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lunedì 14 aprile 2014

Ritorno al Lago di Zoccolo (in versione primaverile)

Sono passati quasi sei mesi dalla nostra ultima uscita in un lago alpino. precisamente al lago di Zoccolo in Val d'Ultimo (BZ) (http://pescadoretdelladomenica.blogspot.it/2013/10/pesca-al-lago-di-zoccolo-santa-valburga.html).
Da quei primi giorni di ottobre 2013 ad oggi la nostra avventura di pescadoret della domenica si è arricchita di numerose uscite di pesca, che tra alti e bassi ci stanno facendo maturare e accumulare della sana esperienza.
In occasione della fortunata uscita sull'Adige a Vilpiano (BZ) in febbraio abbiamo chiesto al grande Horst di Haus Winkler di prenotarci un alloggio per il weekend del 12/13 aprile. La nostra intenzione era di dedicare il sabato ad un'oretta di tennis, una passeggiata ed a qualche corroborante e rilassante ora di terme a Merano, e di fare le cose serie alla giornata di domenica. Per cose serie s'intende pescare, ovviamente. Il nostro programma è stato supportato dal meteo, che sebbene con qualche bizza ha retto per tutto il weekend. La cosa non era così scontata prima di partire, dal momento che le previsioni davano come probabile una debole pioggia per tutto il sabato e per la mattinata di domenica. Il sabato mattina, prima di dedicarci al tennis, siamo andati da Jawag a Marlengo per fare i permessi di pesca e prendere una scatola di lombrichi. Per chi ama l'abbigliamento da caccia e pesca di alta qualità la sosta in questo negozio potrebbe provocare scompensi cardiaci! Tra maglioni, pantaloni giacche e gilet c'è da rifarsi gli occhi... e per chi non ha problemi di soldi c'è da rifarsi il guardaroba. Siamo usciti dalla porta contenti, con i nostri bei permessi in mano. Ci attendeva un ora di tennis a Merano. La nostra giornata è proseguita come da copione alle terme. Una debole pioggia è caduta mentre eravamo in ammollo nelle vasche all'esterno nel primo pomeriggio, ma non era fastidiosa. Più che altro era preoccupante in ottica pesca l'indomani. Alla sera il nostro fisico, provato da una giornata in costante movimento, ci ha abbandonato molto presto, tanto che alle dieci eravamo già stesi a letto pronti a dormire.
Ci siamo alzati la domenica mattina verso le sette e mezza e fuori dalla finestra il colore dominante era il grigio del cielo, se si esclude il verde/bianco dei meleti in fiore. Almeno niente pioggia. Come nostra abitudine abbiamo fatto tutto con estrema calma. Dopo una buona colazione, rimaneva la triste operazione di caricare la macchina prima di andare a pesca. Abbiamo salutato Horst verso le nove e mezza, ma prima di andare a pescare ci siamo concessi una sosta da Hofladen Mooshausl a Terlano a comprare degli asparagi stupendi e freschissimi. Fatta anche questa sosta gastronomica non rimaneva che colmare la trentina di km che ci separavano dalle sponde del lago di Zoccolo a Santa Valburga. A dirla tutta quando abbiamo fermato l'alloggio in febbraio avevamo pensato ad altre mete per la nostra domenica a pesca. Pensavamo principalmente al lago di Rio Pusteria o a ritornare sull'Adige, ma la settimana prima di partire abbiamo scoperto che il lago di Zoccolo era già aperto e non abbiamo saputo resistere alla tentazione... per me di ripetere la bella pescata di ottobre 2013 e per la Sbriffa di "vendicare" il cappotto in quella occasione.
Alle dieci e mezza circa siamo arrivati nella stessa zona in cui avevamo pescato la volta precedente, ma ad attenderci abbiamo trovato una grossa sorpresa: il lago sembrava sparito!




Ovviamente il lago non era sparito, ma era più basso di almeno una trentina di metri rispetto a sei mesi prima, tant'è vero che abbiamo parcheggiato la macchina dove a ottobre 2013 c'erano almeno un paio di metri d'acqua!
Un po' scioccati dalla visione della pietraia desolata che aveva preso il posto dell'acqua, abbiamo impiegato un po' di tempo a decidere la zona in cui posizionarci per pescare. Sulle sponde c'erano già una dozzina di pescatori, che essendo del posto presumibilmente avevano occupato i posti produttivi o almeno più agevoli. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo individuato un angolino sulla sponda sinistra su cui poggiare le nostre cose e iniziare la pescata. Mentre scendevamo la china verso la sponda attuale del lago sferzati da una vento freddo e insistente ho pensato due cose, una semiseria ed una seria. Quella semiseria era che con così poca acqua (poca rispetto al livello normale del lago) la concentrazione di pesci sarebbe stata più elevata... La cosa seria invece era che in queste condizioni si poteva fare una sorta di radiografia alle sponde del lago per studiare il modo in cui digradavano verso il fondo e verificare la presenza di eventuali "gradini" o zone poco profonde. Una cosa molto utile e da tenere a mente per una futura uscita di pesca con l'acqua a livello normale. Non eravamo distanti dalla posta in cui avevamo deciso di metterci e osservando la sponda in quel particolare tratto mi rendevo conto del perché sei mesi prima in quella zona non avevo preso nemmeno un incaglio: non c'erano rocce o massi, ma solo un ripido piano inclinato di ghiaia e terriccio. Finalmente abbiamo raggiunto la sponda e velocemente abbiamo allestito una canna a fondo ed una a spinning per iniziare. Poi dal momento che la pesca è permessa con due canne ci saremmo presi il tempo di allestirne almeno un'altra. Pronti, via! La Sbriffa parte con canna feeder, montatura paternoster con un temolino da 40 g al posto del pasturatore e due bei metri di finale armato di amo con apertura di oltre un centimetro come da regolamento. L'esca è un bel lombrico vivace. Io invece parto a spinning, attaccando un Martin 9 grammi a corpo giallo. Un inizio pesca che è ormai il più prevedibile dei classici per quanto mi riguarda. Dopo qualche lancio ho presto capito che a spinning non avrei avuto vita facile, almeno non in quel punto. Dalla riva si estendeva una secca di diversi metri che i miei lanci, ostacolati dal vento forte, arrivavano a malapena a superare. In fase di recupero una volta entrato nella zona della secca percepivo chiaramente il cucchiaino che raspava il fondale. Non era sicuramente una bella cosa. Mentre sondo varie direttrici coi miei lanci la cima della canna della Sbriffa è mossa da una serie di scossoni. La ferrata non si fa attendere e dall'altra parte il pesce c'è! Mollo tutto, afferro il guadino e mi preparo a ricevere la preda. Presto il pesce si fa vedere e finisce nel guadino. E' una iridea di buone dimensioni e la Sbriffa esplode di gioia!




Sono le undici e un quarto del mattino e la Sbriffa può scrivere IRIDEA - 37 CM sul permesso di pesca! La sua felicità è incontenibile, è la sua prima cattura in un lago alpino e può metter definitivamente in archivio il cappotto di ottobre 2013.
Ci diamo un cinque e riprendiamo a pescare. Mi sposto di qualche decina di metri a destra verso la coda del lago, per vedere se anche lì ci sono problemi di secca. Sparo il primo lancio e a fine recupero incredibilmente ho un attacco. Porto il pesce a riva, è una fario e mi sembra piccola, per cui corro verso la Sbriffa per misurarla. La trotella supera di 3 centimetri la misura minima.

 La Sbriffa segna sul mio permesso FARIO - 30 CM. Uno a uno e palla al centro!
Decidiamo di spostarci entrambi verso il punto in cui ho catturato la fario in quanto il fondale sembra essere migliore. Il vento non cala di niente e continua a pelarci la faccia. Allestiamo la seconda canna per la pesca a fondo, con la stessa identica configurazione dell'altra. E' circa mezzogiorno e mezzo quando praticamente in contemporanea la Sbriffa ha un pesce in canna e pure grossetto e mentre insisto in un punto con un Mepps 4 argento con pallini azzurri incanno una iridea! La mia iridea misura 34 centimetri, ma la fario della Sbriffa ne fa addirittura 41!


E' un pesce bellissimo e come le altre fario prese allo Zoccolo sembra ibridata con la lacustre. I puntini rossi sono pochi e il colore di fondo tende più all'argentato che al tipico colore della fario. In un paio d'ore siamo a quota 4 pesci ed abbiamo avuto successo sia a fondo che a spinning.
Mi allontano per fare pipì e ne approfitto per fare alcune foto dall'alto. Ora che c'è un po' di sole si distingue chiaramente la zona di secca di fronte alla piccola penisola da cui pescavamo, mentre sembra meglio dove si trova la Sbriffa, che è un puntino sulla riva...


Una mezz'ora più tardi, mentre stiamo chiacchierando noto che il filo della mia canna non è più teso ed anzi è davvero lasco. Ripristino la tensione del filo e per non saper né leggere né scrivere ferro. All'altro capo del filo non riesco a capire che cosa stia succedendo. All'inizio sembra niente, poi mi pare di incagliare, poi recupero e a pochi metri da riva mi accorgo di aver preso un'altra trota. Stavolta è una lacustre di 30 centimetri a finire nel guadino. Siamo a quota 5 trote in totale e possiamo dire che siamo molto felici della giornata, anche perché il meteo va migliorando e il sole mitiga un po' l'effetto freddo del vento.


A stretto giro la Sbriffa risponde al mio terzo pesce, mentre sta recuperando il suo finale "pompando" con la canna e recuperando filo col mulinello alternativamente. E' una lacustre di 33 centimetri, che è probabilmente caduta vittima dell'invitante roteare del lombrico sott'acqua.


Nel frattempo il nostro vicino di pesca ha fatto su le canne abbandonando la sua postazione ed io da bravo avvoltoio monto un Mepps Black Fury sulla canna a spinning e mi piazzo al suo posto in cerca di fortuna. Dopo una decina di lanci la mia scelta sembra avere successo perché arriva una bella mangiata. L'iridea che s'era attaccata però con un gran salto sopra l'acqua si libera del cucchiaino e quella che poteva essere quota si trasforma in rammarico per l'occasione persa. Provo ad insistere, ma nessun pesce pare aver fame di ferraglia, per cui rifaccio il centinaio di metri a ritroso per riunirmi alla Sbriffa. Mentre mi avvicino a lei capisco dalla piega della canna che è lei ad essere ad un passo dal fare quota! Corro a darle una mano col guadino e mi grida che non è una trota. Spero tanto sia un bel salmerino...ma una volta guadinato "purtroppo" si rivela essere una iridea di 40 cm dai colori bellissimi!


Sono circa le quattro e mezzo di pomeriggio e per la Sbriffa è missione compiuta! Ha fatto quota al lago di Zoccolo, cancellando lo zero del 2013. dire che sia contenta non rende l'idea del suo stato d'animo! Ora sta a me vedere di pareggiare i conti e fare quota a mia volta. Lascio giù la canna a fondo e insisto con lo spinning, ma non ho esito. Verso le cinque smonto la canna da spinning e affido le mie speranze di cattura solo alla canna armata per la pesca a fondo. I miei lanci non sono per nulla precisi. Probabilmente le sei ore in piedi a pesca si fanno sentire, ma non ho la minima intenzione di mollare. Il fatto è che si sta facendo tardi e abbiamo più di tre ore di macchina da fare per tornare a casa, per cui il tempo stringe e se non combinerò niente nel giro di qualche decina di minuti volente o nolente dovrò accontentarmi (si fa per dire) di tre trote. La Sbriffa mi consiglia di adottare la sua tecnica di recupero con le pompate di canna. Ci provo anch'io e quando ormai siamo agli sgoccioli col tempo a nostra disposizione arriva la mia quarta trota, che non vuole saperne di farsi guadinare. Ho quasi paura che si stacchi, ma alla fine la portiamo a riva. E' una fario "vera", con una vivace puntinatura rossa.



Non è sicuramente un esemplare da record, ma è decisamente fotogenica! E' arrivata l'ora anche per me di riporre la canna. Mentre risaliamo la riva verso la macchina ci accorgiamo della grande stanchezza che rende pesanti le nostre gambe, ma questa è ampiamente compensata dall'esito più che felice della nostra pescata.





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