì 26 novembre 2013

Una domenica sul Canale Ramo

L'arrivo dell'inverno è ormai alle porte, i sintomi ci sono tutti: tempo spesso uggioso, temperature in calo e montagne imbiancate. La voglia di andare da qualche parte ad appoggiare le canne però c'è sempre e se non piove perché non andare a provare qualche posto nuovo? Noi pescadoret della domenica andiamo anche bene, perché per noi quasi ovunque è un  posto nuovo. Come di regola, in questo periodo selezioniamo la nostra meta sfruttando Google maps e Google Street wiew, in modo da poter verificare, perlomeno in linea di massima, l'accessibilità della location, la possibilità di parcheggiare il mezzo senza rischiare che finisca in un fosso o che infastidisca qualcuno e quanta vegetazione c'è (se c'è) ad ostacolare la nostra pescata. Dopo qualche riflessione abbiamo deciso di provare a pescare nel canale Ramo, nei pressi di San Donà di Piave (VE). Ci siamo fatti la nostra bella dormita, seguita dalla colazione e con calma abbiamo caricato il furgone e siamo partiti. In circa cinquanta minuti, sosta gasolio inclusa, eravamo sul posto. Il canale nel tratto prescelto si presentava come avevamo visto in anteprima: largo, con sponde accessibilissime ed acqua ferma.



 Ci siamo messi sulla sponda sinistra con tutte le nostre cosette e abbiamo cominciato a preparare le canne. Ho dovuto lasciare a casa la mia vecchia Browning di 3 metri a causa del cimino rotto (rotto stupidamente a canna chiusa nel trasporto), per cui non avendo nessun'altra canna decente per la pesca a galleggiante, ho dovuto convertire la fidata DAM da spinning per la pesca all'inglese. Per la Sbriffa invece la consueta Daiwa da trota laghetto reduce dalle pescate sulla Bidoggia. La terza canna in uso a entrambi era la DAM Devil Stick della Sbriffa pronta per la pesca a spinning.
Caliamo le canne pensando a chissà quali profondità e ci accorgiamo che l'acqua è profonda poco più di un metro anche al centro del canale! Adeguiamo la profondità di pesca e mentre la Sbriffa sfrutta la gittata della propria canna posizionando il galleggiante verso fuori, io  non riesco a lanciare molto lungo e faccio sostare il galleggiante verso la riva. Il vento si fa sentire e increspa l'acqua. La situazione sembra piuttosto calma e dopo una mezz'oretta lascio la canna a galleggiante in supervisione alla Sbriffa e prendo in mano la canna da spinning. Comincio con un cucchiaino Ilba del 4 giallo fluo/pois neri. Comincio a fare qualche lancio per sondare il terreno. A volte il cucchiaino risale con l'ancoretta infarcita di alghe, ma è roba che non provoca incagli indesiderati. Insisto col cucchiaino e la Sbriffa mi dice: "Ho preso!" Nonostante il galleggiante fosse fermo un carassio si era mangiato il paio di bigattini che stavano sull'amo. La Sbriffa non vedendo movimenti voleva controllare che terminale ed esca fossero a posto e si era trovata il pesce in canna!


E' sempre bello quando un posto nuovo si rivela produttivo! Siamo già soddisfatti della nostra scelta e continuiamo a pescare, con la speranza di poter aumentare il numero di catture. Io insisto col cucchiaino, lancio oltre metà canale e lo lascio cadere prima di recuperarlo. Nel recupero avverto una resistenza. Penso ad un pezzo di alga più grossa o ad un pezzo di canna palustre. Alzo la canna a fine recupero e vedo un ammasso scuro attorno al cucchiaino. Lo appoggio per terra per capire se posso toglierlo con le mani o mi servono le forbici e... sorpresa, l'ammasso scuro appoggiato in mezzo all'erba si muove! Ho quasi preso paura...il mio primo pensiero è stato di aver catturato un rospo. Invece non era un rospo ma questo:




 Dovrebbe trattarsi di un gambero della Louisiana, il gambero killer di cui ho letto da qualche parte. A quanto pare sta colonizzando diversi corsi d'acqua nella provincia di Venezia, a scapito dei pesci, di cui mangia voracemente le uova. Pare anche che scavi la propria tana lungo le sponde dei canali, danneggiandole. Oltretutto resiste anche in acque fortemente inquinate. In pratica sono riuscito a tirare su un probabile flagello delle nostre acque con un cucchiaino...

Lasciato perdere il gamberone ho provato a pescare momentaneamente con un bel vermozzo in gomma per riprendere in mano il galleggiante dopo diversi lanci senza esito. Il clima è clemente, al sole non si sta neanche male. Ci spostiamo di qualche metro e questo si rivela una buona scelta perché la Sbriffa ferra una scardola, che non ha resistito al vermetto di terra preso dal composter di casa:




Poco dopo vedo il mio galleggiante fare movimenti sospetti e mentre recupero sento appena qualche sussulto. L'autore è un piccolissimo persico sole, che come spesso succede ha ingoiato l'amo fino allo stomaco:


Lo do per spacciato, ma la Sbriffa riesce abilmente a slamarlo restituendogli la libertà. Proseguiamo nella pesca, nonostante la situazione sia parecchio calma. Nel frattempo sono arrivati altri due pescatori, che come noi rimangono ad osservare l'acqua immobile senza catturare niente. Il vento è calato progressivamente fino a smettere e la superficie dell'acqua è liscia come una lastra.
Il sole comincia a scendere e la luce cambia. Penso che se ci sono predatori in giro per il canale si possano mettere in caccia di cibo, favoriti dal cambio di luce. Prendo la canna a spinning e provo con un bell'ondulante arancione. Lancio a destra ed a sinistra di alcuni grossi pilastroni in cemento. Niente. Poi decido di provare un paio di rapala, ma nonostante non siano affondanti riemergono troppo spesso guarniti di alghe. Ritorno quindi ai miei amati rotanti, attaccando un Martin 12 vespa giallo. Lancio insistentemente vicino ai pilastri e lungo la linea delle canne a bordo canale. Incaglio un paio di volte, ma sono cose da poco, si tratta di un rametto ed una cannella affondata. Rallento leggermente la velocità di recupero. Continuo a sondare la solita direttrice avvicinandomi una volta al pilastro e quella seguente alle canne, quando incaglio, questa volta male. La canna si piega mentre tiro per provare a liberare l'artificiale, e sento con sollievo che all'altro capo del filo qualunque cosa su cui mi sono impigliato inizia a cedere. Ho come la sensazione di aver preso un grosso ramo o qualcosa di simile. Poi osservo il filo nel punto in cui si immerge sotto il pelo dell'acqua e... si muove lateralmente. Ah. Realizzo che deve essersi agganciato qualcosa di grossetto. La Sbriffa mi guarda e dice: "Ma hai preso?" Rispondo: "Credo di si". Tengo la canna alta e vedo il filo spostarsi. Il tiro è uniforme, non avverto pompate o pinnate, ma la forza con cui la bestia oppone resistenza è piuttosto poderosa. La frizione non cede e mi preoccupo per la rottura del filo, senza considerare che come aggravante non ho nemmeno il cavo d'acciaio. Mentre armeggio con la frizione, che comunque non cede filo, qualunque cosa ci sia sott'acqua punta verso il canneto vicino alla riva. Sento odore di guai e cerco di tirare il pesce dalla parte opposta con la punta della canna quando vedo un riflesso giallo verdastro sotto riva; contemporaneamente non sento più il pesce in canna ed il Martin vola sopra la mia testa cadendo nel prato sul retro. Qualunque cosa ci fosse sott'acqua mi ha fregato e l'adrenalina della cattura e del combattimento se ne va per lasciare il posto alla delusione che qualunque pescatore che abbia perso un pesce di taglia conosce bene. Mi faccio già il processo da solo: ho perso troppo tempo a tocchignare la frizione (bisognerebbe regolarla ancor prima del primo lancio), ma soprattutto quando ho sentito di avere un pesce non l'ho ferrato, limitandomi a recuperarlo a canna alta. Pur nella delusione qualcosa di positivo c'era: la presenza confermata di qualche specie di predatore. Che fosse un probabile luccio? Sono quasi più dispiaciuto di non essere riuscito a vederlo prima che si staccasse del fatto di averlo perso. Spronato da questo attacco predatorio, anche se non coronato dal lieto fine, non perdo tempo e riprendo a lanciare. Qualche minuto dopo però incaglio veramente, in prossimità della base del pilastro più vicino a riva. Tiro, mollo, insisto da diverse angolature, ma alla fine non resta che chiudere la frizione al mulinello e prepararsi alla frustata del filo che si spezza, cosa che puntualmente accade. Riprovo con un ondulante, per poi tornare ad un rotante e incaglio di nuovo, più o meno nello stesso posto. Accidenti! Poi notiamo che mi sono attaccato ad uno spezzone di filo, probabilmente la parte di lenza che ho lasciato in acqua qualche minuto prima. La Sbriffa, vedendomi nervoso e un po' demoralizzato prende in mano la situazione e la canna e con un paio di manovre decise fa volare il cucchiaino sul prato. Esaminando il piccolo groviglio di filo attaccato all'ancoretta del cucchiaino ho la conferma che mi ero...incagliato su me stesso. Ormai il sole è calato di molto e si va a nascondere dietro una casa nei paraggi, lasciandoci nell'ombra. Cedo la canna da spinning alla Sbriffa e tengo d'occhio le canne a galleggiante. Quando ormai stiamo per fare i bagagli e tornare a casa la Sbriffa fa l'ultima "cattura", che purtroppo non possiamo rilasciare:


Si tratta della classica "peseta", infilzatasi durante il recupero del cucchiaino. Osservando la livrea argentata della peseta la collego al fatto che quel predatore che non sono riuscito a tirare a riva ha attaccato un rotante argentato. Considererò quindi il cucchiaino argentato una valida esca artificiale in queste acque. Sono quasi le cinque, quando carichiamo le nostre cose ormai fredde e inumidite in furgone e ci scaldiamo tornando verso casa. Tutto sommato è stata una bella giornata, abbiamo appurato che ci sono diverse specie di pesci e sono sicuro che torneremo, anche perché il sottoscritto ha un conto in sospeso con qualcosa dai riflessi giallo verdi...

lunedì 28 ottobre 2013

Pesca sul canale Bidoggia

Ormai l'autunno è inoltrato e dove abitiamo noi pescadoret della domenica (provincia di Treviso in zona pre-collinare) se si vuol pescare con la licenza B, laghetti di pesca sportiva a parte, o si mette in moto la macchina e si va in giù verso il mare... o anche, laghi di Revine esclusi. Al lago di Revine però il divertimento è molto limitato nel caso in cui non si possa usufruire di un qualche tipo di imbarcazione e si sia costretti a pescare in qualche rara postazione a riva, che in quanto tale è spesso occupata da altri pescatori. Al momento la barca non ce l'abbiamo e abbiamo deciso quindi di "andar in giù" e provare a posare le nostre canne su un corso d'acqua al confine tra la provincia di Treviso e Venezia: la Bidoggia. A dire il vero non era la prima volta che ci andavamo: c'eravamo già stati a luglio, ma con il caldo e le precipitazioni nulle di quel periodo sembrava un acquitrino algoso/melmoso e di aspetto davvero poco invitante, per cui il tentativo di pesca era stato breve, poco convinto e quindi inconcludente. Questo strano fine ottobre 2013 propone da queste parti giornate insolitamente miti per il periodo, e il tempo è generalmente grigio, ma con precipitazioni molto scarse e la domenica da noi prescelta non faceva eccezione. Per niente freddo, grigio quasi uniforme ed umidità in abbondanza ma senza pioggia. Il canale si è presentato in condizioni decisamente migliori di quanto avevamo visto a luglio: acqua sempre torbida come è normale in questo tipo di acque, ma meno sporca e mossa da una lieve corrente, minor presenza di alghe, e col livello dell'acqua leggermente più alto.


Incoraggiati da queste condizioni abbiamo dedicato quasi tutta la mattinata allo spinning, alla ricerca di black bass ed eventuali altri predatori. Questi si sono fatti vedere e sentire, con numerosi scrosci in superficie e movimenti vicino a banchi di ninfee ormai sfatte. Abbiamo provato inizialmente coi rotanti, ma il fondo è parecchio inerbato e un lancio senza agganciare qualche alga è cosa rara. Poi siamo passati ai vermoni siliconici innestati su amo anti-alga o sulle testine piombate, facendoli passare nei pressi dei banchi di ninfee sottoriva, ma senza risultati. I pesci nel frattempo ci spernacchiavano continuando il loro show di frequenti salti e mangiate a pelo d'acqua a pochi metri da noi. Abbiamo provato anche le ranette di gomma. Lanciandone una sempre nei pressi delle ninfee rovinate ho avuto finalmente un attacco, ma essendo qualcosa di inaspettato ho preso paura come un fesso e devo aver ferrato un po' troppo presto, così il furbone l'ha fatta franca. Verso le undici e mezza i pesci hanno iniziato a esibirsi sempre meno fino a non farlo per niente, lasciando il canale in uno stato di calma piatta. La morale della fiaba era: i pesci c'erano, eccome se c'erano, ma abbiamo sbagliato qualcosa (forse anche più di qualcosa) nella nostra tecnica di pesca o nel tipo di esche adatte in quelle condizioni di acqua. Per quanto riguarda la pesca al boccalone con le esche siliconiche ne abbiamo ancora un bel po' da imparare e ci serve fare esperienza.
La Sbriffa però da quando avevamo parcheggiato la mattina continuava a dire: oggi non si fa cappotto, vedrai. I fatti sembravano darle torto, ma finchè non si mette via tutto per tornare a casa senza aver preso niente non è mai detta l'ultima parola. A mezzogiorno meno un quarto abbiamo deciso di riporre in furgone le canne da spinning e abbiamo cambiato decisamente programma. Abbiamo tirato fuori il sacchettino da un euro di bigattini ed un paio di mie vecchie canne telescopiche rabberciate, roba di quando ero ancora un bocia. La mia attrezzatura era full vintage e composta da canna Browning Ryder 30 Carbon di tre metri con mulinello sempre Browning dello stesso periodo (presumibilmente fine '80 - primi '90) caricato con monofilo ignoto e non certo recente. La Sbriffa invece era un passo più avanti: canna telescopica da trota lago Daiwa Champion Trout 3.7 metri di circa 20 anni (mi pare fosse una canna di discreta qualità all'epoca, che ricordo di aver preso perché aveva un miliardo di anelli come le canne da pesca all'inglese) e mulinello DAM moderno di circa un paio d'anni imbobinato con filo 0.20.

Ora bisognava preparare le montature. Ho sempre amato la pesca a galleggiante, e in particolare con galleggiante all'inglese. Ho sempre pensato che chi se l'è inventata è stato folgorato da un colpo di genio. Ormai per me pescare a galleggiante significa pescare all'inglese e non so come mai mi ostino a non togliere dalla "cassettina degli attrezzi" i galleggianti tradizionali, dato che in questa mia fase di pescadoret non c'è quasi nessuna speranza che li usi. Ligio alla mia fede ho perciò allestito le canne con la mia tipica montatura all'inglese maccheronico. Maccheronico nel senso che uso quasi esclusivamente i galleggianti scorrevoli che mi auto costruisco e per quanto riguarda la distribuzione dei pallini sulla lenza faccio a naso, ovvero come mi sembra meglio in base a dove mi trovo a pescare. Alla Sbriffa monto un galleggiante a stelo da 5 grammi che porta 2.5 grammi fissato in modo scorrevole al filo tramite una piccola girella, fermato da nodo di lana e perlina stopper, per una altezza di pesca di circa 2 metri. Per me sempre un galleggiante a stelo ma da 7.1 grammi che porta 4 grammi di piombatura. Uso sempre il nodo col filo di lana e la perlina come stopper anche se l'altezza dell'acqua non lo renderebbe necessario e si potrebbe pescare col galleggiante in posizione fissa. Fisso un pallino da 1 grammo sopra la girella e altri 3 da un grammo sul terminale distanziati di una decina di cm con l'ultimo a circa 50/60 cm dall'amo. Proverò a pescare ad un'altezza di poco più bassa di quella della Sbriffa. Inneschiamo sull'amo qualche bigattino a bandiera e iniziamo la seconda fase della nostra pescata. La Sbriffa lancia al centro di un'ansa molto ampia, io un po' più su. Provo a capire la profondità effettiva del canale alzando in modo esagerato lungo il filo il nodo di stop e osservando il comportamento del galleggiante. Dopo alcune prove stabiliamo che nella zona centrale del canale si può pescare tra il metro e mezzo ed i due metri e che verso la riva opposta a quella dove ci troviamo dove la corrente è più lenta, l'acqua è presumibilmente alta un metro o anche meno. Mi sposto ancora un poco più a monte e lancio tra la metà ed i due terzi della larghezza del canale. I nostri galleggianti prendono leggermente la corrente facendo una lenta passata. Ogni tanto il galleggiante si inclina nel senso della corrente, segno che l'amo si è impigliato nella vegetazione di fondo, ma il più delle volte un colpetto di canna è sufficiente a fargli riprendere la passata. Rinnoviamo i bigattini ogni 2/3 lanci, montandone uno a calza per coprire il gambo dell'amo e altri 3/4 a bandiera. Dopo una ventina di minuti abbasso l'altezza del terminale a un metro e mezzo circa. Ad un certo punto perdo di vista il galleggiante mentre chiacchiero con la Sbriffa. Quando torno a guardare verso l'acqua non riesco più a trovarlo. Penso che magari la corrente l'abbia spostato più a valle verso di lei, ma non c'è nemmeno in quella direzione. Le opzioni rimaste sono che o mi sono incagliato male oppure ho agganciato un pesce. Inizio ad alzare lentamente e progressivamente la punta della canna verso l'alto e il galleggiante dopo una piccola resistenza riappare sorprendentemente più o meno dove l'avevo lasciato, per poi ripartire in modo inequivocabile verso il fondo. Stavolta ferro e provo la solita eterna emozione di quando all'altro capo del filo c'è un pesce. Che sia microscopico o grande per me ha poca importanza, è ogni volta la stessa piacevole sensazione. Dico alla Sbriffa: "Ho preso qualcosa!" ed inizio il recupero.  Che sia una scardola o che altro?  Poco dopo arriva a galla un bel pescetto, che tiriamo a riva.


Si tratta di un carassio, che slamiamo e liberiamo subito. La Sbriffa aveva ragione, oggi niente cappotto! Non ne avevamo mai catturato uno e sembrano decisamente più cicciottelli delle scardole che ci è capitato di agganciare al lago di Revine.
Dopo un abbraccio ed un goccio d'acqua riprendiamo a pescare, decisi a catturarne qualcun altro. Passano una decina di minuti e finalmente anche la Sbriffa rompe il ghiaccio e aggancia un altro carassio!
 

 
 Il carassio della Sbriffa supera i 20 cm (il galleggiante in foto ne misura 19.5) e siamo contenti per aver scappottato entrambi e perché il nostro metodo di pesca sembra funzionare, a maggior ragione considerando che non stiamo pasturando. Passa ancora un po' di tempo e la Sbriffa esclama: "Non ci credo!!!". Mi giro e la sua canna è piegata da un'altra cattura. Lemme lemme la pescadoreta instancabile mette la freccia e tira su un altro bel carassio, che subito slamato riguadagna l'acqua. 2 a 1 per la Sbriffa!



Riprendiamo a pescare ridendo e chiacchierando, pensando che la giornata è stata buona, almeno per dei pescadoret come noi. Peccato per non aver catturato nemmeno un black bass, ma tutto sommato qualche cosa nel nostro piccolo abbiamo pur combinato. Ormai tra una cosa e l'altra è passata l'una e mezza, ma ci abbiamo preso gusto con 'sti carassi. Ad un certo momento il mio galleggiante ha un piccolo sussulto e subito dopo parte veloce verso il fondo. Ferro immediatamente e sento che il pesce deve essere decisamente più grosso di quello che ho preso in precedenza. La conferma me la da la frizione del mulinello, che cede filo al tentativo di fuga del pesce. Chiedo aiuto alla Sbriffa, che subito molla la canna e arriva col guadino, così possiamo portare a riva con sicurezza il quarto carassio senza il rischio che strappi il filo e sia costretto ad andare in giro con un amo in gola. In effetti è più lungo e panciuto dell'altro e misura una trentina di centimetri scarsi:

 
Anche lui dopo la foto e la slamatura torna velocemente in acqua. Dopo qualche altro lancio la Sbriffa purtroppo si impiglia e rompe il terminale. Con l'occasione e visto che son le 2 di pomeriggio passate decidiamo di mettere via le canne e terminare la giornata di pesca per andare a mettere qualcosa sotto i denti. Anche oggi abbiamo fatto esperienza e abbiamo conosciuto una nuova specie di pesce, che a quanto pare non è per niente amato dalla maggioranza dei pescatori, ma che a noi sta decisamente simpatico. 

Pesca al lago di Zoccolo - Santa Valburga (BZ)

Quest'anno la mia Sbriffa ed io siamo dovuti arrivare a ottobre per renderci conto di aver pescato al mare, in qualche canale, al lago, ma mai in cerca di trote su per i monti. A dire il vero non siamo mai andati nemmeno in qualche laghetto di pesca sportiva a tirar su un paio di iridee da mettere in forno, neppure nei mesi freddi quando la pesca ai salmonidi è chiusa e per sentire l'emozione di un'abboccata troticola non resta altro dove poter andare. Durante l'estate il progetto di andare a buttare la canna in un lago montano è rimasto tale a causa di un periodo (...direi anche un anno) pieno di problemi lavorativi, spese forzate, impegni e fastidi vari. A fine settembre ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che se aspettavamo ancora un po' si finiva per saltare direttamente al 2014. Abbiamo deciso quindi di prendere e partire, senza se e senza ma. La nostra scelta è ricaduta sul weekend del 5/6 ottobre. Per quanto riguarda la meta abbiamo deciso per il sempre bellissimo Alto Adige e precisamente il lago di Zoccolo a Santa Valburga (BZ) in Val d'Ultimo. Il venerdì antecedente alla partenza le previsioni meteo erano abbastanza impietose: sia sabato che domenica grosse probabilità di pioggia anche se con temperature accettabili, ma ormai avevamo trovato una camera e la voglia di pescare era troppa per qualsiasi tardivo ripensamento.
SABATO
Il programma per la giornata di sabato era di andare a spasso da qualche parte, fare i permessi di pesca per domenica, comprare le esche ed eventuale altro materiale ad un negozio che avevamo preventivamente individuato in rete nei giorni precedenti; poi a cena presto e via verso la camera da letto.
Dopo un viaggio tranquillo ed una visita ai bellissimi giardini Trautmannsdorf a Merano, per fortuna sotto un cielo grigio tristezza ma senza pioggia, a metà pomeriggio ci siamo diretti al negozio di pesca, per metterci a posto con permessi ed attrezzatura. Con amara sorpresa appena arrivati di fronte alla vetrina abbiamo scoperto che il sabato pomeriggio era chiuso! Meno male che con a mente il pensiero del "non si sa mai" avevo prelevato dal nostro composter un paio di scatoline di vermi di terra, che però erano parecchio smilzi. Rimaneva il fatto di avere le bombarde abbastanza contate e pure di avere preclusa la possibilità di pescare con le camole, oltre alla più importante questione permessi di pesca. Il tutto senza tener in considerazione che avremmo potuto chiedere al negoziante qualche dritta sul lago e su come pescarci, cosa che per un pescadoret è uno dei pochi (se non l'unico) punto fermo su cui basarsi. Dal momento che altri negozi di pesca nelle vicinanze non ce n'erano e che probabilmente erano chiusi, bisognava almeno trovare un altro punto vendita per i permessi Abbiamo fatto in tempo ad arrivare a Lana, all'imbocco della Val d'Ultimo, un minuto prima che l'ufficio turistico chiudesse e quando siamo usciti con i permessi in mano (22,- € l'uno inclusi 5,- € di cauzione) eravamo sollevati per aver sistemato almeno questa incombenza. Dopo aver cenato ottimamente a Lana abbiamo imboccato la strada della Val d'Ultimo, che 31 km dopo ci avrebbe portato a Santa Gertrude, l'ultimo paese della valle, dove avevamo la nostra camera ad attenderci.
DOMENICA
 
Il letto comodo e la stanchezza avevano favorito un ottimo riposo. Altrettanto ottimo non era però il meteo, ma date le previsioni negative il fatto che potesse piovere era già stato messo in conto. Davanti alle tipiche colazioni altoatesine è un peccato grave non aver fame, ma per quanto mi riguarda mangiare al mattino è sempre stato un problema.
Dopo aver lasciato la pensione ci siamo accorti di non avere con noi il regolamento per la pesca. L'avevamo letto più volte a casa ma senza stamparlo e non ce ne avevano data una copia quando abbiamo fatto i permessi. Il problema non stava nel fatto di non sapere che esche e tipi di pesca erano o meno consentiti (quello me lo ricordavo), ma nelle misure minime delle varie specie, soprattutto alla luce del fatto che a memoria mi ricordavo che da regolamento era obbligatorio trattenere il pesce di misura quanto ovviamente rilasciare con le dovute cautele quello sottomisura.  Abbiamo rimediato chiedendo al bar del paese, che era uno dei punti vendita dei permessi e gentilmente ce ne hanno fornito uno.
Dopo cinque minuti di macchina abbiamo iniziato a prendere pioggia e contemporaneamente a vedere la coda del lago.
Ci siamo posizionati in sponda sinistra (quella in cui corre la strada), nei pressi di un immissario, dopo aver verificato la comodità del posto. Si poteva addirittura scendere in macchina fino alla riva del lago, dove c'era parcheggiato un altro pescatore locale. Buon segno. La pioggia continuava, non forte ma insistente, anche se il cielo non era brutto e addirittura a fondovalle si vedeva un po' di chiaro. Dopo una decina di minuti chiusi in macchina ad attendere che la pioggia smettesse o almeno calasse un po', abbiamo deciso di far finta che fosse bel tempo e con la giacca impermeabile addosso abbiamo iniziato ad armare le canne.
All'improvviso ecco il nostro vicino che tiene forte la canna.. una bella sguazzata e a riva giunge un bel pezzo di lacustre da minimo 6/7 etti.. ah però.. allora ci sono speranze!
E giù...giù le canne, la cassettina, le esche e la super poltroncina pieghevole per la Sbriffa rosta. L'unica pescatrice che in piedi non resiste più di dieci minuti senza crollare sul primo sasso disponibile..! Le canne ed i mulinelli sono stati ripuliti accuratamente dal salso croato di un mese prima.. Ci guardiamo e la Sbriffa spinnofila parte di slancio e senza indugio con un bel cucchiaino..io pian piano, come di regola, penso, con calma faccio su la mia DAM con il mulinellone grosso caricato a 0.23, metto una bombarda da 10 G4 stimando il pesce da mezza altezza in su (vista la temperatura autunnale), aggancio il terminale lunghetto (1.80m circa) e rimugino sul piccolo vermino di casa che proverò a far risalire in qualche modo sul mio amo di un centimetro di apertura.. una cosa pseudo drammatica.. i più grossi vermi del composter erano comunque troppo piccoli per essere efficaci, ma ci provo ugualmente. Dopo questa esperienza imparerò che nel dubbio è meglio partire da casa con almeno il minimo di quel che serve in fatto di attrezzatura ed esche piuttosto che far affidamento su un negozio che può giustamente anche essere chiuso. Primo lancio..si spera sempre nel primo pesce al primo lancio, ma il nulla. La Sbriffa ne avrà fatti almeno 20 nel frattempo, ma niente. Guardiamo dalla parte del pescatore locale e pensiamo che chi primo arriva meglio alloggia. Si era piazzato giusto all'uscita del torrentello che si immette nel lago e che da casa avevo stimato come ottimo posto per metterci la canna.
Intanto la pioggia cala di intensità fino a smettere, il che non è niente male e la temperatura sembra salire un po'.
Insisto una mezz'ora, cercando nelle scatoline i vermi più grossi e ad un certo punto usandone addirittura due innestati a mò di camole, ma il risultato è sempre lo stesso. L'esca sembra ruotare anche bene in acqua, ma i vermi sono davvero troppo magri. Ripenso alle nostre uscite in altri laghi di montagna altoatesini (Neves, 2 volte Braies) col misero bottino di una lacustre a Braies e due cappottoni terrificanti. Le cose non sembrano andare in maniera diversa. Ma è ancora presto e stavolta sono più determinato e deciso a far saltar fuori una fario, la trota della mia gioventù, che da quando ho ricominciato a pescare mi ha sempre voltato le spalle. Eppoi il nostro vicino una l'ha catturata, questo giro non possiamo cappottare. Decido che pescare senza essere convinto dell'esca che ho sull'amo non va bene. Tolgo il terminale dalla girella tripla, lascio la bombarda al suo posto e faccio un terminale di circa un metro e mezzo di 0.14 alla cui estremità aggancio una girella ed un bel Martin 9 livrea vespa con la paletta dorata. Non so se bombarda più cucchiaino sia una cosa ortodossa, ma nella mia testa l'accoppiata mi permetterà di lanciare verso il largo facilmente sondando più acqua. Penso che a pesca non esistono tecniche ortodosse o meno, ma cose che funzionano o non funzionano. Vedremo se sta abbinata funzionerà o meno.
Mi sposto un po' in là verso la diga. Cammino su un terreno che sembra un residuato bellico, ovvero quanto lasciato dalle ruspe che avevano cercato di sistemare del materiale di scavo (sassi rocce ghiaia) sulla sponda del lago in maniera un po' andante. Mi fermo su una puntina di non più di un metro calpestabile e inizio una serie di lanci. La Sbriffa comincia già ad avvilirsi a causa di qualche incaglio. Lancio sempre verso il largo, inizio il recupero dopo aver lasciato affondare per qualche secondo il mio complesso bombarda/Martin e subito sento qualcosa all'inizio del recupero. Non sembrava una mangiata.. mah.. che abbia preso qualcosa? Sembra di tirar su un ramo, un peso morto. Seguo con gli occhi il filo dalla punta della canna piegata fino al pelo dell'acqua ma non vedo nulla. Poi recuperando intravedo una schiena argentata. "Sbriffaaaaa!" Qualcosa c'era.. Sottoriva la trota tira un paio di salti e scodate dopo una prima parte di combattimento fiacca. Una bellissima iridea da 35 cm che la mia Sbriffa provvede a retinare e tirare fuori dall'acqua. Mamma mia che emozione! Evvai che non si fa cappotto! Però tirava poco o niente..! Sembrava quasi un calamaro croato...Ma intanto si inaugura il permesso e dopo la misurazione della lunghezza la Sbriffa va a segnare la prima cattura! Foto di rito :-) Puliamo subito la sua pancetta e la riponiamo nel sacchetto.
 
 
Esca che pesca non si cambia e così lascio su il Martin corpo vespa giallo con paletta dorata:
 

Poco dopo il pescatore locale ripone le proprie canne, carica tutto in macchina e se ne va. A questo punto il campo di pesca è tutto per noi e proviamo subito a testare la zona  antistante la foce dell'immissario. Al sottoscritto non va molto bene poiché perde il Martin dopo appena un paio di lanci incagliandolo sul fondale a non molti metri dalla riva. Anche la Sbriffa ci rimette una bombarda completa di terminale. Rifaccio la montatura sostituendo il finale con uno un poco più grosso (0.18) e monto un altro Martin pari peso, ma in livrea vespa a corpo rosso. Dopo diversi lanci infruttuosi provo a mirare un po' più verso il largo, ma non salta fuori niente. Avvisto un bel pescione ad occhio e provo a lanciare un poco più in là di dove staziona per fargli passare il cucchiaino davanti al muso, ma non accenna nemmeno ad inseguirlo e il lancio dopo è già andato. Faccio qualche lancio con un piccolo ondulante, che scodinzola in modo molto invitante, ma non produttivo. Ritorno quindi verso la zona in cui si era agganciata la prima trota. Camminando a bordo riva vedo incastrato tra i sassi un cucchiaino tandem. Pensavo che i tandem si usassero solo per i lucci ma a se era lì un motivo doveva esserci. Peccato che l'ancoretta era in pessime condizioni, altrimenti la mia curiosità mi avrebbe spinto a provarlo subito. Cerco nella scatolina dei cucchiaini qualcosa che sia di colore giallo oppure oro, visto che il rosso non aveva avuto risultati. Trovo un bel Mepps Black Fury del 3 che penso di aver usato l'ultima volta almeno una quindicina di anni prima. E' ancora perfetto, non è nemmeno ossidato. Dopo alcuni lanci verso il largo arriva il secondo attacco! Si tratta di un'altra iridea, appena più grande della prima. Speravo nella tanto desiderata fario, ma penso che con questa seconda cattura abbiamo fatto meglio che in tutte e tre le nostre uscite in lago di montagna messe assieme e quindi c'è da stare più che contenti. Il tempo passa e mentre io sono in piena trance alieutica la Sbriffa mette (giustamente) qualcosa sotto ai denti. Io quando pesco cado in uno stato mentale in cui non sento la fame e a malapena percepisco la sete, per cui mi dimentico anche di bere; mi fermo solo per pisciare, che bevendo poco o niente è cosa rara. A volte penso che potrei stare dall'alba al tramonto con la canna in mano ininterrottamente senza grossi problemi.
Mi sposto ancora una cinquantina di metri più a valle verso la diga per provare un altra zona e inizio a lanciare e lasciar appoggiare sul fondo il "treno" di bombarda e cucchiaino e poi iniziare il recupero, per andare in cerca del salmerino alpino. Ho letto un po' dappertutto che il salmerino staziona sul fondo e l'idea di catturare una specie che non ho mai preso né visto prendere mi stuzzica assai. Nel frattempo la Sbriffa, che è un po' avvilita per non aver preso nulla, aggancia finalmente una trota, ma a un paio di metri dalla riva, quando ormai sembra cosa fatta, questa si slama. Sembra che per lei non sia giornata, purtroppo. Il fondo del lago nel punto in cui mi trovo non deve essere molto accidentato perché nonostante i lanci ripetuti e lasciati cadere sul fondo non incaglio nemmeno una volta. Lancio un po' a raggiera, partendo da monte per finire verso valle. In uno di questi lanci a metà recupero sento una bella botta, la canna si piega e inizia la battaglia! Il pesce ha mangiato abbastanza in profondità e nonostante continui a recuperare ancora non si fa vedere, ed anzi, punta deciso a guadagnare il fondo anziché saltare sull'acqua come le iridee precedenti. Finalmente dopo la sfuriata iniziale cede un po', inizio con calma a tirarlo verso la riva e dovrà farsi vedere. Salmerino? Iridea? Fario?
Comincio a intravedere la sagoma e dal colore riflesso in acqua non è certo una iridea, ed anzi, mi pare proprio un salmerino! Grido come uno scemo alla Sbriffa che è 50 metri distante: Salmerino, salmerino!!! E invece quando esce dall'acqua a un metro dalla riva scopro con sorpresa che è una fario! Alzo le braccia al cielo e salto come una cavalletta... dopo un sacco di anni ritorno a pescare la trota della mia gioventù! Ed è anche più grande delle precedenti, con i suoi 39 cm.

 
 Verso le 16:00 ci fa visita il guardiapesca, a cui la Sbriffa esibisce i permessi e fa vedere il pescato. Siamo a posto con tutto, ma qualcuno che nel frattempo ha parcheggiato poco distante da noi e che stava per scaricare gli attrezzi del mestiere forse non lo era. Dopo un breve conciliabolo col guardiapesca risale in macchina e se ne va, seguito da quest'ultimo e ci ritroviamo di nuovo soli o quasi. C'è solo un'altra persona che passeggia lungo il lago, ma nel giro di un quarto d'ora rimaniamo soli per davvero. Alle 17:00, considerando il viaggio di oltre 3 ore che ci attende per ritornare a casa riponiamo a malincuore le canne e tutto il resto. Lasciare l'Alto Adige ci mette sempre un po' di tristezza, ma partiamo pensando che il prossimo anno torneremo sicuramente un'altra volta... giusto per verificare se io ho avuto la classica giornata fortunata (e la Sbriffa quella sfortunata) o se queste del lago di Zoccolo sono acque adatte a noi pescadoret della domenica...
...finiamo con i nostri:
Consigli per dormire: Garni Villa Elisabeth a Santa Gertrude (BZ), bello ed economico, a 5 minuti di macchina dal lago di Zoccolo e a poco di più dagli altri laghi della Val d'Ultimo. In alternativa per stare più vicini a Merano o Bolzano vi consigliamo Haus Winkler a Vilpiano (BZ) a circa 35 km dal lago di Zoccolo, posto incredibilmente tranquillo in mezzo ad un meleto; la camera dove abbiamo dormito era bellissima (ma ci sono anche appartamenti coi fiocchi), d'estate c'è il giardino con la piscina, i padroni di casa sono cordialissimi e per chi ha fame la mattina la colazione è il top!
Consigli per mangiare: Osteria Pfefferlechner a Lana (BZ) : è anche un birrificio artigianale, ha ottima birra e i migliori schlutzkrapfen che abbiamo mai mangiato in Alto Adige! Al di là del mangiare e bere l'ambiente ed il biergarten esterno sono davvero particolari e meritano una visita.
 Info per pescare: www.fischerei-braunsberg-ulten.it/it/

domenica 20 ottobre 2013

Filosofia del Pescadoret

1) Alzati quando sei ben riposato e vai a pescare..Pescare da stanchi ed assonnati porta ad innervosirsi facilmente al minimo inconveniente, e con lo stato d'animo sbagliato con buone probabilità non pescherai niente, se non bestemmie varie e fantasiose!
2) Se ti dicono vai a pescare alla tal ora, usa le tal esche ecc ecc ecc.. ascolta attentamente, che non fa male... e poi fai quello che vuoi tu o che ti senti di fare. Almeno non te la prenderai con nessuno in caso di cappottone!
3) Con una canna ed un mulinello si fa tutto..o quasi (noi ad esempio: lago, mare, canale..). Se hai elasticità mentale e facilità al cambio tecnico (fondo, galleggiante, spinning, ecc...) non ci sono problemi..
4) Arrangiarsi con quello che si ha..e fare i conti con quello che manca perché dimenticato di comprare/lasciato a casa.. Ad esempio al laghetto di pesca sportiva siamo riusciti a pescare con le more di gelso provenienti da un albero in loco (... mangiavano tutto quelle zozze..!) questo porta al punto seguente..
5) Fare di necessità, virtù..! (noi siamo molto virtuosi, per esempio: come portare a casa un polpo per la prima volta casualmente allamatosi con una testa di sardina? Dagli tante di quelle botte in testa, con qualsiasi sasso dal mezzo kilo in sù che trovi nei paraggi , finchè sei sfinito tu o è morto lui; oppure lascia che il pescatore vicino a te gli rivolti la testa svuotandola in tre secondi e ti metta i mano 700 gr di polpo, ridacchiando che lui lo userebbe come esca..eh beh..!)
6) Scegli le esche artificiali in base al tuo gusto estetico (alla Sbriffa la totanara piaceva rosa e così l'ha comprata, poi ha scoperto che andava anche bene!). D'altro canto se le esche ricoprono parenti intere dei negozi, è perché qualche esperto o qualche fesso le compri..!
7) Fatti venire buone idee...! I galleggianti ad esempio non costano molto, ma se ne perdi 2 ogni uscita potrebbero diventare una cambiale in scadenza. Soluzione: trova un canneto, raccogli le canne più rigide e diventa un esperto creatore di fantastici galleggianti.. chiedi a Pino come si fa! (volendo alla Sbriffa come colorarli.. L'auto costruzione è divertente, e se funziona, la soddisfazione è enorme.
8) Cerca di pescare vicino a chi puoi spiare (per vedere cosa fa e rubare con l'occhio), ma stanne sempre lontano..! I pescatori esperti potrebbero pensare di usarti come esca a tua volta..! Ti guarderebbero con sguardo di compassione come un appestato in fin di vita ed alla prima occasione ti finirebbero con qualche frase del tipo..."Ma atu fat come a perderla...?!"
9) Quando scegli la destinazione per la pescata, cerca di unire l'utile al dilettevole.. Ci sono un sacco di bei posti poi non così lontani da casa, che meritano di essere visitati e molti fantastici B & B pronti e disponibili per concederti un sano riposo che ti permetterà di arrivare in 10 minuti alla location prescelta (senza spararsi 2 ore di allegra colonna anche all'andata..ci penserà il ritorno a demolire quello che resta di te). Tirandole somme, con l'occasione della pesca si visitano posti nuovi o con l'occasione di visitare posti nuovi, si pesca. Insomma, lascia la canna sempre in macchina..! Ps: se puoi pulisci il pesca appena pescato.. Non ha prezzo!
10) Andare a pescare ai laghetti di pesca sportiva a pagamento non è reato, soprattutto se reduci da svariati ed umilianti cappottoni o da tristesse varie..! Almeno il morale ne avrà giovamento (il portafoglio meno...se fai come la sbriffa che nell'euforia tira su il mondo in due ore..!)
11) Girate sempre armati di macchina fotografica perché non potete sapere quando capiterà l'inimmaginabile (per esempio un luccio da 3 kili e 700 gr che per un Pescadoret è tanta, ma tanta roba...) ...e poi, quando sei depresso perché non puoi pescare, o hai inanellato qualche battuta a vuoto vedere le foto tira su il morale!
12) Nelle giornate in cui butta male ricordati che anche una scardolina da mezzo etto ha il suo perché..! (sempre che tu abbia la macchina fotografica ovviamente..!)
13) Ricordate che, soprattutto se amate fare voi i nodi per legare ami, girelle o quello che serve, è sempre meglio verificare l'integrità degli stessi piuttosto spesso. Vai a vedere che l'unica volta che ti si appende un'otre da 3 kg hai l'amo lasco ed il pesce tira su la pinna media e ti saluta..!
14) Non sognatevi mai di andare a pescare ovunque sia, senza essere muniti di regolare licenza e/o permesso. Sarà anche noioso tirar fuori 20/25 carte per metter giù la canna una giornata in un bel torrente o laghetto alpino, ma dove vuoi spendere i soldi se non per la tua passione? Una buona idea è anche avere sempre appresso un bel metro da sarta. Questo per non rimpiangere di essere rimasti sotto le coperte al posto di godersi una spettacolare giornata di sole al lago in compagnia del guardiapesca (che sembrava un simpatico spettatore delle vostre imprese.. ed invece stava pensando a quanto si sarebbe divertito a distanza di qualche minuto a rovinarvi per aver trattenuto un pesce sottomisura..!)
15) I 35 euro meglio spesi a nostro parere, sono per la sacca porta canne. Strumento dall'aspetto inutile ed ingombrante,  sembra perfetto per un maniaco dell'ordine e della pignoleria. La verità è che se vi manca, e dovete camminare anche per soli 20 minuti per arrivare a quel posto bellissimo e sicuramente pescosissimo che vedete da dove avete parcheggiato la macchina, mentre percorrete un sentiero fitto di arbusti, rami di alberi e erba alta rimpiangerete amaramente, e tra somme bestemmie, di averlo lasciato sullo scaffale del buon negoziante di fiducia (che tra l'altro non avrà lesinato di spiegarvi in tre lingue diverse che è piuttosto utile..!)
16) Siate fantasiosi: se avete letto o vi hanno detto che in tal posto si pesca in un modo, e puntualmente non sentite nemmeno una beccata, provate pure a mettere su qualunque cosa avete portato via. Cambiate altezze, terminali, esche e credete in ogni lancio che effettuerete. Se poi va male restano sempre le foto delle catture della volta prima..! Eh  beh..
17) Se uno è un pescadoret e non un esperto garista o un virtuoso di canna e mulinello trovare la location giusta evita di perdere di tutto su: alberi che erano li prima che voi decideste di andare a pescare, scogli, ramaglie, fondali rocciosi sempre o quasi visibili da riva, gentili curiosi che così se ne andranno (tirate pure..!). Visto il numero del dettame filosofico, sembrava buon argomento da trattare..!
18) I veri Pescadoret della domenica, fingono con amici e parenti di andare a pescare la domenica, in realtà ogni occasione è buona per fuggire da casa ed andare a fare due lanci in santa pace (e santo silenzio..)
19) In una giornata in cui va tutto alla grande e sembra che i pesci facciano a gara per attaccarsi all'amo la pioggia, il vento, il freddo, la sete, la fame (..!) o il buio sono piccoli inconvenienti di cui non si deve tener conto.
20) Se avete in mente di provare una nuova tecnica o avete voglia di provare a pescare una specie che non avete mai insidiato, e non conoscete un pescatore esperto che vi possa spiegare o lo conoscete ma proprio per questo lo evitate cercate su youtube qualche filmato illuminante. Con noi ha funzionato alla grande, nella fattispecie riguardo alla pesca al calamaro, che non sapevamo nemmeno si potesse pescare da riva con la canna...
21) C'è sicuramente un momento migliore per pescare in un determinato posto. Quando si ha voglia e si è motivati, quello il nostro momento migliore. Peccato che spesso i due momenti non coincidono... ma diverse volte la motivazione la vince sull'orario in cui buttiamo giù la canna e capitano delle belle sorpresine...

sabato 19 ottobre 2013

Chi sono i pescadoret della domenica

Sbriffa: pescare è sempre stata una fissa.. probabilmente perché da bambina mi pareva una cosa straforte vedere mio papà conciato dalla testa ai piedi con tante e strane cose che passavano dal verde marcio al verde sbiadito. Sigaretta appoggiata tra le labbra (tutto il fumo negli occhi..di regola) scarponi o stivaloni fino alle anche.. dipendeva dove si sarebbe svolta la battuta.. ore 7 suonava il campanello e arrivava il solito amico della domenica mattina per l'uscita.. poi sparivano e nessuna notizia fino a mezzogiorno.. quando era ora di mangiare non  mancavano mai di tornare.. Meschio, Livenza, Torre per le scorribande dal nonno.. arrivavano sempre con qualcosa in saccoccia che mia mamma si rifiutava perentoriamente di pulire.. tu lo hai preso tu lo pulisci e se possibile te lo cucini pure.. eh beh...
Sono diventata grande, perché prima ero troppo piccola per poter andare con loro.. ma anche da grande non c'era mai spazio, luogo o tipologia di uscita che mi contemplasse...
Alla fine sono stata premiata  con l'essere prescelta quale intestataria di posto alla gara di pesca annuale dell'associazione di mio papà...che emozione... Eravamo in 4... mio papà, Gigi, Paolo e la "morosa" di mio papà (simpatico veronese di passaggio).
Laghetto riempito al colmo da quintali di trotine da 2 etti, pronte per essere allamate con qualsiasi esca a disposizione da una massa di super pescatori ben attenti poi a riempire di piombini la pancia delle loro prede.. pur di portare a casa la bottiglia..!
Insomma a farla breve le mie speranze vane sono state ancor più demolite dall'azione combinata di Walter, il veronese che inseriva il verme, Paolo che lanciava e Gigi che, quando qualche sparuta trotina osava allamarsi, tirava su, slamava e seccava l'ospite..
Però lo speck l'ho anche portato a casa... eh beh..!
Così di anno in anno pensavo e non concludevo mai niente. Qualche anno fa dico a Pino (il mio Pino..): e se andassimo a pescare? Lui da bravo ometto lo aveva fatto in gioventù, quindi la canna la sapeva usare e magari con un tentativo di rispolvero poteva tornare a piacergli.. Così è stata!! Pino è anche parecchio bravo (tanto che la Sbriffa può andare a nascondersi spesso e volentieri).. E' curioso, cerca legge e trova laghetti sperduti nel nulla dove passare qualche bella ora in silenzio a respirare aria buona e ad imparare in fondo a diventare più furbi delle nostre amiche trotine...! :-) Quest'anno abbiamo pure pescato i calamari al mare...! Da non crederci..!
Mio papà, al racconto del ritorno dalle varie uscite ci ha etichettato:
"Che pescadoret dea domenega...!" D'altronde siamo veneti....!!!! E così nasce il blog :-)

Pino: le mie origini di pescatore si perdono nella fanciullezza, più o meno quando l'età sale in doppia cifra e hanno uno stop verso la maggior età. Bei tempi, quando la domenica mattina si usciva da casa alle 6/7 di mattina stivali ai piedi con un coetaneo o anche in solitaria a battere le briglie del torrente che passava dietro casa, con piccole cannette di due metri, qualche cucchiaino, i vermi presi il giorno prima nel letamaio di qualche nonnetto buonanima o le larve dei portasassi recuperate direttamente sotto ai ciottoli del torrente. I genitori fiduciosi ci lasciavano andare soli senza problemi, ci si allontanava lungo il corso del torrente anche di qualche chilometro, ma era sufficiente (e consigliabile a meno di non voler esser sgridati, che alla nostra generazione i genitori facevano ancora un certo timore) ritornare per l'ora di pranzo.
Ricordo di aver sempre preferito la pesca a galleggiante, cosa che prediligo anche oggi. Trovavo più bello ed emozionante vedere il pesce mangiare visivamente piuttosto che sentirlo attraverso la punta della canna o sul filo teso dal dito. Nonostante la tecnica approssimativa, una certa quantità di ami, piombi e ferraglia persa tra i rami degli alberi e i sassi e l'ingenuità della giovane età, spesso e volentieri tornavo a casa con un paio di Fario nel cestino che orgogliosamente consegnavo alla mamma, la cuoca di casa. Ricordo anche più di qualche gita a pesca al lago di Revine con mio padre, in cui un Rapala Floating snodato livrea persico (che possiedo ancora oggi) mi ha regalato un boccalone di circa 1,3 kg, che allora era il pesce più grosso che avessi mai avuto la fortuna di allamare. 
Poi nella mia "carriera" di pescadoret c'è stata una pausa lunga suppergiù una quindicina d'anni o forse anche di più. In questo lasso di tempo l'attrezzatura è rimasta a prendere polvere e stagionare a casa dei miei, fino a quando la Sbriffa, (la mia Sbriffa) qualche anno fa un bel giorno mi manifesta la sua volontà di pescare. L'idea non mi dispiaceva e mi incuriosiva vedere se sarei stato ancora capace di fare qualcosa. Così sono andato in cerca nel garage a casa dei miei e ho trovato più o meno tutto com'era rimasto. Mi ricordo benissimo il giorno prescelto per il ritorno a pesca. Era un sabato pomeriggio molto caldo dei primi di settembre di 3 o 4 anni fa, in un laghetto di pesca sportiva a mezz'ora da casa. Non c'era tantissima gente, avevamo preparato e armato le canne e mi apprestavo a lanciare... e come ogni cosa che si riprende a fare dopo un lungo periodo di pausa mi chiedevo se sarei stato in grado o se la lenza sarebbe finita a un metro dalla riva o se avrei imparruccato. E invece lanciavo discretamente, recuperavo, infilzavo le esche, mi ricordavo perfino come legarmi gli ami... ma non tiravo su una trota che fosse una! Nemmeno gli altri catturavano un granchè, ma ogni tanto qualche trota allamata che saltava la si vedeva. Noi niente, ed il pomeriggio diventava sera. Morale della fiaba... incredibile ma vero: doppio cappotto in laghetto! Era una débâcle che avrebbe potuto essere la pietra tombale alla carriera di pescadoret, quantomeno alla mia. E' una semplice reazione psicologica: provi a rifare qualcosa in cui te la cavavi dopo anni di oblio, il risultato è penoso e decidi di tornare a mettere tutto nel dimenticatoio e accontentarti dei ricordi dei bei tempi andati. Ma noi siamo teste dure e dopo quel primo ceffone al morale non ci siamo arresi e abbiamo insistito...
E dopo quel doppio cappottone di quel sabato pomeriggio siamo arrivati ad oggi con alterne fortune, tra cocenti zeri e qualche cattura di quelle che hai preso giornata e ti si stampa il sorriso sulla faccia...