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mercoledì 19 febbraio 2014

Un sabato di febbraio in riva all'Adige a Vilpiano (BZ)


Sono passati alcuni giorni da quando siamo tornati a casa da un bel weekend "semi-lungo" nei pressi di Merano e ancora facciamo fatica a crederci. Siamo andati a pesca sull'Adige e abbiamo preso tre pesci. E' qualcosa di incredibile per dei pescadoret della domenica, considerando che eravamo all'esordio nella pesca alla trota in acque correnti.
Ma andiamo per ordine. Era da diverso tempo che covavamo l'idea di andarcene fuori dai piedi un weekend per cercare un po' di relax lontano dalle solite cose. Ci siamo rivolti al nostro affittacamere di fiducia Horst a Vilpiano (BZ) che ci ha dato disponibilità per il weekend del 14/15/16 febbraio. A cose fatte ci siamo resi conto che il weekend era quello di San Valentino. Entrambi eravamo d'accordo sul fatto che sarebbe stato un ottimo modo di festeggiarlo. Il venerdì nel primo pomeriggio eravamo in strada, con la macchina carica al limite dell'esplosione. Le previsioni meteo davano di buono il sabato, mentre per domenica e lunedì tanto grigiore e pioggia. Viste le premesse ci siamo attrezzati di conseguenza. Abbiamo preso su l'attrezzatura da sci nel caso il tempo avesse deciso di graziarci con il sole e la roba da tennis e l'abbigliamento da piscina per andare alle terme nel caso il maltempo si fosse confermato. Ovviamente anche le canne da pesca e tutto il necessario facevano parte del nostro ricco e ingombrante corredo. Guardando un video di pesca su Star Fishing TV infatti, mi ero reso conto che l'Adige nella zona tra Merano e Bolzano (e non solo quello) apriva alla pesca già la prima domenica di febbraio, quando qui da noi apre un mese più tardi. Così ci siamo fatti ingolosire e con l'incoscienza dei pescadoret inesperti abbiamo deciso di affrontare la nostra prima uscita in acque salmonicole già a febbraio, su un fiume importante come l'Adige. Una bella e difficile sfida...
Arrivati a Merano abbiamo messo in pratica le informazioni raccolte navigando da casa per essere pronti a pescare e ci siamo recati al negozio di caccia e pesca Jawag a Marlengo. Un negozio da sangue di naso da quanta bella roba ci strizzava l'occhio dalle pareti. Ci siamo fatti dare due dritte e abbiamo comprato un paio di cucchiaini e una scatola di vermi di terra. Poi, dopo un po' di rifornimento in una macelleria strepitosa in centro a Merano, ci siamo diretti al bar Madison, punto vendita dei permessi di pesca per il tratto di Adige da noi prescelto. Abbiamo cenato con una succulenta bisteccona a testa e siamo andati a dormire nel nostro bell'appartamento fornito di tutto. La notte è stata un po' tormentata dalla bassezza dei cuscini. Purtroppo è nostra abitudine dormire con cuscini alti e adattarsi non è facile.
Al mattino ci siamo alzati con calma verso le 8 e qualcosa e fuori dalla finestra c'era un bel sole. Ricordo di aver sognato di prendere una trota fario di 41 centimetri. Magari il sogno si fosse avverato! La superficie della piscina in giardino era gelata, segno di temperatura notturna inferiore allo zero. Siamo andati al supermercato, abbiamo fatto colazione al bar all'interno e siamo entrati a prendere due panini, un po' di affettato e un paio di altre cose. Di ritorno ci siamo fermati sulla sponda dell'Adige presso il ponte di Vilpiano a tre minuti di macchina dall'appartamento.
La nostra idea era di pescare a spinning, proprio come nel video su Star Fishing TV. Scendiamo la sponda, l'acqua sembra bella pulita e la riva scende dolcemente. Armiamo la canna della Sbriffa che monta un cucchiaino e parte a pescare. Subito capiamo che le correnti dell'Adige in questo punto sono fortissime in confronto a quelle che abbiamo affrontato finora e addirittura corrono più veloci di quanto potevamo immaginare. La cannetta Fenwick si dimostra troppo flessibile in punta per quest'acqua e siamo costretti a ripiegare sulla DAM Devil Stick che invece pare essere sufficientemente rigida. Io preparo la mia DAM da 2.40 che è da spinning pesante e non teme la forza di queste acque.
Al secondo lancio perdo già un Martin, piantandolo su un ramo sommerso a pochi metri dalla riva. Eravamo stati avvertiti sulla presenza di diversi rami sul fondale, quindi il perdere roba sul fondo non è una sorpresa, ma da fastidio lo stesso.
I lanci si susseguono, ma senza esito. Abbiamo diversi incagli, qualcuno si risolve e qualche altro ci costringe a rompere il filo, ma qui il gioco è difficile e ne eravamo consapevoli già da casa davanti al computer. Dopo un'oretta abbondante il braccio dolente della Sbriffa richiede una pausa dallo spinning. Tiriamo quindi fuori la mia canna Alcedo che normalmente uso col pasturatore e la prepariamo per pescare a fondo col temolino montando il cimino più rigido. Usiamo la stessa montatura da feeder, con il temolino montato alla girella scorrevole su un'asola del multiloop ed un finale di un metro e mezzo scarso con un bell'amo grosso e brunito.  Infilo con cura sull'amo un verme cicciottello e vivace e la Sbriffa lancia. Non siamo per niente esperti in materia e non sappiamo bene come gestire questo tipo di pesca. Consiglio alla Sbriffa di provare a tendere il filo vicino al mulinello con la mano sinistra per interpretare i movimenti del finale sul fondo. La mia indicazione non è per niente scientifica, sono solo reminiscenze di quando da bocia pescavo a fondo sulle briglie del torrente dietro casa. Lo sguardo di risposta della Sbriffa alla mia dritta si può riassumere in un grande punto interrogativo. Mi offro di prendere la canna in mano e farle vedere nel pratico la mia teoria. Afferro la canna, tendo il filo con la mano e dall'altra parte il segnale che arriva è inequivocabile: c'è un pesce attaccato! Lo comunico alla Sbriffa, che corre a prendere il guadino, mentre io cerco di tirarlo a riva con calma. Non sembra un pescione, ma la forza della corrente gli da una grossa mano ad opporsi al recupero. Verso la riva la corrente è più blanda e il pesce è più stanco, così finisce nel guadino senza grossi patemi d'animo. E' una trota iridea che misura 32 centimetri.


Ci guardiamo increduli. Abbiamo preso una trota e siamo già soddisfatti. Le cose stanno andando decisamente al di sopra di ogni nostra aspettativa. Il cappotto era qualcosa che alla vigilia era più che probabile e invece questa trotella ne cancella lo spettro. Ora la strada è tutta in discesa. Ci siamo fatti due risate pensando che avevamo preso la trota "in coabitazione", suddividendoci i compiti di lancio e recupero. L'ora ed il momento di gioia erano propizi per una sosta panino. Al nostro umile banchetto si è aggiunta una gradita ospite:


 La Germanetta in realtà era in zona già da quando avevamo sceso le sponde qualche ora prima. Si è mangiata un bel po' di pezzetti di pane, prima quelli che lanciavamo per terra a qualche metro di distanza, per poi farsi intraprendente e venire a prenderseli direttamente dalle nostre mani. Nel frattempo una famiglia di cinesi aveva sceso la sponda armata di corte cannette e sia il padre che il figlio di una decina d'anni scarsi lanciavano qualcosa che non riuscivamo a distinguere. La Sbriffa li osservava incuriosita.


Le prime ore dopo la "pausa pranzo" non sono state produttive. Abbiamo perso diversa roba sul fondo del fiume e addirittura sono riuscito a incagliare su un altro spezzone di filo nell'acqua, perdendo ancora un altro cucchiaino. Stavamo già meditando di cambiare zona e andarci a piazzare più a monte, sul prato oltre il ponte. Appena la famiglia cinese ha levato le ancore abbiamo colto la palla al balzo e prese le nostre cose e ci siamo rapidamente spostati. Pur essendo a poche decine di metri dal punto precedente, la corrente sembrava abbastanza diversa. Verso la nostra riva c'era acqua non troppo profonda e abbastanza lenta, il centro del fiume sembrava meno irregolare, mentre la forza dell'acqua era massima in prossimità della sponda opposta. Dopo un po' di lanci ho deciso di convertirmi dallo spinning alla pesca a fondo col temolino anch'io, così mi sono preparato la montatura da pesca a feeder, uguale identica a quella che aveva avuto successo in tarda mattinata. Passata qualche decina di minuti ci siamo spostati ancora pochi metri più a monte, nella zona lasciata libera da un pescatore a mosca che nel frattempo era arrivato e si era poi spostato più giù verso il ponte. Ho individuato una zona a centro fiume in cui l'acqua era relativamente più ferma ed ho cercato di lanciare qualche metro più su, per far scarrocciare il terminale  dove volevo. Qualche lancio più tardi arriva improvvisa l'abboccata ed il pesce è in canna. Rendo partecipe la Sbriffa dell'accaduto e in pochi secondi è già pronta col guadino in mano. Nonostante la mia DAM sia un bel palo il pesce si sente, e si sta dando da fare per fuggire, ma come ultimamente mi succede sono tranquillo e non mi metto fretta. Il fatto che il fondo dal lato dove siamo non sia accidentato e non abbia una corrente impetuosa giocano a mio favore. Il pesce arriva in zona guadino e vedendo il colore argentato lo battezzo come un'altra iridea, ma la Sbriffa la pensa diversamente... ed ha ragione lei!
Si tratta invece di un temolo e nemmeno tanto piccolo! Avrei pensato di pescare tutto meno che un temolo. Pensavo più probabile la cattura di un salmerino o una marmorata. Non avevamo mai visto un temolo dal vivo prima di allora. Per vederlo abbiamo dovuto pescarcelo. Al metro fa poco meno di 40 centimetri. Il momento merita di essere immortalato.


La nostra giornata di pesca dopo questa cattura è ancora più incredibile. Siamo euforici, davvero non osavamo sperare in tanto. E non è ancora così tardi da dover smettere di pescare. La luce è scesa e fa più freddo, ma si può stare anche senza giacca. A dire il vero noi siamo costretti a stare senza giacca, perché le abbiamo dimenticate in appartamento quando siamo usciti di casa per andare al supermercato. Forse per la troppa foga di pescare... Se si abbassasse ancora la temperatura la nostra dimenticanza sarebbe fatale e dovremmo mettere giù le canne per evitare di prendere la morte. Sarà passato un quarto d'ora dalla foto ricordo col temolo quando la Sbriffa mi chiama e dalla punta della canna che sussulta capisco che è il mio turno di prendere in mano il guadino. La frizione del mulinello cede filo, ma meglio così piuttosto di rischiare di spaccare lo 0.16 del finale. Un po' alla volta il pesce arriva sempre più vicino e si adagia sul fondo del guadino. E tre!!! E' un'altra trota, praticamente della stessa misura della prima. Pensiamo siano quelle appena seminate o magari seminate l'autunno scorso prima della chiusura della pesca... ma in fondo a noi che cosa ce ne importa se sono seminate o no? L'importante è l'emozione della cattura ed essere contenti... o no?



... ed in una giornata così come possiamo non essere contenti? Abbiamo fatto qualcosa di insperato e abbiamo passato una bella giornata di sole lungo il fiume Adige. Poco male se pochi minuti dopo un venticello freddo ci fa alzare bandiera bianca e riparare in appartamento. Per rimanere con un tema di attualità in questi giorni per noi è andata come prendere una medaglia insperata alle olimpiadi!



lunedì 10 febbraio 2014

Acqua alta...

Domenica 10 febbraio: il grigio e la pioggia sono tornati e si sono portati via la lontana speranza di riuscire a bissare l'uscita del sabato pomeriggio. Che fare? In attesa che passi il mese scarso che ci separa dall'apertura della pesca in zona A abbiamo deciso di fare un sopralluogo in un paio di posti dove vorremmo provare a pescare qualche trota. Per noi pescadoret la pesca in zona A sarà una novità assoluta e quindi è meglio fare una gita esplorativa, quantomeno per avere un'idea di quello che ci può attendere. Per cominciare siamo saliti al lago Morto, nei pressi del Fadalto. Oltre al tempo grigio, abbiamo trovato 6° e una leggera pioggerellina. Al lago Morto c'ero stato una volta sola e un pacco d'anni prima, così tanti da non ricordarmi niente.



Il livello dell'acqua da quello che ho visto mi è sembrato più alto di almeno un paio di metri, tenendo come riferimento gli alberi in acqua e i vari manufatti in cemento sommersi. L'acqua deve aver raggiunto comunque livelli ben più alti, come si può vedere dalle scie di detriti presenti sul prato. L'impressione è stata comunque buona, non ci aspettavamo di vedere l'acqua così limpida. L'unico dubbio sorge pensando ai weekend dei mesi caldi, in cui le rive si popoleranno di persone.
Siamo poi scesi al lago di Negrisiola. Anche qui l'impressione che ci è rimasta è stata buona e speriamo si confermerà nel momento in cui ci andremo a pescare.
Visitati questi due posti che ci tenevamo a vedere ci siamo guardati e abbiamo deciso di non puntare verso casa, ma di andare a fare un giro a Revine, per vedere quanto alta potesse essere l'acqua.




Le foto si commentano da sole, i pontili e le panchine sono sommerse dall'acqua, che a spanne sarà un paio di metri più alta del normale! Peccato che non avevamo con noi gli attrezzi, perché un paio di lanci li avremmo fatti volentieri...

Fango, fango, quanto fango!

In queste ultime settimane non ha fatto altro che piovere, tanto e di continuo. I risultati si sono visti, sottoforma di allagamenti e disastri pesanti, che tv e giornali hanno documentato. Le canne e l'attrezzatura sono rimaste appoggiate in furgone in attesa che il tempo desse un momentino di tregua e l'acqua dei fiumi e canali scendesse a livelli pescabili.
Sabato 8 febbraio le previsioni erano discrete e noi pescadoret siamo rimasti in dubbio se andare alla fiera di Vicenza a sbavare di fronte agli stand pieni di attrezzatura canne e quant'altro oppure avventurarci a gettare i nostri ami da qualche parte, col rischio di trovare condizioni impescabili. Alla fine abbiamo optato per correre questo rischio e ci siamo diretti al canale Grassaga. Era un mese che mancavamo da questo spot e quell'ultima uscita era stata anche generosa. Una volta arrivati sul posto già da lontano si vedeva che le rive del canale non erano in condizioni ottimali, anche se il livello dell'acqua non era alto. Per raggiungere la riva occorrono due tre minuti a piedi e avvicinandoci abbiamo subito capito che da vicino era molto peggio di quello che sembrava da distante. Quanto fango! Dieci centimetri di palta collosa coprivano il prato, da cui ogni tanto spuntava un ciuffo d'erba un po' più alto degli altri. Ben presto gli stivali hanno iniziato a pesare a causa della melma attaccata ed era necessario fare attenzione a non scivolare. Perfino appoggiare la roba per terra diventava un grosso problema e abbiamo dovuto andare in cerca di una zona leggermente più sopraelevata dove i ciuffi d'erba erano a pari merito col fango. Abbiamo allestito le canne e via con la pesca. Oltre alla melma onnipresente c'era anche da far i conti con un bel vento fastidioso, più per la nostra faccia che per la pesca in sé.
Qualcosa abbiamo anche combinato in termini di catture. In tre ore abbiamo fatto otto pesci tra carassi, breme e triotti. La prima cattura, che superava i 30 cm è stata anche la più grossa. Poi da lì in avanti le misure dei pesci sono andate sempre più a calare.




La cattura più "particolare" è stata quella di un povero carassio che si dev'esser preso una morsicata da qualche predatore e che oltre a quella s'è beccato anche il nostro amo in bocca.



Dalla grandezza della lesione ci siamo chiesti come questo sfortunato pesce potesse essere ancora vivo. In queste acque dovrebbero esserci lucci, sandre e da quello che compare sulla scheda fipsas anche siluri. Chissà chi sarà stato a lasciare il segno...