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lunedì 10 marzo 2014

Sul Meolo

Per la mia uscita di pesca infrasettimanale stavolta ho scelto un piccolo fiume di risorgiva. Nel giro di una trentina di km da casa ce ne sono diversi, e per noi pescadoret sono tutti nuovi e da scoprire. Ho optato per passare un pomeriggio sul fiume Meolo nel tratto gestito dalla Fipsas, nel comune di Breda di Piave (TV). Una mezz'oretta di viaggio con andamento tranquillo è bastata ad arrivare nella zona che avevo visto in anteprima su street wiew. Ho parcheggiato il furghino a pochi metri dalla sponda, e oltre il finestrino il fiume si presentava più o meno come me l'aspettavo. Sono sceso e ho percorso la manciata di passi che mi separava dalla riva. Quello che ho visto mi ha fatto capire che i miei progetti di pescare a spinning sarebbero stati messi a dura prova dalla fitta vegetazione subacquea. Almeno tre tipi di erbe ed alghe fluttuavano mosse da una corrente abbastanza veloce. Ho segnato l'uscita a libretto, ho messo la scatola degli artificiali nel gilet, ho preso il guadino ed ho iniziato a risalire il fiume. Non avevo mai pescato in acque di questo tipo, nemmeno in gioventù, ed ho presto realizzato che non sarebbe stato molto facile. In più, come aggravante, ho presto capito che la discreta precisione nei lanci che solitamente mi assiste, era paurosamente latitante. Più di qualche lancio è atterrato vergognosamente sulla sponda e mi è toccato andare a strappare il cucchiaino dall'erba a cui si era tenacemente agganciato. Una mezz'ora più tardi tornavo già sui miei passi, rimuginando sull'idea di convertire la mia pesca a spinning in pesca a fondo. In prossimità del furghino ho visto altri tre pescatori, i quali pescavano tutti a fondo. Il più vicino a me adoperava una corona di pallini e aveva con sé un sacchetto di plastica, che quasi sicuramente conteneva del pescato. Il fatto che non sembrassero dei novellini come me, rendeva evidente il fatto che pescare a fondo sarebbe stato sicuramente più redditizio.  Tuttavia ho deciso che avrei pescato comunque a spinning, ma in un tratto diverso del Meolo, che avevo tenuto come "piano B" mentre progettavo l'uscita davanti al computer. Così ho caricato la canna in furghino, mi sono tolto il pile per il primo e gradito caldo primaverile e mi sono apprestato ad andare verso il mio piano B. Mentre chiudevo lo sportello del vano di carico è arrivato un altro pescatore, che come me aveva programmato di uscire sullo stesso tratto di fiume a spinning. Abbiamo fatto due parole e non gli ho nascosto la mia perplessità sul fatto di riuscire ad avere successo facendo spinning in quella zona e che sarei andato a tentare la fortuna in un altro tratto. In cinque minuti ero parcheggiato dall'altra parte e stavo scaricando nuovamente la Dam Devil stick della Sbriffa. Nel mentre un vecchio pescatore a mosca stava facendo l'operazione inversa, ovvero caricare in macchina l'attrezzatura per tornare a casa. Dopo i saluti di rito e qualche chiacchiera mi ha detto che aveva notato numerose bollate, segno di pesce attivo. Siamo andato assieme nei pressi della riva, ed ho potuto constatare il movimento di cui mi parlava. Bene, buon per me che rimanevo a pescare. Il fiume sembrava essere leggermente più largo ed avere più portata, ferma restando la presenza della vegetazione subacquea, anche se non fittissima.



 Ho iniziato a pescare sulla sponda destra del fiume, ma il bel sole del pomeriggio proiettava la mia ombra nell'acqua, così presto ho cambiato lato. Da principio ho adoperato cucchiaini di media taglia, Mepps del 3 e Martin 9 grammi, ma per non incastrarli inesorabilmente tra le alghe ero costretto ad un recupero troppo veloce ed a canna alzata. Ho insistito per un po' sulla zona dove le bollate erano numerose, ma presto queste sono cessate, segno che sarebbe stato opportuno spostarmi. E così ho fatto. Ho risalito la sponda, provando col piccolo vibrax che aveva avuto tanto successo sul Monticano. Niente trote, ma in compenso potevo permettermi un recupero molto lento e preciso. Con un po' di attenzione potevo seguire il movimento del rotante sott'acqua e fargli dribblare le chiome ed i cespi di alghe. La precisione dei lanci era leggermente migliorata, per fortuna, anche se era ancora un po' lontana dal mio standard abituale. Non avendo ancora esito, ho montato un piccolo rotante Dam da 3 grammi, con una bella paletta rosso brillante. Questo cucchiaino era fruttato la cattura dell'ultima trota della giornata sul Negrisiola. Sono ormai le quattro e mezza del pomeriggio, quando dopo uno dei rarissimi buoni lanci della giornata finalmente la canna s'è inarcata ed una trota è saltata sull'acqua dibattendosi nella fuga. Una breve lotta e l'ho issata sulla sponda. Evviva!



Anche in questo turno infrasettimanale sono riuscito a sporcare il libretto delle catture e ne sono felice. Per via dei numerosi salti in acqua compiuti dalla prima trota della giornata mi sono spostato di una decina di metri e ho ricominciato a pescare. Anche in questa zona sono visibili alcune bollate. Penso che questa attività del pesce in superficie sia dovuta al fatto che ci sono un sacco di moscerini ed insetti che ronzano nell'aria. Tempo dieci minuti ed è arrivata la seconda cattura del giorno, un'altra iridea, leggermente più piccola della precedente:


La giornata sta prendendo proprio una bella piega. Fa caldo, c'è un bel venticello, non c'è nessun altro pescatore all'orizzonte né a monte né a valle e le catture sono arrivate. E ancora più importante le bollate stanno continuando. Manca solo la Sbriffa, purtroppo rinchiusa in ufficio in mezzo a gente stanca ed esaurita. Sono ormai ottimista e sto pensando che far quota sia più che probabile, anche se ormai si sono fatte le cinque. Ora di iniziare a ridiscendere il fiume e mano a mano che le bollate smettono a seguito dei miei lanci, scendere ancora di qualche metro incontro ad altre bollate. Il vento si sta facendo abbastanza forte da modificare la traiettoria dei miei lanci ma non è ancora fastidioso. Presto sono tornato in prossimità della buca da dove avevo cominciato la seconda parte della mia pescata e l'attività dei pesci non è diminuita. Bene, anche perché sospirata quota si sta facendo attendere ed anzi, la terza trota è ancora non pervenuta. Ho montato nuovamente il vibrax e sto continuando a lanciare nella stessa zona, cercando di perfezionare il percorso del rotantino a filo dei banchi di alghe. Alla fine la mia insistenza viene premiata con la cattura della terza iridea del pomeriggio:


All'orizzonte si fa vedere il guardiapesca, ma questa volta, a differenza dell'uscita sul Negrisiola, sono stato previdente ed ho con me anche la carta d'identità. Stavolta però non mi è stata nemmeno chiesta. Vabbè, l'importante è essere in regola con tutto. Gli ultimi lanci della giornata li sto facendo in mezzo a nuvole di moscerini risvegliati dal caldo e dall'umidità che è salita col calare della luce. Sto continuando a sperare di fare quota, ma ormai la schiena comincia ad essere affaticata, troppo per continuare. Così, un po' stanco ma soddisfatto, ho messo fine a questa piacevole giornata di pesca.

martedì 4 marzo 2014

Per oggi ho riempito lo stecco...

E' lunedì mattina. Alle 7 e mezza suona la sveglia. La sera prima ci siamo addormentati come due pere cotte, stanchi per la fortunata ma lunga pesca della domenica di apertura della pesca ai salmonidi. Facciamo colazione e prima che la Sbriffa parta le chiedo il favore di dare un occhio all'acqua del fiume Monticano, che abitualmente attraversa lungo la strada per andare a lavoro. Ho una mezza idea di andare a farci un giro nel pomeriggio, sempre che l'acqua sia almeno decente. Mentre andavamo al Negrisiola la domenica verso mezzogiorno, eravamo passati sopra ad uno dei ponti tra Conegliano e Mareno di Piave e l'acqua era altina e color caffelatte. In poche parole impescabile. Dopo una decina di minuti ricevo un messaggio dalla Sbriffa. Dice che l'acqua non è brutta, ma nemmeno bella. Ne prendo atto e decido che dopo pranzo andrò a fare comunque qualche lancio e anche se l'acqua non è bella, vada come deve andare. Sarà l'apertura della mia stagione di pesca in acque libere, la prima dopo la pausa piscatoria post-adolescenziale. Non so perché, ma il Monticano non mi ispira tanta fiducia, quantomeno a livello di presenza di salmonidi. Non so da dove arrivi questa sensazione, ma ce l'ho. Forse sarà perché quando siamo andati a camminare lungo gli argini ho visto solo tanti cavedani e qualche piccolo barbo.  Ricordo di aver visto una fario a pelo d'acqua nella zona esche artificiali no kill a Conegliano, ma al di là di quella sporadica trota niente altro. Ero così convinto di questa mia idea, che ho cercato di documentarmi sulla pesca al cavedano a spinning, pensando che se avessi preso qualche pesce sarebbe stato quello e nulla più.
A l'una e mezza, dopo aver pranzato con la Sbriffa, la saluto e parto verso il fiume. Il posto dove intendo andare lo abbiamo visto insieme un sabato e quel giorno sembrava davvero invitante. Mentre guido il furghino rifletto sul fatto che fare 10 km scarsi anziché una quarantina per andare a pescare è un lusso da signori. Arrivo sul posto e scopro un po' a sorpresa che ci sono già due macchine. Pensandoci bene ci può stare, dal momento che la domenica con l'acqua marrone non avrà pescato nessuno e molti avranno senz'altro rimandato tutto a lunedì. Faccio due passi e arrivo in cima all'argine e i miei sospetti si rivelano fondati: sul posto che a me pareva il migliore ci sono già due pescatori. L'acqua si presenta meglio di quello che pensavo. Vabbè, andrò più in su, penso. Prendo la Dam Devil Stick della Sbriffa per fare spinning e anche la sua canna feeder se mi venisse quella di pescare a fondo. Prendo la cassettina con gli attrezzi e la scatolina con gli artificiali. Mi infilo la scatola dei vermi in una tasca dei pantaloni della tuta. Non mi va di portare altro, per cui non prendo il guadino né altre cose. "Se ho proprio necessità di prendere qualcosa tanto sono qui vicino" dico a me stesso, sapendo che difficilmente lo farò. Ho i giubbottini da pesca, ma finchè li lascio nell'armadio ci sarà sempre il problema di avere molte cose da portare avendo due mani sole, almeno quando sono a pesca senza la Sbriffa. Decido di pescare sulla riva destra. Lanciare sarà quindi un po' più problematico, ma anche più istruttivo.  Mi allontano lungo l'argine, scelgo un punto in cui scendere e vado verso la riva. Appoggio le cose sul prato, segno l'uscita a libretto scegliendo l'opzione kill, pensando che avrò ben poco da killare. Poi apro la scatolina degli artificiali e per cominciare scelgo un Martin 9 grammi paletta argento e corpo rosso. Inizio a pescare. Lancio verso valle e recupero ad una velocità che reputo adeguata. L'acqua non è limpida, ma è sicuramente pescabile. Dopo una decina di minuti vedo un pesce fare un salto sull'acqua, poco più a monte di dove si trovano gli altri pescatori. Qualcosa in acqua c'è. Mi sposto di una ventina di metri più su. Ricomincio a lanciare. Ad un certo punto il recupero ha un intoppo ed io un sussulto. Niente, era solo un incaglio. Riprendo a pescare, lanciando sempre verso valle. Il mio recupero si intoppa nuovamente, ma stavolta è un pesce! Sono colto di sorpresa, ma inizio a recuperare e a contrastare la fuga del pesce. Guardo in giù per cercare dove si trova il pesce dal momento che non è ancora emerso ed il mio sguardo non può fare a meno di notare che uno dei pescatori arrivati prima di me ha preso a sua volta qualcosa. Mentre il suo si dibatte saltando sull'acqua il mio non si fa vedere, fino a quando finalmente mette fuori la schiena e con un paio di scodate si libera del cucchiaino, lasciandomi inebetito. E' un dejà vu, al canale Ramo a novembre mi era successa la stessa cosa. Ho fatto solo a tempo a vedere che era una trota, probabilmente fario. Ho fatto in tempo anche a vedere che il pescatore più a valle è stato più abile di me, riuscendo a portare a riva la propria preda. Che amarezza, sono convinto di aver perso l'occasione del giorno, probabilmente l'unica. Il pesce però c'è e devo ammettere che avevo un'idea sbagliata del Monticano. Vista la perdita della trota decido di cambiare artificiale e monto un grosso Martin da 15 grammi, paletta argento e corpo color vespa. Dopo alcuni lanci succede l'impensabile. Sarà durato 10 secondi, ma mi sembrava che tutto andasse al rallentatore. Mancano cinque metri al recupero del cucchiaino e sono ormai sottoriva, quando vedo una trota inseguirlo. Rallento la velocità di recupero e la trota con due pinnate si avventa di cattiveria sul martin. Tempo cinque giri di mulinello e la trota è sull'erba della riva. Pazzesco. Non mi ricordo di aver mai assistito ad un attacco di un pesce in diretta. La trota è lunga 32 centimetri, è una fario e la pinna dorsale brutta e un po' rattrappita mi fa pensare che sia di semina, ma poco importa, ho scappottato sul Monticano e non ci credo nemmeno io.
Erano vent'anni che non annotavo una cattura su un libretto di pesca. Improvvisamente mi rendo conto che non ho un sacchetto in cui mettere il pesce. Ne avevo uno nella tasca di un pile, che però ho messo in lavatrice e in quello pulito che indosso ho solo fazzoletti di carta e nient'altro. In qualche modo farò, una trota non è un problema. Mi sposto un'altra ventina di metri più in su. Sull'altra riva intanto scendono un paio di ragazzetti armati di canne da pesca, che hanno più l'aria di volersi fumare qualche sigarettina lontano da occhi indiscreti che quella di far sul serio. Io invece perdo il martin incagliando malamente. Rimetto il martin rosso con cui avevo cominciato. Dopo alcuni lanci quasi si ripete la scena di prima: vedo la trota seguire il cucchiaino, rallento più che posso, ma questa al contrario della precedente desiste dall'attacco. Rifletto un attimo e prendo una decisione: tolgo il martin e lo cambio con un piccolo vibrax dell'uno, che emetterà più vibrazioni e che potrò permettermi di recuperare ancora più lentamente. Lancio nella zona del mancato attacco e mi sforzo di recuperare molto lentamente, anche più di quanto mi sembra corretto. Osservo il comportamento del piccolo vibrax negli ultimi metri di recupero per tararmi al meglio lancio dopo lancio. Mentre recupero un lancio trasversale arriva una gran botta. Il pesce è in canna e non è piccolo. Tira verso riva e quando cerco di portarlo verso di me salta e si dibatte in modo forsennato. Mi rendo conto che senza guadino non ce la farò mai a tirarlo a riva. Tirandolo su di peso rischio di fare una porcata e spaccare il filo, lasciando il pesce col vibrax in bocca, proprio come il giorno prima al Negrisiola. Devo arrangiarmi con quello che ho, quindi con le mani. Scendo lungo una stretta scarpatina, che mi permette di arrivare a pelo d'acqua...


A vederla in foto la scarpata sembra perfino più brutta di quello che in realtà è, ma la verità è che non ho scelta. Devo scendere e cercare di stancare la trota e portarla verso di me per prenderla con la mano libera dalla canna. Non l'ho mai fatto prima d'ora e sarebbe il caso che non sbagliassi la manovra, visto che iniziando ad esser stanca e stando più ferma si mostra per quello che è: un vero mostro, perlomeno per i miei standard di pescadoret. E' sicuramente la più grossa che abbia mai preso, su questo non ci sono dubbi. Mentre i due ragazzetti sigarettanti mi osservano dall'altra parte del fiume (e chissà che cosa penseranno) io ormai son riuscito a portarla verso di me. Da vicino mi sembra ancora più enorme. Ho lasciato molto filo fuori dalla canna per cercare di minimizzare le possibilità di rottura nel caso la trota si dibattesse. Questo accorgimento però non mi facilita nell'operazione di salpaggio. Provo ad afferrarla ma mentre mi avvicino con la mano la fariona da uno sgorlone che mi fa tremare e mi annaffia i pantaloni d'acqua. Spero che non si stacchi, se succedesse andrei diretto in furghino per prendere il guadino e darmelo in testa fino a spaccarlo. Al secondo tentativo la riesco a prendere e la porto a riva. Accidenti, quanto è grossa. Ha una livrea bellissima, minimale. Non vuole saperne di farsi fotografare, ma alla fine sta ferma un momento:



Misura 49 centimetri, 10 in più di quella che ho pescato al lago di Zoccolo a ottobre 2013. Mando un mms alla Sbriffa, per renderla partecipe che l'impensabile a volte succede. E' davvero un peccato che non ci sia anche lei.
Segno la cattura sul libretto e riprendo a pescare. Ad un certo punto vedo una schiena brunastra sott'acqua, leggermente a monte della famosa scarpatina. Decido di provare a lanciare trasversalmente verso quella zona, cercando di fare una passata sfruttando la corrente. Tempo qualche lancio e la canna si inarca nuovamente. A scanso di equivoci ridiscendo la scarpatina, mentre assecondo la fuga del pesce. Anche questa trota non è piccola ed è decisa a non concedersi facilmente.
Dopo averla stancata la avvicino a riva. Non ci credo, è grossa quanto l'altra e la bocca ha perfino un accenno di "becco", come le grosse trote nelle foto di siti e riviste. La manovra di salpaggio manuale mi riesce ancora una volta e risalgo velocemente la scarpata per slamarla. Non ci credo, non ci credo, non ci credo...



E' un altro bel mostro di 47 centimetri, bellissimo. Il giorno prima mi ero un po' dispiaciuto del fatto che non eravamo riusciti a prendere una fario ma solo iridee. Bene, eccomi accontentato! Aggiorno la Sbriffa sull'esito del pomeriggio di pesca, che sta assumendo contorni sempre più irreali. Sono passate le quattro di pomeriggio, mentre rifaccio il nodo all'artificiale, giusto per precauzione, arriva un pescatore. Avrà circa la mia età e come spesso succede non è italiano. In questi mesi ho constatato che sulla riva di fiumi e canali sembra di stare all'estero e i pochi locali che si vedono hanno quasi tutti una certa età. Facciamo due parole. Anche lui pesca a spinning e ha quasi fatto quota. Va più a monte di dove mi trovo, mentre io resto in prossimità della scarpatina. Il piccolo vibrax colpisce ancora, e dall'altra parte c'è una trota nervosetta. Scendo di nuovo a riva, solo che questa volta la manovra di salpaggio manuale non mi riesce e la trota si slama, rimane ferma un attimo in tre dita d'acqua e poi parte a razzo verso la corrente. Non sono nemmeno dispiaciuto. Anzi, sono contento così, la giornata è andata talmente oltre le aspettative che decido di scendere verso il furghino un po' alla volta, intervallando il trasferimento con alcuni lanci. Ritorno a lanciare nelle stesse zone in cui mi trovavo all'inizio, solo che il piccolo vibrax mi consente un recupero lentissimo, che porta i suoi frutti. Prima ho un netto attacco ma ferro a vuoto. Poi vedo un pesce sicuramente sottomisura rincorrere il vibrax, ma do una accelerata per evitare una spiacevole cattura. Poi arriva un altro attacco, questa volta buono, e recupero un'altra trota over 30:


Manca un pesce alla quota, per cui proseguo l'avvicinamento al furghino. Ritorno nella zona da cui ero partito. Nel giro di qualche lancio arriva un'altra mangiata. E' un'altra fario, sempre sui 35 centimetri:



La mia giornata di pesca si conclude così, avendo raggiunto la quota. Sono le cinque di pomeriggio. Ora ho un problema. Non ho un sacchetto, né nient'altro con cui trasportare le catture. Di solito lungo fiumi e canali c 'è ogni genere d'immondizia e materiale, e stavolta non fa eccezione, ma non c'è niente che mi possa essere d'aiuto. Mi vengono in mente vecchie foto di pescatori che reggono in mano dei bastoni a forcella su cui sono attaccati i pesci catturati. Forse può essere la mia unica soluzione. Recupero un grosso stecco con tre forcelle. Era rimasto impigliato ad un albero con le piene delle scorse settimane. Attacco le trote per la bocca sulle forcelle dello stecco, riempiendolo completamente e mi incammino verso il furghino. Lì sicuramente troverò una borsa, ne sono certo. Trovo una borsa, carico tutto, poi risalgo sull'argine. Sul posto che reputavo buono sono andati via tutti. Credo che visti i risultati forse il posto buono l'ho trovato io. Se non era il posto buono è stata sicuramente la mia giornata fortunata. E pensare che il Monticano non mi ispirava nessuna fiducia. E' come quando vedi una persona e di primo acchito ti pare sia peggio della feccia, mentre poi conoscendola si rivela piacevolissima. Prima di andarmene aiuto il ragazzo con cui avevo parlato a spingere la macchina che era rimasta senza batteria. Se ne va salutandomi con un colpo di clacson. Monto in furghino e guido verso casa stordito da questo pomeriggio di emozioni. Quando a casa la Sbriffa mi chiederà com'è andata le risponderò: "Per oggi ho riempito lo stecco..."

Apertura pesca alla trota al lago di Negrisiola

Domenica 2 marzo. Dopo un inverno piuttosto prodigo di catture nei canali della bassa, per noi pescadoret della domenica si affacciano nuove possibilità e territori in cui andare a posare le canne. Apre infatti la stagione della pesca ai salmonidi anche qui in Veneto! Per questo evento non ci siamo fatti cogliere impreparati: abbiamo fatto il libretto catture per la zona A e anche il tesserino catture Fipsas, giusto per non farci mancare niente. Tuttavia le previsioni meteo per il weekend dell'apertura non sono per niente buone. Sabato pioggia costante e anche domenica mattina, primo giorno di apertura, è prevista pioggia leggera, con lieve tendenza al miglioramento per il pomeriggio. Le previsioni purtroppo sono pienamente rispettate e domenica mattina quando ci alziamo il cielo è grigio e piove. Che fare? Aspettiamo qualche ora e alla fine decidiamo di partire. Andiamo, nonostante il grigiore incombente e qualche goccia d'acqua che ancora insiste, nonostante siamo consci che è probabile che ci siano molti pescatori "trotisti" infoiati dopo mesi di pausa ad affollare corsi d'acqua e laghi, nonostante la nostra esperienza scarsa ed i dubbi, insomma, nonostante tutto si mette in moto e si va. La meta prescelta è il lago di Negrisiola in comune di Vittorio Veneto. La scelta è motivata dal fatto che nonostante le piogge quel tipo di acqua non si sporca, come avevamo visto in una visita "ispettiva" a febbraio. In autostrada qualche gocciolina sporca il vetro del furghino, ma da dietro le prealpi sembra venire una luce più chiara. Speriamo migliori, ma anche se così non fosse ormai siamo in ballo e comunque balleremo. Prendiamo la stradina che porta verso l'acqua e come da copione ci sono almeno altre 5 auto in sosta, anche se la riva in prossimità del parcheggio al momento è libera. La Sbriffa decide di pescare a fondo col temolino, io opto per fare spinning. Mentre pigliamo su l'attrezzatura e iniziamo a montare le canne arriva un altra macchina e parcheggia di fianco a noi. Gli occupanti scendono già vestiti e pronti a pescare. La Sbriffa ed io ci scambiamo un'occhiata e un paio di parole. Do al volo una canna a spinning già armata di cucchiaino alla Sbriffa, che va veloce ad occupare la sponda. Avendo letto e sentito di baruffe e litigi tra pescatori per un posto di pesca, a scanso di equivoci esercitiamo il nostro diritto di precedenza e mettiamo le cose in chiaro. Dopotutto siamo invasati anche noi e siamo anche reduci da un cappotto - il primo dell'anno - in Grassaga, per cui siamo motivati ed abbiamo fame di catture. Acquisito il posto possiamo montare con calma la canna per la pesca a fondo. L'acqua è bella, corre ed è increspata da un vento freddo e fastidioso.


Prepariamo la canna col temolino, la Sbriffa infila un bel verme sull'amo e inizia a pescare. Io insisto con lo spinning, ma senza esito. Ogni tanto raccolgo qualche alga dal fondo, ma sono incagli innocui. Intanto sono arrivate altre macchine con a bordo altrettanti pescatori, che si distribuiscono lungo le rive e iniziano a pescare. Tutti montano temolino e larve tranne uno, che pesca a spinning come me, ma con una canna e mulinello da casting. E' un po' distante per poter distinguere con certezza che esca stia usando, ma apparentemente  dovrebbe trattarsi di un'esca siliconica.
Il tempo passa e mentre noi rimaniamo stanziali sulla nostra posta il resto dei pescatori si muove lungo le rive. Siamo tutti accomunati da una cosa però: il libretto catture è ancora in bianco. Sembra impossibile che in un'acqua così bella non si riesca a prendere niente, soprattutto in considerazione del fatto che hanno seminato prima dell'apertura.
I due pescatori che avevano parcheggiato in fianco a noi richiudono le canne e gliela danno su. Altri si spostano ancora, qualcuno sfacciatamente anche davanti a noi sulla riva opposta, ma continua ad essere zero per tutti. Presto siamo di nuovo da soli. Provo a variare rotante, gli aggancio un falcetto bianco in silicone e lancio un po' ovunque, ma il risultato non cambia. Provo ad analizzare le cause del momentaneo cappotto, ma non so che cosa pensare. Che sia l'acqua fredda, il vento, la pioggia? Boh...
...poi arriva un signore, un classico pescatore di lungo corso. Ci saluta. Facciamo due parole e spieghiamo che in questo tratto d'acqua né noi né altri hanno visto una pinna. Il signore dice che il pesce a causa del freddo s'è spostato in un'altra zona e ci consiglia di andare in quel punto, più a valle. "Larva e zuccherino e ogni lancio è una trota" dice testualmente.
Ascoltiamo il generoso consiglio e ci incamminiamo. Non abbiamo né larve né zuccherini, ma un bel verme di terra non farà mica schifo, no? Il posto sembrava vicino ed invece occorre camminare un po' per arrivare. In fondo scorgiamo un pescatore e decidiamo di avvicinarci ma non troppo per non disturbarlo. In questa zona tra noi e l'acqua si frappone una rete di un metro e mezzo, rendendo la pesca faticosa e più difficile. Scavalcarla sarebbe folle, il rischio di cadere in acqua con la corrente che c'è sarebbe mortale. Dopo alcuni lanci il pescatore giù in fondo sembra far su la canna per andarsene, così riprendiamo tutte le nostre cose e iniziamo a camminare verso di lui. Ci salutiamo e anche lui conferma quanto detto dal vecchio pescatore. E' così gentile da dare una manciata di zuccherini alla Sbriffa e rimane lì con noi fino al momento della nostra prima cattura, che non tarda ad arrivare. Sia la Sbriffa con verme e zuccherino a fondo, che io con un Martin incanniamo la prima iridea a testa. Il problema più grosso non è il combattimento ma il guadinarle, a causa della rete alta. Con qualche smadonnamento ce la facciamo.  Finalmente sporchiamo il libretto catture! Il simpatico e gentile pescatore ci lascia soli e ci salutiamo. Ci raggiunge un vecchietto, che si sistema ancora più a valle di noi.
Abbiamo la "sfortuna" di allamare una trota contemporaneamente e considerato il problema della rete questo è un potenziale guaio. Il guaio diventa reale perché mentre cerco di tirar su di peso la trota oltre la rete per poi soccorrere la Sbriffa (che non può fare lo stesso o rischierebbe di rompere il cimino), questa con una scodata rompe il filo e finisce in acqua col ferro in bocca. Mi viene una vampata di nervoso. Non mi piace per niente l'idea di un pesce con un cucchiaino piantato in bocca, ma ormai la frittata è fatta e lascio la canna per guadinare la trota della Sbriffa.
Sul risultato di tre pesci a testa riceviamo la visita di due guardiapesca, che controllano i permessi. Gli mostriamo il tesserino catture, la licenza e a richiesta anche le tessera Fipsas. Non so a che gli serva vederla, dal momento che senza di quella non avremmo ottenuto il libretto catture, ma pazienza. Ci chiedono anche un documento d'identità. Quelli però sono rimasti in furghino. Il più anziano dei due guardiapesca parte con un "Eh ma ragazzi bisogna averli dietro i documenti!" con tono un po' infastidente da paternale. Lo stoppo subito rispondendo seccato "Non c'è nessun problema, vado a prenderli in furgone." Mi incammino verso i documenti chiusi nel retro del furghino, bestemmiando mentalmente più e più volte. Chi è così scemo da andare a pesca all'apertura senza le carte in regola, che multe pensano di fare - riflettevo dentro di me - mentre camminavo lungo la riva. La distanza era tale che al mio ritorno con i documenti in mano la rabbia mi era sbollita. Sistemata la faccenda burocratica abbiamo ripreso a pescare. O meglio, la Sbriffa ha ripreso a pescare. Io ho preferito mettermi in pausa, per evitare un'altra abboccata doppia ed i conseguenti rischi.



L'ultimo pesce per far quota però stenta ad arrivare. Visto il momento di stasi riprendo in mano la mia solita Dam, ci metto un piccolo cucchiainetto da tre grammi e ricomincio a pescare. Poco dopo allamo la quarta ed ultima trota:


La mia pescata è finita. La Sbriffa si fa ingolosire dalla canna a spinning e molla quella a fondo, che tra l'altro ha il terminale rovinato da un garbuglio. E i risultati arrivano:

 
 
Così, con una doppia quota che all'inizio sembrava un miraggio, si conclude la nostra apertura della pesca alla trota.
Missione compiuta!